Ricordi

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"E tu chi cavolo sei?" rispose Dean.

"io sono Castiel, un angelo del Signore, e voi due chi siete?"

"io sono Sam, il fratello invece lei è Daisy la ragazza di Dean. Sei veramente un angelo del Signore? Come facciamo a crederti?"

A quelle parole Castiel spiegò le ali nere che aveva visto anche la ragazza, rimanemmo tutti senza parole, non era possibile.

Siamo di fronte ad un vero e proprio angelo.

Ci dirigiamo verso il motel, dove ci mettiamo seduti sulle sedie intorno al tavolino, guardo l'angelo che sembra abbastanza spaesato e allora gli dico: "Castiel puoi sederti sulla sedia con noi? Abbiamo un po' di cose da chiederti."

Lui mi guarda stranito e mi dice: "tu hai un aurea diversa da loro, perchè? Cosa sei?"

Di nuovo questa domanda, perché tutti mi chiedono cosa sono.

"non sei il primo che mi chiede questa cosa, non saprei cosa risponderti, sono un essere umano, figlia di una madre e un padre umani." Cerco di sviare il discorso, voglio parlare di Dean e perché lo ha fatto uscire dall'inferno.

Guardo Dean e lo vedo molto attento ad ogni movimento di Castiel, intanto si tiene la mano sulla ferita che ha sul braccio, la cicatrice di una mano. Così ricomincio a parlare.

"io volevo ringraziarti perché ci hai riportato Dean, perché lo hai salvato dall'inferno. Ma quello che vorrei chiederti, sempre se puoi rispondermi è, perché lo hai salvato?"

Castiel continuava a scrutarmi come se mi stesse leggendo dentro.

"Sento che tieni molto a questo ragazzo, perché? Sam è il fratello quindi per forza di cose è affezionato a lui, ma tu? Cosa ti porta a provare così tanto amore per qualcuno con cui non hai parentela?"

In quel momento ho capito che Castiel non sapeva nulla del mondo umano, delle emozioni, del dolore e di tutto quello che caratterizza noi esseri inferiori.

"bhè, l'amore. Si può amare benissimo una persona con cui non hai parentela. Io e Dean ci amiamo e siamo una coppia, ma ti prego rispondi alla mia domanda"

Vedo Sam e Dean avvicinarsi a Castiel come se stessero aspettando che ci svelasse un segreto da un momento all'altro.

"lui è il prescelto."

Quattro parole, e noi ci guardiamo tutti a bocca aperta. È Dean questa volta a parlare.

"no, guarda ti devi essere sbagliato, io non sono il prescelto di nessuno."

"è qua che ti sbagli, tu salverai il mondo Dean Winchester."

Dean guardò suo fratello Sam con aria esterrefatta.

Poi Castiel ricominciò a parlare concentro la sua attenzione su di me.

"vorrei appoggiare la mia mano sulla tua fronte se è possibile."

"non ci pensare nemmeno" Dean e Sam si alzarono di scatto mettendosi fra me e l'angelo.

"guarda cosa mi hai fatto quando mi hai toccato, lei non la toccherai neanche con un dito." Disse Dean, alzandosi la manica della maglietta.

"non le voglio fare del male, devo solo capire cosa è! E poi mi sembra che dopo tutto quello hai passato all'inferno quella cicatrice sia nulla in confronto, o fai finta di non ricordare." disse Castiel in modo gentile.

Forse che Dean ci aveva mentito sul fatto che non si ricordasse nulla sull'inferno.

I ragazzi si girano per vedere cosa avevo da dire e io annuisco.

Castiel mi mette la mano sulla fronte e dopo pochi secondi la tira via di scatto.

"non è possibile." Sono queste le uniche parole che riesce a dire prima di sparire nel nulla.

Ci guardiamo intorno basiti ma di Castiel nessuna traccia.

Così Sam per smorzare un po' la situazione dice: "bhè sono parecchio strani questi angeli, chissà cos'ha che non va la nostra Daisy."

Ma in quel momento mi ricordo della frase di Castiel sull'inferno, così guardo il mio ragazzo e gli chiedo: "ci hai detto che non ricordavi nulla del tempo che hai trascorso laggiù, è la verità o ci hai mentito?"

Lui si contorce le mani, classico segno che Dean è in difficoltà.

"ok, vi ho mentito. Mi ricordo ogni singolo momento vissuto all'inferno. Laggiù il tempo è molto diverso, voi siete rimasti un anno senza di me, per me invece ne sono durati trenta."

Lo vedo abbassare lo sguardo come a vergognarsi di qualcosa.

Sam lo incita a parlare: "Dean parlane con noi, non potremmo mai capire quello che hai passato laggiù ma possiamo aiutarti a dimenticare, a metterci una pietra sopra."

"non si può dimenticare Sam, non dimenticherò mai." Ha gli occhi gonfi.

Si stava tenendo tutto questo dolore ormai da settimane e io e Sam non ce ne siamo resi conto.

"parlane con noi Dean, te ne prego. Permettici di aiutarti." Lo imploro io.

"ok. I primi 17 anni sono stati molto duri, ero legato per mani e piedi, con dei ganci che mi perforavano la pelle, e il mio torturatore, mi torturava in tutti i modi possibili, sia fisicamente che psicologicamente, dicendomi che voi stavate meglio senza di me, che Sam poteva avere la vita che desiderava da tempo, e che tu avresti trovato una persona che ti amava sul serio. Urlavo i vostri nomi, tutti i santi giorni, speravo che vi arrivasse un briciolo del dolore che stavo provando, speravo in ogni secondo che avreste trovato un modo per tirarmi fuori dall'inferno. Ogni giorno il mio torturatore dopo avermi torturato, mi faceva un'unica domanda <vuoi scendere dalla ruota Dean Winchester?> e per 17 anni ho risposto di no perché sapevo che se avessi detto quel maledetto si, il mio compito sarebbe stato torturare persone per l'eternità. Ma poi un giorno ero stanco, stanco di soffrire, stanco di sperare e a quella domanda, risposi di si."

Ci guardava negli occhi, come si aspettasse che noi lo attaccassimo per quello che aveva fatto, ma lo capivamo.

Così continuò a raccontare: "trascorsi 13 anni a torturare persone, forse innocenti, forse colpevoli, ma erano comunque persone" a quelle parole gli scese una lacrima sulla guancia.

Così Sam gli disse:" Dean non hai colpa, non potevi fare altrimenti, hai fatto quello che avremmo fatto anche noi."

Dean si alzò di scatto dalla sedia e andò incontro al fratello :

" ho colpa Sam e sai perché? Perché quello che facevo mi inizia a piacere. Te ne rendi conto. Non mi sentivo più in colpa, iniziava a piacermi torturare le persone. Che razza di mostro sono?" e si guardò le mani.

Presi le sue mani tra le mie e asciugando la lacrima sul suo viso gli dissi: "non sei un mostro Dean, sei la persona più buona che io abbia mai incontrato, sono sicura che non infliggevi le stesse punizioni che infliggevano a te, forse è per questo che hai voluto passare dall'altra parte, perché non volevi che soffrissero come avevi sofferto tu. Non incolparti di quello che hai vissuto, l'importante che ora tu sia qui, con noi. Sei con persone che ti amano e che ti comprendono."

Mi diede un bacio dolce sulla fronte, poi senza dire una parola uscì dalla porta.

Una vita da cacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora