Collaborazione

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Jin - Martedì 12 aprile 2022

Sono distrutto, gli effetti del jetlag si fanno ancora sentire, mi sembra di lavorare da settimane. La sig.na Caruso ci ha subito informati sulla famiglia che a Napoli risulta essere pericolosa quasi quanto i Kim, credo che ci gioverà lavorare con la D.I.A., almeno i miei ragazzi potranno riprendere fiato.

Oggi nel pomeriggio abbiamo una riunione con la Sig.na Caruso per elaborare un piano d'azione. Io sono in albergo, ho lasciato Hoseok e Jungkook la mattinata libera per visitare la città, mi hanno avvertito che rimarranno fuori a pranzo e che ci vedremo direttamente in ufficio, mi hanno chiesto di andare con loro, ma ho rifiutato, non sono in vena di stare in compagnia, ultimamente ho un pensiero fisso nella testa che non vuole abbandonarmi, un pensiero con un completo grigio e i capelli ricci. Invece che uscire preferisco stare in stanza, in accappatoio a rilassarmi. Decido di alzarmi quando sento bussare alla porta, vado ad aprire e inaspettatamente mi ritrovo di fronte la persona alla quale stavo pensando qualche minuto fa, la direttrice della D.I.A., mi guarda con uno splendido sorriso ad increspargli le labbra e mi saluta "Ciao, ero in giro, e ho pensato di portarvi il pranzo. Dove sono gli altri?" continua accomodandosi all'interno della camera, sembra non si sia accorta che io sono appena uscito dalla doccia.

La guardo in silenzio, non è vestita come in ufficio, ha addosso una semplice t-shirt nera a maniche corte e un jeans slavato a vita alta, sempre con quegli occhiali che sembrano fatti apposta per incorniciare i suoi occhi luminosi e i capelli ricci lasciati sciolti, questa donna è uno spettacolo per gli occhi, possibile che non se ne renda conto?

"Allora? Che fai lì? Guarda che non ti avveleno." conclude lei con una risata limpida. Mi risveglio dal mio torpore e gli accenno un sorriso imbarazzato, mi avvicino a lei che tira fuori da un sacchetto alcuni coni di carta paglia, "Signorina Caruso, io la ringrazio tantissimo, ma non c'era bisogno di disturbarsi tanto. I ragazzi sono andati a pranzo fuori, e io non avrei molta fame." cerco di scusarmi ma lei mi scoppia a ridere in faccia "Scusami Jin, è che sei così dolce. Innanzitutto chiamami Valentina, o Vale, non sono una tua superiore, la nostra è una collaborazione, secondo, non ti preoccupare, nessun disturbo. Ero a passeggio per il lungomare, mi è venuta fame e mi siete venuti in mente voi. Sono venuta per farti assaggiare questa specialità di Napoli" alza il cono di carta e lo apre sotto il mio naso "Questo è un cuoppo, è un classico cibo da strada napoletano, è una frittura mista, in questo caso di pesce, ma ci sono tante varianti."

"Mi hai incuriosito, lo assaggio volentieri, ci vogliamo accomodare a tavola?" cerco di fare il gentiluomo. Ma perchè mi sento così impacciato? Ci mettiamo a chiacchierare e mangiare, ogni tanto devo distogliere lo sguardo, questa donna mi ipnotizza, comincio a sentire un calore al basso ventre quando mentre parla si sposta i capelli dal collo, quando si allunga verso di me, mettendo inconsapevolmente il suo seno in bella mostra. Santo Dio, di solito non mi faccio tutti questi problemi con le donne, ma lei è una mia collega, che devo fare? Mi sento come un sedicenne arrapato, e il mio amico lì sotto è più che d'accordo.

Sono quasi le 14.00 quando Valentina si alza dalla sedia, mi chiede "Vuoi un caffè?", rispondo "Si ma stavolta ci penso io, siediti" vado a fare il caffè allontanandomi da quella tentazione, se sotto l'accappatoio non avessi avuto i boxer Vale si sarebbe accorta dell'effetto che ha su di me. Il solo pensare a lei la mia erezione fa sempre più male. Faccio un bel respiro e vado dalla donna che occupa i miei pensieri, trovandola vicino alla finestra con le braccia toniche a tirarsi su i capelli. No Valentina, non lo fare altrimenti perdo il controllo. Mi sorride ignara dei miei pensieri e accetta il caffè, beviamo il liquido nero, ma io non faccio altro che fissare le sue labbra, si passa la lingua sul labbro inferiore per raccogliere quella goccia infame sfuggita a quella bocca tentatrice.

"Vale, scusami" e senza pensarci mi avvento su quelle labbra al sapore di caffè, inaspettatamente lei risponde a questo mio bacio prepotente, mi allaccia le braccia al collo e mi tira i capelli alla base, non mi interessa se è una collega. La voglio, e da quanto sento, anche lei vuole me. Le mie mani cominciano ad accarezzare quel corpo che in questi giorni mi ha tenuto sveglio di notte. La sento gemere quando le sfioro il seno, divento più audace, i fianchi, l'interno coscia... "Jin, ti prego..." sospira guardandomi con lussuria, la stessa che ho io. La spoglio con urgenza, senza delicatezza, è magnifica, potrei avere un'orgasmo anche solo guardandola, ma no... La voglio troppo. Tocca a me, anche se sto per esplodere, lascio che conduca lei il gioco, mi spoglia degli unici due indumenti che indosso, e finalmente libera la mia erezione, comincia ad accarezzarmi l'interno coscia fino ad arrivare alla mia virilità. Quando decide di dedicarsi a me riesco solo a gemere e imprecare. Decido di prendere in mano la situazione. La prendo per i suoi meravigliosi capelli, la bacio con passione ancora una volta, la faccio posizionare sotto di me... Basta giocare, adesso scopiamo. Sento il suo corpo avvolgere il mio membro, sto quasi per impazzire, gli prendo entrambe le mani con la mia mano destra e gliele alzo sopra la testa, con l'altra mano alzo il suo ginocchio destro, tirandolo verso di me, per andare ancora più in profondità "Vale, mi stai facendo impazzire" gli sussurro all'orecchio con voce roca e madido di sudore.

Aumento la velocità delle mie spinte e Valentina si ritrova molte volte a gridare il mio nome. E' stato il sesso migliore della mia vita. Ancora stanchi e sudati ci baciamo, la donna si riveste e mi saluta, in fondo ci saremo visto tra meno di un'ora. Perfetto, adesso devo farmi un'altra doccia, decisamente ne è valsa la pena.

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