Capitolo 33 - Attraverso i tuoi occhi

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...CONTINUA.

Le mani non smisero di tremarmi fino a quando il mio iPhone non mi segnalò che la chiamata fosse persa.

Tirai un sospiro di sollievo.

Sapevo benissimo che avrei dovuto risponderle al più presto, ma necessitavo di qualche altro minuto di riflessione prima di poterle svelare almeno una parte di ciò che avevo vissuto nell'ultimo mese.

Mia madre, però, scelse di non darmene modo.

«Che succede?» volsi lo schermo verso Chris, vedendo comparire sul display uno strano messaggio.

«Sta rintracciando il tuo cellulare» lo sbloccò trafelato, spegnendo immediatamente la connessione dati.

Malgrado l'assenza di segnale, la mia posizione venne comunque inviata a chi ne aveva fatto richiesta.

Pochi secondi dopo, una raffica di sms da parte di Allison cominciarono a intasarmi la casella dei messaggi.

Ali: Mi sta chiamando tua madre.

Che faccio?

Dove cazzo sei Sophia?

Mi sta prendendo un infarto.

Ho una voglia di ucciderti infinita.

Sono giorni che non ti fai sentire, non so nemmeno in quale cazzo di Stato tu sia.

Mi ha scritto un messaggio.

Per quale cazzo di ragione mi sta chiedendo se ti hanno rubato il cellulare e le carte di credito?

Sophia: Sono in California, è tutto apposto. La richiamo io.

Ali: Chiamami più tardi!!!

Guardai Chris con gli occhi di chi sapeva perfettamente di stare per affrontare il patibolo.

Il boia era lì.

Mi attendeva accanto al ceppo sul quale la mia testa sarebbe stata decapitata.

Non mi restava che prendere coraggio e accettare la mia sorte.

Risposi con un moto di audacia alla sua ennesima chiamata.

«Ciao» non mi venne in mente nessun altro modo per cominciare la conversazione.

«Sophia mi sono arrivate delle notifiche preoccupanti dalla tua carta di credito... ho già provveduto a bloccare tutto. Aspetta però...» si rese conto dell'assurdità della situazione solo in corso d'opera «se mi stai rispondendo tu... vuol dire che... Sophia perché sei a Los Angeles?» la sua voce divenne dura, ma neanche troppo. Probabilmente nella sua mente si stavano figurando miliardi di scenari diversi, ma ero pronta a scommettere che nessuno di essi si sarebbe minimamente avvicinato alla verità.

«Devo dirti una cosa» mi schiarii la voce.

Riuscivo a percepire il battito irregolare del mio cuore persino nelle estremità del mio corpo.

«Cosa intendi Sophia?» quasi urlò, spazientita dal mio assurdo comportamento.

«Mamma... io lo so» feci una pausa «so la verità» aggiunsi, sperando che lei potesse cogliere da sola il significato delle mie parole.

«Di cosa parli?» sembrò non capire, sebbene io, conoscendola meglio di me stessa, riuscii a percepire una piccola nota stonata nella sua voce impostata. Stava iniziando a comprendere a cosa stessi alludendo.

«Di Elle» sussurrai il mio nome quasi come se me ne vergognassi. Lei riusciva sempre a far emergere il peggio di me. Potevo avere tutte le sicurezze del mondo, ma davanti a lei ogni certezza si tramutava in incertezza.

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