Capitolo I : La coppa del mondo di Quidditch

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-Anche qui, Weasley?- esclamò Alyssa, guardando furente il rosso davanti a sé. Per cinque anni lo aveva sopportato a scuola, lui e il suo gemello erano veramente le persone più ingestibili che conoscesse, ma con lui le cose erano più complicate. Si detestavano, era proprio impossibile per loro stare più di cinque minuti da soli nella stessa stanza senza discutere.

Tra poco sarebbe iniziato il loro sesto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ma Alyssa sperava di avere più tempo prima di rivederlo. Invece le toccava sopportare la sua presenza anche lì, alla coppa del mondo di Quidditch.

In tutta risposta, per rendersi ancora più insopportabile di quanto non fosse già, George Weasley si separò dai suoi amici e dalla sua famiglia e la raggiunse, con un sorrisino fastidioso stampato sulle labbra.

-Non è certo colpa mia se mi segui, Sissy- ghignò e la ragazza alzò gli occhi al cielo, infastidita. Glielo aveva detto mille volte di non chiamarla così.

-Alyssa. Il mio nome è Alyssa. Nemmeno i miei amici mi chiamano Sissy e tu di certo non rientri in quella categoria- sbottò e lui ridacchiò. La infastidiva così tanto da aver voglia di tirargli un pugno, e lei di certo non poteva definirsi un tipo violento.

-Rilassati, Sissy- replicò, calcando il tono su quello stupido nomignolo.

-Sono qui per la partita, non per te. Mi dispiace deluderti- e scrollò le spalle.

-Bene, Weasley, allora se volessi levarti da davanti a me mi faresti davvero un favore- e senza aggiungere altro lui si fece da parte per farla passare facendole un inchino, prendendola palesemente in giro.

-Quanto non ti sopporto- disse Alyssa a denti stretti passandogli affianco e George l'afferrò per un braccio, facendola voltare verso di lui che la osservava col sorriso sulle labbra.

-Troppo amore represso, Sissy- e lei sottrasse il braccio alla sua stretta, astenendosi dal commentare, allontanandosi il più possibile.

-Che è successo?- le chiese la sua amica Erin, quando Alyssa la raggiunse, essendosi sicuramente accorta del suo malumore.

-George Weasley- disse solo e lei ridacchiò, ormai era a conoscenza di come andassero le cose quando quei due si ritrovavano a meno di venti metri di distanza.

-Prima o poi smetterete di passare il vostro tempo a litigare- commentò, mentre si dirigevano verso i loro posti.

Erano mesi che avevano prenotato i biglietti per quella finale e non stavano più nella pelle, George Weasley non sarebbe riuscito a rovinarle la giornata.

Alyssa ed Erin facevano parte della squadra di Quidditch della loro Casa ed erano anche piuttosto brave, ma da quando i Grifondoro avevano Potter come Cercatore sembrava che non fossero più in grado di perdere una partita. Il talento di quel ragazzo aveva davvero dell'incredibile. Come se non bastasse i gemelli Weasley gongolavano ogni volta che perdevano contro di loro e George, in particolar modo, sembrava provare molto gusto nell'infastidire Alyssa. Ormai le loro liti erano leggendarie, una volta lei gli aveva persino rotto il naso con un pugno e probabilmente non era stata espulsa solo perché era una delle studentesse migliori della scuola e il suo curriculum era immacolato. Inoltre tutti i professori sapevano perfettamente quanto potessero essere molesti i gemelli e non erano nemmeno riuscita a punirla come forse avrebbe meritato, aveva dovuto solamente aiutare il signor Gazza a lucidare i trofei della scuola un pomeriggio dopo le lezioni. Il vecchio custode non appena aveva scoperto il motivo della punizione si era persino complimentato con lei.

Alyssa non era fiera di quello che aveva fatto, era sempre stata in grado di dominare l'istinto con la ragione, non per niente faceva parte dei Corvonero, ma quella volta non ce l'aveva proprio fatta a trattenersi e il pugno era partito prima che potesse fermarsi. George probabilmente mai avrebbe pensato che lei sarebbe stata capace di colpirlo perché si era fatto prendere completamente alla sprovvista e non aveva fatto in tempo a spostarsi dalla traiettoria. Alyssa era persino stata costretta ad accompagnarlo in infermeria a farsi rimettere a posto il naso e tutte le frecciatine che le aveva lanciato nel frattempo le avevano fatto venire voglia di romperglielo di nuovo.

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