Not so naive

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🔸Jungkook🔸

Quella sera successe qualcosa che non avrei mai immaginato: Kwan mi aveva baciato.

Eravamo entrambi concentrati sul suo computer, in camera sua. I braccioli delle nostre sedie si sfioravano al posto nostro. C'era qualcosa nell'aria, un'aura frizzante che mi elettrizzava la pelle. La luce dello schermo illuminava il suo viso delicato, la fronte corrucciata per la concentrazione mentre mixava la musica di sottofondo; una gamba appollaiata sulla seduta, mentre la punta del piede strusciava contro la coscia coperta dalla tuta. Quelle due ore erano volate, tra risate e sorsi di vino. Quando controllammo il risultato, Kwan mi teneva stretta la mano come se fosse preoccupata che qualcosa potesse andare storto. Alla fine, esultammo insieme perché era davvero un buon prodotto e lei si era lanciata su di me. Come quella volta in cui Dia mi aveva baciato dopo aver vinto il berretto di Topolino a Disneyland. Ma in questo caso Kwan non era la mia migliore amica.

Tornai a casa con fatica, dopo aver rischiato di finire sul letto insieme a lei. Ero riuscito a fermarmi prima, non sapevo nemmeno come. Nel tragitto non avevo smesso un secondo di sorridere, avevo persino controllato il mio aspetto nello specchietto retrovisore perché non ci credevo.

Ero felice.

Il cuore mi esplodeva nel petto, lo stomaco formicolava, la mente vagava nei ricordi di quei baci intensi. Tutto ciò era solo grazie a Dia. Dovevo ripagare il favore in qualche modo, ma una cena era fin troppo banale. Per fortuna Taehyung le aveva tenuto compagnia al posto mio, ero in debito persino con lui.

Entrai nel dormitorio con cautela, visto che era l'una passata. La tv accesa emanava bagliori a tratti, il volume era al minimo. Qualcuno era disteso sul divano. In punta di piedi arrivai davanti alla penisola imbottita e vidi Dia dormire su un fianco con una mano schiacciata sotto una guancia. Aveva la felpa con la pelliccia da orsetto di Taehyung e c'era un pigiama piegato su un bracciolo, come se qualcuno lo avesse posato nel caso fosse servito. Dia mugnugnó e mosse appena le gambe portandole verso il petto. Strisciai in camera per indossare qualcosa di comodo e prendere una coperta, poi tornai in sala. Mi sdraiai accanto a lei facendo attenzione a non svegliarla. Coprii entrambi con il pile, la strinsi tra le braccia e lasciai un piccolo bacio sulla sua fronte.

Mi svegliai per colpa di un movimento strano, una presenza che girovagava intorno al divano. Era Hobi che stava scattando una foto con il cellulare a noi due. Sogghignava in silenzio, arricciando il naso in un'espressione tenera. Poi ne capii il motivo. Io e Dia eravamo stretti in un abbraccio dolce. Lei stava tra le mie braccia con la guancia posata sul mio petto e la mano affondata tra i capelli della mia nuca. Feci un cenno a Hobi di fare piano per non svegliarla, visto che dormiva beatamente. Lui se la svignó con il suo prezioso bottino mentre realizzavo dove fossero le mie dita, nascoste dalla coperta. L'intero palmo della mia mano era spudoratamente appoggiato sul suo sedere. Lei mugugnó all'improvviso e strusció la guancia sulla mia maglia mostrandomi il viso rilassato nel sonno. La luce tenue che proveniva dalla finestra, giocava con il suoi lineamenti e con l'ambiente circostante. Era uno dei momenti più sereni e tranquilli della mia vita, per questo non volevo alzarmi dal divano. Poi il cielo plumbeo non aiutava.

— Non ti fermare... — mormoró Dia ad un certo punto.

Mi morsi le labbra per non ridere e mi domandai chi mai stesse sognando.

— Perché dovrei? — risposi per stare al suo gioco.

La sua mano strinse i miei capelli dalla radice e poi si sistemó contro di me.

— Ti prego, fallo ancora... — sbiascicó di nuovo e fu davvero difficile trattenere la risata.

Si mosse ancora e così il suo viso era davanti al mio. Mi stavo divertendo a vedere le sue espressioni mentre il suo sogno continuava. Allora la spinsi verso di me, tenendola in una stretta morbosa: le gambe intrecciate le une con le altre. Lasciai la mano svergognata dove si era posata e poi iniziai ad accarezzarle le guance accaldate. La sua bocca si socchiuse, un piccolo gemito sfuggì. A quel punto stropicció le palpebre e finalmente  i suoi occhi mi guardarono. Rimase perplessa per un momento, poi la sua espressione si fece terrorizzata. Mi spinse contro lo schienale talmente forte che cadde dal divano, invece io potei dare sfogo alle risate.

Golden Hour☀︎︎j.jk [Conclusa✔️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora