Capitolo 23 - Veleno e antidoto

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«Impossibile che ti basti un'ora di allenamento al giorno per essere anche soltanto considerato da quelle squadre» una voce fin troppo acuta si insinuò nei miei sogni.

«Non sarebbero abbastanza nemmeno ventiquattro... ormai mi sono arreso» un altro timbro, decisamente più scuro, mi diede il colpo finale, costringendomi ad aprire gli occhi.

«Puoi per favore non dire in giro che sei mio fratello?» Lisa continuò senza alcun problema, sapendomi ancora a letto, ad alzare la voce rivolgendosi a Mike.

«Fai due schiacciate e ti credi atleta» l'altro sbuffò, prendendola in giro.

«Ah, invece tu... nelle ultime due partite in cui hai giocato sei stato utile alla squadra quanto il raccattapalle».

«Ma-ma... sei veramente una stronza» nostro fratello rise, anche se immaginai che dentro di sé stesse per prendere fuoco.

Lisa non si faceva molti problemi a dire ciò che pensava e persino io, che mi ero sempre detta di quella tipologia, stavo facendo fatica ad abituarmi ai suoi modi.

Erano tre giorni che la nostra convivenza stava andando avanti e, malgrado diverse incomprensioni, soprattutto inerenti al disordine caotico dei fratelli Eliot, ce la stavamo cavando.

Il mio unico problema, infatti, risiedeva nei comportamenti poco rispettosi del mio sonno dei miei due fratelli maggiori.

Sembrava che al mattino si dessero appuntamento davanti alla mia porta con l'obiettivo preciso di fare baccano. Da quando ero lì, infatti, non ero riuscita mai a svegliarmi con tranquillità, senza che i loro battibecchi facessero da sottofondo ai miei sbadigli.

«Se avessi una pistola...» urlai, pur di farmi sentire chiaramente.

«...la useresti» mi fece eco Mike dall'altro lato della porta.

«Quante altre volte sarò costretta a ripetervelo? Il fatto che voi vi alziate per fare quegli strani allenamenti di coppia non implica che tutta la casa debba stare ai vostri ritmi» sbraitai, pentendomene subito dopo. Se fino a qualche secondo prima, Lena e Chris avrebbero potuto essere ancora nel mondo dei sogni, dopo quella mia sfuriata, era ufficialmente impossibile che qualcuno stesse ancora dormendo.

«Ma perché non vieni con noi?» il maggiore fece irruzione in camera. Si lasciò cadere sul letto matrimoniale, esattamente sulla parte in cui avevo dormito io e proprio in corrispondenza delle mie gambe.

Non so quanti chili, ma a giudicare dai suoi muscoli e dalla sua altezza, dovevano essere proprio tanti, si schiantarono su di me, facendomi alzare gli occhi al cielo e invocare tutte le divinità.

Lisa lo seguì, avendo almeno l'accortezza di saltare direttamente sulla parte vuota.

«Di mattina l'unica cosa che vorrei fare è dormire...» nel silenzio della camera da letto dei genitori delle mie sorelle rimbombò, in quell'esatto momento, il ruggito del mio stomaco «e anche mangiare in effetti» constatai, dovendo dare ragione al mio corpo.

«Lena ieri notte invece di dormire si è dedicata a qualcosa che potrebbe piacerti... mmm... e se ti dicessi: ciambelle glassate?» Lisa lasciò in sospeso la frase, aspettando che io reagissi.

Nell'esatto momento in cui ascoltai le sue parole, ebbi l'improvviso coraggio di alzarmi dal letto. Mi liberai con una mossa veloce da quella zavorra di mio fratello, atterrando immediatamente sui piedi pronta a correre in cucina.

«Vedi che eri già sveglia» Mike mi prese in giro «io e Lisa, oltre che litigare, stamattina abbiamo deciso anche come comportarci con la questione dell'anello... se Lena è pronta, ne discutiamo prima dell'allenamento» me lo comunicò, seguendomi nel corridoio insieme a Lisa.

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