Capitolo XXIV : Dopo tutto quello che ho fatto per te

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-Cosa sai?- chiese George ad Alyssa non appena la ragazza varcò la soglia di casa.

Era rimasta con la famiglia Weasley dal giorno della battaglia per non lascialo solo e George le era davvero grato. Erano passati diversi mesi, Hogwarts era stata ricostruita e tutti gli studenti avevano terminato gli studi, persino suo fratello Ron, Harry ed Hermione e tutti i ragazzi che non avevano frequentato l'anno per intero. Alyssa era tornata a lavorare al Ministero, questa volta per una persona meno crudele della Umbridge ed era davvero soddisfatta del suo impiego. George aveva ripreso il suo lavoro al negozio, ma senza Fred gli sembrava non avesse più senso continuare.

Vide Alyssa gettare la borsa a terra come se non valesse niente e sbuffare, superandolo e dirigendosi verso la cucina.

-So tutto George, io lavoro lì!- esclamò, aprendo la credenza per prendersi una tazza.

-Faccio io- le disse lui e le preparò una tazza di tè. Alyssa si sedette esausta al tavolo della cucina, osservandolo con attenzione.

-Un altro processo?- domandò George, cercando di restare sul vago e lei sbuffò di nuovo.

-Lo sai perfettamente che oggi c'era il suo processo- e marcò il timbro della voce sulle ultime due parole. Certo che lo sapeva, Clare lo aveva avvertito che oggi ci sarebbe stato il processo contro il suo ragazzo Mangiamorte, ma adesso George era impaziente di sapere come fosse andato. Alyssa lanciò un'occhiata eloquente alla tazza che lui stringeva convulsamente tra le dita e George si affrettò a porgergliela, osservandola trepidante mentre beveva un sorso di tè.

-Smetti di guardarmi in quel modo, adesso ti racconto- disse, appoggiandola poi davanti a sé sul tavolo.

-Non l'hanno condannato se è solo questo che vuoi sapere- gli disse infine e lui cercò di non mostrasi troppo deluso dalla cosa. Il che probabilmente non gli riuscì bene come sperava perché lei gli scoccò un'occhiata di rimprovero. George sapeva perfettamente quanto fosse egoista da parte sua, ma in fondo sperava che se lui si fosse tolto dai piedi avrebbe potuto avere qualche opportunità con Clare.

-Lei ha fatto uno di quei discorsi... davvero da ammirare- commentò Alyssa e dal suo tono il ragazzo capì che lo pensava davvero.

-Aspetta, l'hanno fatta entrare? Pensavo che non si potesse...- commentò e lei ridacchiò.

-Certo che non si può, ma pensavi davvero che qualcuno potesse fermarla? Quella ragazza è letteralmente tornata dalla morte grazie all'amore che lui prova per lei. Nessuno ha potuto rimanere impassibile di fronte ad una cosa simile- e bevve un altro sorso di tè.

-E poi c'era anche Harry con loro- aggiunse, anche se George avrebbe dovuto saperlo, Clare gli aveva detto che lo avrebbe chiamato perché li potesse aiutare.

-Quindi adesso lui è libero?- le chiese per l'ennesima volta e lei annuì.

-Dopo tutto quello che è successo?- e lei sbuffò, alzandosi.

-Non so cosa dirti George. Il processo è andato così, le cose non possono essere cambiate-

-Tu cosa hai votato?- le chiese all'improvviso, prendendola in contropiede. George sapeva di non doversela prendere con lei, ma era così arrabbiato che non riusciva a calmarsi. Se ci fosse stato ancora Fred lui avrebbe saputo cosa fare.

Alyssa lo guardò in silenzio per qualche istante.

-Ho votato a favore dell'assoluzione- disse infine. Il ragazzo sapeva che lo avrebbe fatto, ma supporlo e sentirglielo dire erano due cose diverse. Si allontanò da lei.

-Cosa avrei dovuto fare secondo te? Condannarlo ad Azkaban?- chiese lei venendogli dietro alzando la voce. Al ragazzo sembrava strano che ancora nessuno fosse venuto a vedere cosa stava succedendo, ma in quel momento non era importante.

-Credi che non lo meriti? È un Mangiamorte!- replicò. Possibile che non capisse?

-Credi che abbia avuto una qualche scelta? Ha combattuto dalla nostra parte contro Voldemort o lo hai scordato? Credi che la tua amata Clare sarebbe ancora viva se non fosse per lui?- gridò Alyssa andando verso di lui. Era la prima volta che litigavano dopo molto tempo passato a non farlo. George fece per replicare ma lei lo fermò prima.

-Lo sai che ho ragione. Ma sei accecato da quello che provi per lei e non riesci a vedere la verità- e, detto ciò, gli diede le spalle e se ne andò verso le scale, salendo poi al piano di sopra.

In quel momento arrivò sua madre, l'espressione di rimprovero le si leggeva chiara in viso.

-Dopo tutto quello che ha fatto per te...- disse, poi se ne andò di nuovo, lasciandolo solo a meditare sul suo sbaglio.

Alyssa salì al piano di sopra cercando di trattenere le lacrime e una volta arrivata davanti alla stanza di George, nella quale aveva dormito negli ultimi mesi, entrò e si chiuse dentro. Prese una borsa da dentro l'armadio e iniziò a gettarvi dentro tutte le sue cose, aveva bisogno di andarsene da lì. Aveva fatto di tutto per lui e adesso la rimproverava per aver contribuito a rendere felici due persone che lo meritavano dopo quanto avevano sofferto. Non poteva più sopportarlo.

Sentì dei passi salire le scale ma non se ne preoccupò minimamente. Era stata con lui ogni giorno, mettendo da parte se stessa, e quello era tutto quello che aveva da lui? Cercò di bloccare le lacrime di rabbia che minacciavano di scendere, ma non riuscì a fermarle e presero a scorrerle lungo il viso.

Alyssa sentì la porta aprirsi e qualcuno entrò, richiudendosela alle spalle.

-Sissy...-. Alyssa non riuscì nemmeno a pensare a quello che stava facendo e prese la prima cosa che le capitò sottomano, una scarpa, e voltandosi di scatto la tirò verso di lui. La scarpa si andò a schiantare con precisione contro il muro a pochi centimetri dalla faccia di George.

-Come puoi parlarmi in questo modo?- gridò, afferrando un'altra scarpa e scagliandogliela contro. Lui riuscì ad evitarla per un pelo.

-Sissy, ti prego... provò a dire.

-Non chiamarmi così! Non ti permettere di chiamarmi così!- urlò. Era davvero furiosa.

-Dopo tutto quello che ho fatto per te, George... cosa avresti fatto se non fossi stata sempre al tuo fianco?- lui non sembrava nemmeno in grado di replicare. Alyssa cercò qualcosa da tirargli ma questa volta lui fu più veloce e attraversò la stanza appena in tempo per fermarla. La ragazza cercò di divincolarsi ma la sua presa era salda, riuscì solo a liberare una mano e, prima che potesse fermarla, gli tirò uno schiaffo in pieno viso. Probabilmente non se lo aspettava.

-Sono due persone che si amano, George, che hanno già sofferto abbastanza. Non avrei mai potuto essere a favore di una condanna-. Lui rimase in silenzio per qualche istante.

-Mi dispiace tanto, Alyssa- disse solo, liberandole la mano che ancora tratteneva.

-So che hai fatto la cosa giusta, davvero, è che non sopporto di vederla con lui. Ma questo non mi giustifica, non avrei mai dovuto prendermela con te- continuò, sfiorandole il viso con le dita.

-Non avrei mai voluto farti soffrire- mormorò.

-Lo so quello che provi, George, ma loro si amano e le cose non cambieranno- disse Alyssa, facendo un passo indietro e andando a sedersi sul letto. Non sopportava il fatto che non si fosse mai reso conto di quello che provava per lui e ogni volta che le parlava di Clare si sentiva malissimo. George la raggiunse e si sedette al suo fianco e per qualche istante rimase in silenzio.

-So che hai fatto la cosa giusta, e mi dispiace per quello che ho detto. Non so cosa avrei fatto senza di te in questi mesi- ammise, prendendo la sua mano e lei lo lasciò fare, aveva bisogno di sentire quello che voleva dirle.

-Sei stata la sola ragione che ho avuto per non crollare e non sono riuscito nemmeno a dimostrarti quanto ti fossi grato. Mi dispiace- continuò guardandola negli occhi.

-Io ci sarò sempre per te- disse lei, poggiando la testa alla sua spalla.

-Ma se ti azzardi ancora una volta a parlarmi in quel modo ti prendo a pugni e sai che lo farei-. Eccome se lo avrebbe fatto.

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