AMNESIA

CAPITOLO 48

But there's a hope
that's waiting for you in the dark
Alessia Cara – Scars to your beautiful

Kristen oggi

Immagino il mio cervello come un grande archivio di quelli polverosi e giganteschi come si vedono nei film. Immagino altissimi scaffali composti da un centinaio di cassetti, tutti accuratamente chiusi a chiave. Vedo ordine e disordine allo stesso tempo.

Le serrature sono una diversa dall'altra, ma basterebbe un passpartout per riuscire ad aprirle tutte.

Sento di essere così vicina a quella chiave magica. Sento di averla nascosta qualche parte dentro di me. Sento soprattutto il dolore che potrebbe causarmi, perché quella maledetta chiave, sono certa che sia un ricordo tremendo del mio passato.

Damian mi ha pregato di non indagare, di lasciar perdere, di vivermi il presente e costruire nuovi ricordi per un futuro migliore.

Ho provato davvero ad accontentarlo, ho provato a non pensarci per più di una settimana. Poi, però, mi è arrivato un messaggio.

Stai giocando con il fuoco, Kris, ma soprattutto con la mia pazienza. Non avresti dovuto riavvicinarti a quel ragazzo. Lui lo sapeva. Tu lo sapevi.

-Sean

Come posso rimanere impassibile davanti ad un messaggio del genere? Come posso non voler sapere di più?

Mia nonna diceva sempre che la curiosità uccide, tuttavia mi sono già fatta beffe della morte una volta, sfuggendo dalla sua falce mortale. Non dovrei tentare la sorte, ma ho solo da vincere e nulla da perdere.

L'ignoranza è corrosiva e velenosa per me, tanto vale tentare il tutto per tutto.

Ed ecco perché ho voluto incontrare Meryl ed Alisha da sole. Quello che sto per fare, non avrei mai potuto chiederlo a Drew o a Damian e men che mai a Roxy ed Ana. Non sono sicura nemmeno che accetteranno, ma sono l'unica speranza che mi era rimasta.

«Kri va tutto bene?», mi chiede Alisha premurosa.

Annuisco appena e non so davvero da dove cominciare. Alterno lo sguardo tra entrambe, prima di buttare fuori la richiesta tutta d'un colpo: «Vorrei tornare sul luogo dell'incidente.»

Entrambe sospirano rumorosamente. Non mi ero accorata di aver chiuso gli occhi, fino a quando non ho sbirciato da quello sinistro la loro reazione. Le loro facce sono basite, sgomente. Le bocche spalancante e gli occhi sgranati non fanno presagire una risposta positiva.

«Assolutamente no», asserisce Meryl poco dopo.

«Perché dovresti voler tornare in quel posto?» indaga Alisha.

«Non lo so, sinceramente. Ma ho letto da qualche parte che ritornare nei posti in cui si è subito il trauma possa riportare alla luce vecchi ricordi.»

Meryl e Alisha si guardano a lungo perplesse e per niente convinte di quello che stiamo per fare, ma alla fine cedono dopo che mi sono quasi messa in ginocchio. Hanno avuto pietà per le mie gambe non ancora del tutto guarite.

Una stazione di servizio. Una lunga strada. Un solo marciapiede a destra. Pali della luce spenti per via dalla luce del sole, ancora alto nel cielo. Non sembra una strada molto trafficata. Se non fosse per le macchine ferme nella stazione di servizio, noi saremmo le uniche presenti.

Chi mi ha investito, sapeva esattamente dove fossi. Non passi da questa strada per caso, ci vieni intenzionalmente. Considerando che sono quasi certa di conoscere la persona che guidava, le caratteristiche del posto non fanno che avvalorare la mia tesi.