Capitolo 41 - Ordini dall'alto

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Elle, Nogales (Messico), Giugno 2022.

Nostra madre aveva appena terminato di raccontarci la sua storia e, da lì a quei pochi minuti che erano trascorsi, lei non aveva mai smesso di piangere e noi, dal canto nostro, non avevamo osato proferire parola.

Eravamo rimasti tutti indistintamente muti davanti a quella verità sconcertante che aveva pronunciato.

Non era stato sapere che aveva ucciso un uomo ad avermi sconvolta, quanto il venire a conoscenza della mia vera identità.

Avevo vissuto a New York per sedici anni della mia vita e nel corso della mia adolescenza avevo fatto i conti diverse volte con quelle persone tanto temute nel nostro ambiente.

Mi sembrava incredibile che io avessi disprezzato da sempre l'essere una Harbour-Fitzgerald, quando in realtà non ero nient'altro che parte integrante di una delle peggiori famiglie che potessero esistere nel territorio statunitense.

Solo io in quella stanza sapevo realmente cosa volesse dire essere la nipote diretta di Hannah Weiss, un nome che i genitori usavano a New York per spaventare i loro figli.

Non esistevano mostri sotto i letti nella nostra città, ma soltanto la regina del crimine disposta a passare persino sui cadaveri dei propri familiari pur di guadagnare un quarto di dollaro.

Proprio mentre riflettevo su tutte le occasioni che mi avevano vista relazionarmi ai Weiss nel corso degli anni, un dettaglio mi balenò alla mente.

Sin da subito fui sicura di conoscere un particolare che a chiunque altro sarebbe sfuggito. Eppure, decisi egualmente di tacere, per poter condividere ciò che avevo appena realizzato, quando le circostanze lo avessero reso possibile, soltanto con i miei fratelli e non con nostra madre. 

«Non è colpa tua» Mike squarciò il silenzio in cui il suo racconto ci aveva imprigionati.

«Cosa Mike? Cosa non è colpa mia? La morte di vostro padre, quella di quell'uomo o le sofferenze che avete dovuto patire negli ultimi sedici anni?» si asciugò le lacrime, senza risultati, poiché esse continuarono a sgorgarle sul volto arrossato dal pianto.

«Ogni cosa, mamma» fu Lisa a risponderle al posto di nostro fratello «io non posso dirmi felice di appartenere, almeno da un punto di vista biologico, a quella famiglia... ma, al contrario, non posso certo rinnegare la mia appartenenza e la mia totale fiducia nei confronti tuoi e di papà».

«Lisa ha ragione. Mi sento colpevole, perché probabilmente se non ci fossi stato io tutto sarebbe andato diversamente, ma, visto che non posso tornare indietro nel tempo e impedire la mia nascita, ci tengo che tu sappia che io ricordo ogni giorno che abbiamo passato insieme e so perfettamente chi siete tu e papà. Perciò non sarà uno spacciatore morto per legittima difesa, né qualche piccolo errore commesso tanti anni fa, a farmi dubitare dell'amore che provo per voi due» Tony strinse la mano di Isa che era rimasta accanto a lui per tutto il tempo «io farei di tutto per la mia famiglia, esattamente come hai fatto tu».

«Per me l'unica cosa che conta è che siamo tutti insieme... del resto non mi importa. Noi siamo Robertson, siamo figli di Robert e Grace o di El e Bob, ma non saremo mai dei Weiss e non saremo mai i nipoti che Hannah avrebbe cresciuto. Come puoi aver avuto così tanta paura di raccontarci la verità? Non devi nascondere niente di quello che è stato, perché tutto quello che hai fatto, mamma, ci ha permesso di essere quelli che siamo. Tu ci hai dato la possibilità di scegliere chi diventare e di non avere un destino scritto da un cognome» anche Lena decise di esprimersi a favore di nostra madre.

Eravamo piuttosto spaventati da quello che avevamo scoperto, ma nulla ci avrebbe mai portati a rinnegare quello che eravamo.

«Papà è fuggito dalle sue origini, lasciando indietro privilegi, ricchezza e la sua identità... non avete fatto altro che darci una possibilità che altrimenti non avremmo avuto. Tony ha avuto una vita difficile, ma si è preso le responsabilità delle sue azioni e ha pagato per i suoi errori. Ama la sua famiglia e sacrificherebbe se stesso pur di assicurarsi che suo figlio viva una vita degna di essere vissuta. Mike non è solo un bravo giocatore di basket, sogna di diventare un assistente sociale per dare ai bambini meno fortunati la speranza di crescere tra le mura di una casa almeno la metà accogliente di com'è stata quella che lo ha accolto negli ultimi sedici anni. Lisa è un fenomeno della pallavolo e, malgrado finga di essere una dura, è in realtà la persona più buona e altruista del mondo. Se lei ti ama non c'è niente che non farebbe per te. Persino vendere un anello che significa tutto pur di contribuire un minimo a salvarti la vita. Lena non c'è neppure bisogno che io te la presenti, perché se passi anche soltanto dieci minuti in sua compagnia ti rendi conto di quanto sia un angelo sceso in terra. L'ho sentita piangere tante volte in queste notti passate insieme, eppure, il riposo sembrava cancellare ogni suo malessere, quando la mattina seguente si prendeva cura di noi come se non le importasse della sua felicità se essa non combaciasse con la nostra. Ed io, mamma, io ci sto provando a essere degna della nostra famiglia. Perché mio malgrado ho vissuto da Robertson un tempo così breve che non credevo che ne avrei trovato tracce nella mia memoria, e invece, con il passare delle settimane, mi sono riscoperta plasmata nel mio io più intimo dal mio passato. Mi impegnerò a essere chi avreste voluto, inseguirò i miei sogni e farò sì che il vostro sacrificio sia valso a qualcosa» mi morsi la lingua pur di non piangere. Quel salotto si era già riempito di troppe lacrime, non avrebbe avuto senso aggiungervi anche le mie «quello che voglio dirti è che non mi importa di avere sangue Weiss nelle vene, perché sono stata vicino a quelle persone un milione di volte e mai, mai in tutta la mia esistenza, ho sentito che loro potessero essere una parte di me come invece sta accedendo in questo momento. Voi siete tutto ciò che sono e ciò che vale la pena essere. Il resto è soltanto una storia triste che seppellirò prima di quanto immaginiate».

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