Capitolo 35 - Clara

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Ci addormentammo molto tempo dopo, sazi e appagati.

Non so per quanto ci perdemmo entrambi nei nostri sogni felici, ma quel che è certo è che ci svegliammo contemporaneamente, quando un rumore forte, appartenente a qualcosa che era appena caduto sul pavimento, ci fece sobbalzare.

Cercai il cellulare di Chris, abbandonato per terra al lato del letto, per controllare che ore fossero. Inizialmente, infatti, avrei dovuto lasciare quella camera all'alba per non dare nell'occhio, ma presi com'eravamo stati dagli eventi, entrambi ci eravamo completamente dimenticati di fare caso al tempo trascorso. 

Difatti, mi resi conto immediatamente di quanto avessimo tardato rispetto alla tabella di marcia prevista per la partenza. Erano già le undici del mattino, eppure nessuno si era addentrato nel sottosuolo per venirci a chiamare. Magari una speranza di non essere beccati c'era ancora. 

Che tutti i membri della famiglia fossero ancora intenti a riposare a letto senza essersi accorti della mia misteriosa sparizione dal divano? Beh, qualcuno sveglio doveva esserci a giudicare dal tonfo che avevamo appena udito.

Io e Chris decidemmo di uscire dal seminterrato insieme, mano nella mano, perché, visto che il caso aveva voluto farci restare insieme così a lungo, era giusto che noi non cercassimo di camuffare quella situazione. Avremmo accettato tutto quello che avremmo trovato al di fuori della porta.

L'aprii lentamente, affacciandomi quel tanto che bastava per poter scorgere chi fosse presente nel salotto-cucina. Riconobbi le sagome di tutti i miei fratelli e anche quelle di Lot, Isa e Mickey. Praticamente all'appello mancavamo soltanto noi due. Tutti e sette erano intenti a consumare la colazione, immersi in un silenzio assordante, sebbene una voce buffa da cartone animato provenisse dal cellulare che mio nipote stringeva tra le mani.

La porta cigolò aprendosi.

Ognuno dei presenti volse il capo verso di noi.

Non riuscii a registrare tutti i loro sguardi.

Mike si alzò in piedi alla velocità della luce, abbandonando la stanza senza dare spiegazioni.

Strinsi più forte la mano di Chris.

Sapevamo entrambi che saremmo riusciti a risolvere ogni problema, ma eravamo anche consapevoli che ci sarebbe voluto molto tempo perché lui fosse anche soltanto disposto a comprenderci e, soprattutto, che potesse anche lontanamente fidarsi nuovamente di noi.

«Ragazze» la voce di Tony spezzò il silenzio, distese la mano destra precedentemente chiusa a pugno a metà tra Lisa e Lena che gli sedevano di fronte.

«Ma l'hai mai persa una scommessa?» la più grande delle gemelle protestò, estraendo dalla tasca dei suoi jeans una banconota spiegazzata da dieci dollari.

«Mai» sorrise fiero.

«Sei consapevole che tra qualche ora sarai costretto a restituirci questi soldi?» Lena alzò gli occhi al cielo, adagiando sul suo palmo due banconote da cinque dollari.

«Non importa... è soltanto il sapore dolce della vittoria a piacermi» ironizzò, lanciando un bacio in direzione mia e di Chris.

«Se i belli addormentati hanno finito di riposare... sarebbe ora di decidere come muoverci» mi fece segno di accomodarmi sulla seduta che precedentemente era occupata da Mike.

Mi avvicinai, fingendo che non ci fosse nulla di strano a vedermi improvvisamente vicina a Chris come non era mai avvenuto alla luce del sole prima di quel giorno.

«Ora che siamo in nove ci servono due auto» ci fece notare Lisa.

«Ho già controllato i prezzi degli affitti... è un suicidio» Lena aprì un'agenda su cui aveva segnato tutti gli autonoleggi della zona con relativi prezzi.

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