Capitolo 45 - La verità

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«Quando arrivai a New York ero ridotto in uno spaventapasseri. Non riuscivo a capacitarmi di come la mia vita fosse stata mandata in frantumi in pochi secondi. Hannah non mi diceva niente di voi e non condivideva con me neppure le informazioni su vostra madre. Jer e Milo mi hanno salvato dall'autodistruzione, così come la paura che lei potesse trascinarvi in tutto questo mi ha evitato il suicidio» un'altra lacrima si unì alle altre che avevano già avuto modo di inzuppargli la barba lunga.

Avevamo ascoltato l'ennesima storia straziante, ma finalmente avevamo ottenuto ciò per cui avevamo combattuto: la verità.

«Chi è Milo?» domandò Tony, confuso di ascoltare il millesimo nome di una persona che non conosceva.

«E qui veniamo a una delle parti che vi interessava di più conoscere...» fece segno a Jer di passargli una sigaretta e lui eseguì senza esitare.

«Milo era il mio migliore amico. Uno dei pochi a conoscere la mia vera identità. Ci eravamo incontrati qualche mese dopo che ero tornato ai vertici della Weiss. Si era appena laureato e il suo unico errore era stato prendere in prestito un po' di soldi dalle persone sbagliate. Hannah l'aveva "assunto" come economista ed era davvero bravo nel suo lavoro. Purtroppo, però, quando si è a contatto per così tanti anni con la droga non è sempre semplice non caderci» fece tre tiri consecutivi, aspirando profondamente ed espirando con frustrazione. «Dieci anni fa è morto di overdose» pianse ancora, malgrado stesse stringendo i denti pur di non farlo.

«Quella che avete visto insieme a me era sua moglie».

«Quindi non sei sposato?» Mike intervenne, pentito di essersi comportato così male con nostro padre senza avergli dato neppure il tempo di spiegarsi.

«Lei è mia moglie adesso» abbassò lo sguardo vergognandosi «ma è stata una necessità, non una scelta» giocò con la fede che portava al dito.

«Lei era incinta di cinque mesi quando Milo morì. Hannah continuava a pressarmi, minacciando di scegliere per me la mia futura compagna... e alla fine sono stato costretto a cedere. Grace è diventata mia figlia a tutti gli effetti sin dalla nascita e perciò porta il mio cognome. Io le voglio bene e l'ho cresciuta esattamente nello stesso modo in cui l'ho fatto con voi. Ma se ve lo state chiedendo e so che è così...» guardò a uno ad uno i nostri volti. Durante tutto il suo discorso avevamo cambiato espressione talmente tante volte che ormai nemmeno noi eravamo più consci di quale fosse il nostro reale stato d'animo «è una moglie fantoccio. È una persona straordinaria e ci sosteniamo come due fratelli. Lei sa tutto di voi e di El. Ha sempre rispettato la mia scelta di continuare ad amare vostra madre pur non sapendo se l'avrei mai più rivista... e questo è quanto. Potrete non approvare la mia scelta, ma ormai non è più possibile tornare indietro e nemmeno lo farei» chiuse quel discorso senza darci possibilità di esprimere le nostre opinioni. Capii che per lui dovesse essere un punto debole e pertanto non azzardai a fare alcun commento, così come pregai, stringendogli la mano, che Mike non aggiungesse altro.

Non ero certo felice di sapere che mio padre aveva avuto un'altra persona accanto per tutto quel tempo, né tantomeno che lui avesse giocato alla famiglia felice con una bambina che non fossi io, ma quella purtroppo era la nostra vita. L'unica colpevole in tutta quella storia sarebbe stata sempre e solo Hannah. Tutti gli errori commessi da chiunque altro non sarebbero stati nient'altro che degli sbagli causati solo e soltanto dalle sue minacce.

«Ora, so benissimo che ci siano molte informazioni che dovete razionalizzare e che forse, così come me, non saprete come comportarvi... ma io sono qui, sono vostro padre e non ho mai cessato di proteggervi da lontano. Hannah non ha mai smesso di minacciarmi, nemmeno dopo tutti questi anni che sono rimasto al suo fianco obbedendo a ogni suo ordine. Non potevo contattarvi, né avvicinarvi troppo a voi senza che lei potesse insospettirsi; perciò, in tutto questo tempo, è stato Jer a farlo. Qualche mese fa, però, mi sono detto che non potevo continuare a sopravvivere senza sapere se El stesse bene e soprattutto senza la certezza che lei fosse a conoscenza delle reali intenzioni per le quali non l'avevo mai raggiunta al nostro appuntamento. E quindi... sapete già cosa voglio chiedervi».

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