Capitolo 27 - "Sono soli e si sono persi"

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Io e Tony corremmo.

Una gamba avanti all'altra.

In fretta e furia.

«Hollister» gridammo all'unisono «andiamo a Hollister».

Le gemelle e Mike ci guardarono straniti, ma, non appena si accorsero della nostra serietà, compresero che dovevamo possedere una risposta.

Chris mise in moto il pick-up ancor prima che entrambi i miei piedi toccassero terra.

Raccontammo ogni cosa, condividendo con loro tutto ciò che avevamo scoperto.

Vidi i loro occhi brillare di lacrime, quando, esattamente com'era stato per me e per Tony, iniziarono a comprendere che una svolta era davvero dietro l'angolo.

Strappai febbrilmente tutte le pellicine che ornavano i miei letti ungueali, mordicchiandole una a una fino a farle sanguinare.

Ancora una volta non sapevamo cosa avremmo trovato, ma, almeno in quel caso, eravamo tutti concordi che qualcosa al di là della nostra prospettiva ci sarebbe stato.

Un orizzonte lontano che solo in quel frangente incominciavamo a riconoscere.

Nostra madre ci aveva assegnato quel codice.

Si era premurata che Tony guardasse più volte quella scritta stampata sulla sua maglietta.

Si era raccomandata con chiunque che noi conservassimo ogni oggetto che lei aveva meticolosamente scelto per noi.

Se non avessi saputo che era una donna in carne e ossa, avrei cominciato a pensare a lei come una divinità.

Ci guardava dall'alto?

A quel punto, iniziai davvero a credere che non fosse così.

La sentivo viva, presente.

Iniziavo a percepire il suo respiro caldo sulla schiena.

Era tanti passi davanti a noi, eppure restava sempre dietro.

Lì nel punto più vulnerabile, lì dove nessun altro ci avrebbe protetti.

E poi, in un secondo che durò più di trenta minuti, fummo davanti all'insegna.

San Benito Free County Library.

«Respira» sussurrai a me stessa.

«Niente panico» ci pregò Tony «entreremo come delle persone normali e domanderemo di quel libro. Non facciamo scenate. Se avesse voluto che fossimo stati plateali non avrebbe organizzato tutto questo come un segreto» ci guardò uno a uno, attendendo che asserissimo.

«Bene... facciamolo» anche lui annuì, prendendo un respiro profondo.

Ci avviammo all'entrata, guardandoci intorno alla sua disperata ricerca sin dal momento in cui varcammo la porta scorrevole.

«Buonasera, posso esservi utile?» una ragazzina della mia età mise gli occhi sui tre ragazzi che ci accompagnavano in un tempo record.

«Salve, avrei bisogno di un libro... I detective selvaggi di Rober-».

«Ma certo, le porto subito il romanzo di Bolaño» la bibliotecaria lo interruppe ancor prima che potesse terminare la frase.

Si avviò, saltellando, lungo i corridoi infiniti.

Non riuscii neppure più a scorgerla tra gli scaffali.

Una signora più anziana ci raggiunse alle spalle senza che ce ne accorgessimo.

«Che folla» fece una considerazione ad alta voce «avete già chiesto?» domandò, scrutando sospettosa i tatuaggi di Mike e Tony.

Il maggiore scosse leggermente il capo in segno affermativo.

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