Credo che sarei proprio una brava mamma, o un'ottima baby sitter. La pratica quotidiana con Andrea aiuta.
Non c'è niente di male nel voler fare la baby sitter da grande. Non mi servono la fama, la ricchezza e la popolarità, ma solo potermi alzare la mattina dal letto con la grinta di stare sveglia, di lavorare, di guadagnare i soldi necessari per mantenermi e dedicarmi ai miei hobby.
Credo che nel meteo ci sia qualcosa che non va. Piove sempre, continuamente.
Quando piove papà diventa più silenzioso del solito e mamma più indaffarata.
Ultimamente mamma non sta mai ferma un attimo. Adesso, quando ritorna a casa dal lavoro, ci va giù pesante con le pulizie: stira, lava, spazza, fa la polvere, lava i pavimenti e cambia le lenzuola. Sembra un robot. A malapena mangia.
A me fa davvero preoccupare vederla super impegnata e super attiva ventiquattro ore su ventiquattro.
Mi sveglio per bere e la trovo ferma in mezzo al corridoio come Dio che osserva il mondo di domenica dopo aver sgobbato una settimana intera per crearlo.
«Mamma ma che fai?» le domando, stropicciandomi gli occhi assonnata.
«Lavo i pavimenti» È come se si fosse appena svegliata, ha la voce squillante e gli occhi sgranati. «Se devi andare in cucina cammina lungo i bordi, per favore, perché è bagnato e fai le pedate»
«Mamma, ma è mezzanotte!»
«Devo metterci pure te? Questo è il tempo che ho. Non posso farmi in quattro. Se la mattina lavoro, di sera faccio i servizi. Non sto chiedendo a te di farli»
«Io faccio le altre cose, tipo occuparmi di Andrea»
«Lo so tesoro. Lo so» dice addolcendo il tono di voce. Si avvicina e mi da un bacio in testa. «E io ti ringrazio tantissimo. Forza, adesso ritorna a dormire.»
Lei e papà parlano fra di loro solo per dirsi di buttare la spazzatura, di andare dal meccanico e di fare un salto al supermercato. Una sera, mentre stiamo provando a guardare un film tutti e quattro insieme seduti sul divano, iniziano di punto in bianco a urlare.
E giuro che sarebbe molto preoccupante, come cosa, se il motivo del litigio non avesse a che fare con chi ha visto l'ultima volta le chiavi della macchina.
Mi alzo, gliele prendo e gliele porto. «Ecco. Erano nel bagno. Non litighereste nel bel mezzo di un film, se vi ricordaste di metterle nella cassetta apposita.»
Loro sorridono imbarazzati. «Brava, come faremmo senza di te, piccola?!»
Mi accarezzano la guancia come se fossi un dolce cucciolo di cane e io gli dico che devono stare un po' più tranquilli e prendersi cura della loro salute mentale.
Con Andrea leggiamo ogni sera Harry Potter. Ormai abbiamo finito il primo libro, visto il film e iniziato il secondo libro. Quando non siamo troppo stanchi, rimaniamo abbracciati nel suo lettino a parlare. Lui mi racconta della società egizia che stanno studiando a scuola, delle piramidi, dei faraoni e dell'imbalsamazione. Io gli racconto del murales, del professore di filosofia che mi ha messo quattro all'interrogazione e di come è forte e figa la prof Santaltello.
Spesso inventiamo storie di fantascienza, personaggi che viaggiano nel tempo, che vanno nel futuro e che compiono imprese al limite del possibile.
«Lù, tu andresti nel futuro o nel passato?»
«Nel passato»
«E perché?»
«Per cambiare delle cose che non mi piacciono. E tu?»
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...