Capitolo 34 - Apollo e Lucifero

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Ci infilammo in auto mantenendo il più assoluto silenzio.

Lot ci domandò più volte cosa fosse accaduto tra noi per rendere i nostri comportamenti così atipici rispetto alla settimana precedente.

Fingemmo ancora una volta di non udire i suoi interrogativi, pur di evitare di ricordare ciò che era avvenuto tra noi e con nostro fratello.

Provai a spostare la conversazione su di lei e su ciò che l'aveva portata a tornare negli Stati Uniti con la coda fra le gambe, ma, anche Lot, proprio com'eravamo stati io e Chris, fu di poche parole. Non volle entrare nei dettagli ma, da quello che riuscii a capire leggendo tra le righe dei suoi silenzi e dei suoi singhiozzi, quello che era stato il suo fidanzato a distanza per qualche mese non si era rivelato l'uomo che lei credeva essere. L'aveva maltrattata e vessata al punto da farle prendere la decisione di fuggire a gambe levate. 

Probabilmente, nessuno dei due aveva mai creduto in quella relazione, continuando a dirsi che un giorno l'avrebbero coronata con un avvicinamento da parte dell'uno o dell'altro, senza volerlo per davvero. Lei era partita alla volta del Canada senza dirglielo e senza che lui potesse ritirare un invito che forse era stato avanzato in un momento di debolezza. Perciò, quando lui se l'era ritrovata alla porta, aveva vissuto quel suo arrivo come uno sconfinamento nella propria vita. La mancanza di libertà aveva poi acuito i suoi modi non proprio gentili, portando Lot a perdere le staffe ancor prima di poter dire di averlo realmente conosciuto. 

Le era costato tanto farmi quella chiamata, e forse, in qualche modo, era anche triste che lei si fosse dovuta rivolgere a delle persone che conosceva da così poco tempo piuttosto che a quelle che avevano fatto parte da sempre della sua vita. Anche se poi, riflettendoci, immaginai che fossimo gli unici con i quali lei potesse sentirsi al sicuro da giudizi indiscreti, a eccezione di Mike ovviamente. Lui probabilmente la stava attendendo fuori dal portico con le braccia incrociate e il volto di chi potesse urlare a gran voce "te l'avevo detto".

Quando giungemmo a destinazione, contrariamente a quanto pronosticato, lui non era in casa.

Tony ci informò del suo improvviso desiderio di passare tutta la mattinata ad allenarsi.

Lot fuggì vigliaccamente al piano inferiore, là dove Chris era stato relegato per punizione, per riposare.

Tony di lì a poco partì alla volta dell'aeroporto, per recuperare prima la sua famiglia e poi le gemelle che nel tardo pomeriggio sarebbero state di ritorno dall'Oregon dove il loro fratellino era ricoverato.

Io, pur di non ritrovarmi di nuovo impelagata in qualche conversazione complessa con Chris, optai per una lunga passeggiata.

Nel tragitto, a cui ovviamente non feci minimamente caso, cominciai a pensare razionalmente a quello che era accaduto tra me e il più giovane degli Eliot.

Alla luce di quello che aveva provato a dirmi nelle nostre ultime conversazioni doveva essersi pentito. Mi sembrava fosse pronto a tornare sui suoi passi e a dare a noi due una vera possibilità. Soprattutto, ora che Mike era a conoscenza del nostro rapporto complesso e che il velo trasparente che ci celava al mondo intero era caduto, non poteva più esserci nulla che si frapponesse alla nostra volontà. A quel desiderio bruciante di viverci che ognuno di noi sentiva ardere nelle vene. Dal canto mio, dovevo soltanto avere il coraggio di perdonare il modo in cui mi aveva fatta sentire generando in me quella sensazione di essere destinata a una vita infelice come quella dei miei genitori. In fondo, si era ravveduto in fretta e sembrava proprio inspiegabilmente pronto a mettere me al primo posto, detronizzando Mike dal suo primato.

Mi pentii di aver dato un significato così profondo alle parole che aveva pronunciato quel giorno, che ormai a causa della mancanza prolungata delle sue braccia mi sembrava così distante nel tempo malgrado in realtà fosse così vicino. Forse se gli avessi dato modo di spiegarsi all'istante avrei sofferto molto di meno, riuscendo ad affrontare le novità sulla sparizione dei nostri genitori biologici e il naufragio indiscusso del mio rapporto con mia madre in modo da restare indenne da cicatrici profonde.

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