Capitolo 26 - Un centimetro più vicini

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Un misto tra jingle pubblicitari, voci interrotte e canzoncine smielate, mi costrinse, dopo pochi minuti trascorsi a mugugnare, a sbarrare gli occhi.

Lena era china accanto a me, mentre scrollava la sezione dei suoi per te di Tik Tok con una velocità che avrebbe potuto senz'altro ottenere, se presentata a una competizione, un Guinness World Record.

«Ma sei sempre così rumorosa la mattina? E io che pensavo che il problema fosse l'altra nostra sorella...» alzai la voce, da una parte con l'intento di rimproverarla, dall'altra con la speranza che Lisa fosse della mia stessa idea e che insieme riuscissimo a convincerla a essere meno chiassosa.

Tutto ciò che ottenni dalla diretta interessata fu un sorrisetto colpevole, mentre dall'altra niente di più del nulla.

La gemella della casinista continuava a dormire indisturbata, malgrado i ventimila decibel provenienti dal cellulare dell'altra.

Doveva essere abitudine la sua o cieca sopportazione... 

In ogni caso ciò che stavo comprendendo in quegli ultimi giorni di convivenza forzata era che non mi sarei mai potuta abituare a dividere i miei spazi con nessun'altra persona all'infuori di me stessa. Perciò, vista ormai l'impossibilità di riaddormentarmi, considerando anche la sveglia ormai così vicina, decisi di uscire per fumare una sigaretta e per sgranchirmi le gambe.

Mi ritrovai a pochi metri dalla nostra tenda tutti e tre gli uomini che ci accompagnavano già vestiti e pronti per ripartire.

Socchiusi gli occhi, ancora incollati, e scossi il capo come a voler impedire loro di proferire parola.

Mi avventai sul caffè che teneva stretto tra le mani Mike, rubandoglielo senza ritegno, mentre mi servii dal pacchetto di sigarette di Tony senza neppure chiedere.

Notai solo in quel frangente che Chris fosse chino su un libro, talmente tanto concentrato su ciò che stava leggendo da non essersi nemmeno accorto del mio arrivo.

«Buongiorno raggio di sole» il primogenito dei Robertson mi prese in giro, costringendomi a distogliere lo sguardo dal più giovane degli Eliot.

«Ok che sono sedici anni che state aspettando questo momento... ma non vi sembra esagerato?» allusi all'orario. Era praticamente ancora l'alba e loro sembravano già freschi come delle rose.

«Dobbiamo passare in una stazione di servizio con docce a pagamento... non mi sembra il caso di cercare i nostri genitori sotto il sole californiano senza prima lavarci» Mike rubò l'American Spirit direttamente dalla mia bocca. Fece tre tiri veloci, sempre guardando suo fratello, con la paura che potesse sgridarlo, e poi me la ripassò.

Chris si alzò, sempre senza darci importanza, e si spostò con il suo libro stretto tra le mani nel pick-up.

«Ma che gli prende?» domandai confusa.

«Fa sempre così quando è in ansia... deve essersi ricordato di avere a breve i test di ammissione a legge» scrollò le spalle.

«Perché non va via? Non è necessario che resti con noi» pronunciai quelle parole veramente convinta, sebbene, nel profondo, io avessi sempre continuato a sperare il contrario. Andato via Chris, con lui sarebbe andata via anche una parte di me stessa. Una versione di Elle che avevo imparato a conoscere soltanto grazie a lui e che soltanto con lui sarebbe continuata a venir fuori.

«Mi sta attaccato al culo da sedici anni e anche se la maggior parte delle volte fingo di rammaricarmene, a dire la verità, senza di lui non saprei andare avanti... So che magari a voi potrà sembrare un po' insensato, e che a volte vi chiederete il perché dobbiate essere costretti a dividere eventi così personali con quello che per voi essenzialmente è uno sconosciuto, ma se volete bene a me, dovete volerne a lui, è fondamentale per me che resti. Non saprei spiegarne le ragioni, ma, sin dal momento in cui l'ho conosciuto, ho capito che non avrei mai più potuto fare a meno di lui. Poi, in realtà, pur volendo, non credo che Chris abbia la minima voglia di tornare in Ohio, considerando che suo padre si è stabilito a Beverly per chissà quanto tempo con la sua nuova famigliola felice».

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