Jay ci aveva salvati, ancora.
Ci aveva regalato la possibilità di lottare.
Nostra madre aveva disegnato per noi un percorso, una caccia al tesoro che sarebbe terminata soltanto in un punto preciso, là dove immaginavo l'avremmo ritrovata.
Al contrario, era difficile riuscire a capire quale fosse stata la direzione di nostro padre.
In quell'ormai famoso gennaio del 2006 era riuscito a raggiungerla chissà dove o lui era stato l'origine della sua fuga?
Non avevo gli stessi elementi dei miei fratelli per capire.
I miei ricordi erano ridotti a poco più del nulla.
Proprio per quella ragione quella notte non riuscivo a chiudere occhio, ero tormentata da quei pensieri.
Provavo con tutta me stessa a immaginare gli scenari che li avessero spinti a compiere quel gesto, ma l'unica idea che mi ero fatta era che tutto fosse cominciato a partire da quella telefonata che Lisa aveva origliato.
Qualcuno era morto e la sua morte aveva dato il via a una spirale discendente che aveva finito per inghiottire a uno a uno i membri della nostra famiglia.
Mi arrovellavo il cervello, girandomi da una parte all'altra del sacco a pelo.
Il rumore delle onde e il frinire dei grilli rendevano ancora più insonne la mia nottata.
Poi, d'un tratto, sentii dei passi provenienti dall'esterno distruggere la monotonia del frastuono.
«Lu» un sussurro appena percettibile.
L'ingresso della tenda si aprì leggermente, permettendomi di scorgere, illuminato dal chiarore della luna, colui che mi stava chiamando.
Sebbene, ovviamente, non fosse assolutamente necessario vederlo per riuscire a riconoscerlo.
Una sola persona al mondo mi chiamava così.
«Dobbiamo parlare» mimò con le labbra.
Le mie palpebre spalancate mi tradirono, non dandomi la possibilità di fingermi addormentata.
Annuii lentamente.
Stando attenta a non far rumore, mi trascinai al di fuori dello spazio assegnatomi per la notte, cercando di non calpestare i corpi dormienti delle mie sorelle.
Una volta fuori, seguii Chris in silenzio.
Camminammo un po', abbastanza per essere lontani dal raggio visivo e uditorio degli altri accompagnatori.
«Lo so che sei arrabbiata per quello che hai sentito nel bagno di quella stazione di servizio... ma io... io non posso fare finta di niente. Non posso accettare che quello che si è creato tra noi finisca senza che io non provi almeno a spiegarti cosa sento» si sedette su un tronco abbandonato sulla spiaggia, facendomi segno di accomodarmi accanto a lui.
«Non è necessario... non sono arrabbiata per quello che hai detto... certo è che avresti potuto evitare di mentire così spudoratamente... ma il punto è un altro» cercai il suo sguardo per tentare di intercettare i suoi pensieri. Quando i suoi occhi glaciali furono puntati nei miei, respirai lentamente per ricercare il coraggio che mi ci voleva per procedere.
«Il punto è che Mike ha ragione. Non ha senso proseguire in qualcosa che non ha futuro, perché rischiamo di rovinare l'unica cosa che conta... non si tratta più della mia o della tua famiglia, qui stiamo parlando della nostra famiglia» non capii perché ma sentii che le lacrime stessero per arrivare ancor prima che fossero prodotte dai miei dotti lacrimali.
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CODE 95023
RomanceSophia ha vissuto gran parte della sua giovane vita a inseguire un'immagine di sé che non rispecchiava neanche lontanamente ciò che lei avrebbe voluto essere. I suoi genitori, pur lasciandola crescere da sola, le avevano imposto, sin dalla nascita...