35 - Consolazione

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Ho trovato un po' di tempo, quindi continuerò la storia di qualche giorno fa.
La storia di quel che ricordo di cento anni fa.

Avevo deciso di uccidere Jonathan Joestar, l'uomo che era cresciuto come un fratello per me, e che era legalmente mio fratello, e avevo deciso di ucciderlo con la maschera di pietra.
Aveva scoperto il mio piano per uccidere George Joestar, per questo lo volevo fare, ma anche se non fosse successo avrei dovuto ucciderlo ugualmente.
E quindi ho "fatto ciò che era necessario".
Questo è tutto.
Era necessario.
Non c'erano emozioni in quella decisione, non c'era traccia del conflitto interno che caratterizza gli umani.
Dopo pochi giorni avrei smesso di essere umano, ma pensandoci adesso, forse avevo già smesso di essere umano arrivato a questo punto....
O meglio, c'è mai stato davvero un tempo in cui sono stato umano? Vivendo in quella città miserabile, con quella madre folle e quel padre senza dignità, c'era dell'umanità in tutto questo? In quel mondo di lupi, non c'era un singolo umano. Non posso nemmeno dire che il comportamento di mia madre fosse umano.
No.
Come direbbe Pucci, "il desiderio di andare in Paradiso".
Se questo è quello che rende un umano, umano, allora suppongo che mia madre fosse umana. E forse anche come vampiro senza un briciolo di umanità, anche io, Dio, per questo sono umano?

Se si volesse andare più a fondo nella questione, sarebbe una discussione filosofica piuttosto interessante, ma su questo diario voglio solo parlare di fatti.
Scriverò solo del fatto che ho fallito di uccidere Jonathan anche con la maschera di pietra.
Ora che ci ripenso, questo diario sta diventando un antologia dei miei fallimenti. Ma comunque sia, non importa quante volte si fallisce, è sufficiente che si vinca alla fine.
La maschera di pietra non è un oggetto creato per uccidere.
Con quegli aghi che penetravano nel cervello delle persone pensavo che fosse un qualche tipo di marchingegno per le torture, come la vergine di Norimberga.
Ma proprio all'ultimo secondo, davvero all'ultimo istante, ho realizzato che non era così.
Sono grato di non aver utilizzato la maschera contro George Joestar.

Mentre Jonathan stava cercando la fonte della droga orientale che ho usato per uccidere mio padre e che stavo usando per avvelenare mio padre adottivo - avventurandosi per le strade di Ogre Street, rischiando la sua vita - stavo vagando per la città.
Con una bottiglia di liquore in mano.
Con il mio piano ormai al vento e con Jonathan alla ricerca della prova definitiva della mia colpevolezza, non potevo fare altro che bere.
Ma più bevevo, più perdevo la pazienza.
Ho perso la pazienza bevendo come quel pezzo di merda di mio padre.
Mi sentivo come stessi annegando nel disprezzo per me stesso.
Ovvio, che Jonathan trovasse le prove che cercava o meno non importava, non avevo comunque intenzione di risparmiarlo.
Sapevo quanto poco probabile fosse che tornasse vivo da Ogre Street, ma questa "consolazione" non mi rassicurava molto.
Il mio piano era già in declino.
Dopo sette anni, dopo tanto tempo, il mio futuro, il futuro di Dio, era in bilico. Sapendolo, anche se avessi ucciso Jonathan con la maschera di pietra, anche se lo avessi ucciso facendo passare il tutto come un incidente, non avrebbe portato a nulla.
In un tale stato d'animo, mi sono scontrato con due uomini sulla mia strada.
Normalmente li avrei ignorati, ma pensando alla mia infanzia, mi resi conto che mi capitava spesso di azzuffarmi con gente del genere.
Per prima cosa, ho cercato di ignorarli, ma le parole che uno dei due ha detto hanno reso me, Dio, davvero furibondo.
"Gyaha! Hey, marmocchio"
"Keh! Zoppicando in quel modo... Dovresti proprio stare vicino alla mammina quando esci!"
Mammina.
Madre... Mia madre.
Quando sentii quelle parole gli spaccai la bottiglia di liquore in testa.

... Sto iniziando a scrivere in modo disordinato.
Continuerò domani.
Parlerò domani dell'esperimento umano che ho eseguito.

Jojo's Bizarre Adventure - Over HeavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora