45 👊 *La verità* ↔️

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Mamma si siede sul divano con una tazza fumante tra le mani. «Tieni» dice, porgendomela. «È una tisana. Ti calmerà. Devi berla tutta, così starai meglio»

La prendo senza discutere, non ho le forze per oppormi. Mi sento scarica, stanca. Il dolore mi rende fiacca e lenta.

Mi sono cambiata. Ora indosso una vecchia maglia di papà e ho steso una coperta sulle gambe. Il corpo mi pizzica, mi prude, voglio solo stare comoda.

«Dimmi che cosa succede» Mamma parla piano, come se mi stesse rivolgendo una preghiera, e io non riesco a guardarla, fisso il divano sorseggiando l'infuso, inspirando lentamente e cercando di sembrare tranquilla, anche se il mio fiato è più corto di quanto dovrebbe essere.

«Niente, non ho idea di cosa mi sia preso» mento. «È solo che sentivo il bisogno di sfogarmi. Giuro»

«Sfogarti per cosa?»

Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi accarezza il viso. Quando ero bambina lo faceva per proteggermi dai mostri che vedevo sotto il letto. La sua voce è morbida, calda, mi ispira fiducia, ma non riesco a parlare. I mostri non sono sempre frutto della fantasia; a volte fanno davvero male, anche nella vita reale. Ma finché non ne parlo, posso ancora illudermi che siano solo nella mia testa.

Ho ballato insieme a un ragazzo sulla spiaggia, l'ho baciato, ho accettato di allontanarmi con lui verso la sua macchina e poi gli ho detto di no.

Ripeto queste parole dentro di me, consapevole che la verità, a volte, può colpire più forte di un pugno nello stomaco. Eppure, so che devo dirglielo. È mia madre, e non merita di essere tenuta all'oscuro. Come potrei continuare a vivere sapendo di aver nascosto qualcosa di così importante alla persona che mi ha messo al mondo?

La strada che ho percorso negli ultimi giorni mi ha condotta a questo preciso istante e solo ora sto realizzando che senza l'aiuto di Mattia, di Margherita, della Santaltello, di Drew, della signora Rosa, di Marco, di Altero Beato e del custode, non ce l'avrei mai fatta. Ognuno di loro mi ha regalato qualcosa di importante, arricchendomi come persona, sia dentro che fuori.

Prendo un respiro profondo, appoggio la tazza sul tavolino di cristallo e lentamente sollevo la testa. «Mamma...» I miei occhi cercano i suoi, il cuore mi martella nel petto, le mani tremano e il labbro inferiore, incastrato tra i canini, ha il sapore del sangue. «Devo dirti una cosa brutta che mi è successa quest'estate. Ma ti prego, non preoccuparti, ok?»

Le mantiene la calma, annuisce senza tradire emozioni. «Puoi dirmi quello che vuoi. Già te l'ho detto tante volte»

Sospiro e inizio a raccontarle tutto. Le parole scivolano fuori dalla mia bocca come un fiume in piena, straripano oltre i margini, ci travolgono entrambe come tempesta, e anche se non scendo nei particolari, pronunciarle ad alta voce di fronte a mia madre è devastante. 

Il suo viso si incupisce a mano a mano che la storia procede e io avrei tanto voluto essere forte, trasmetterle sicurezza, ma alla fine crollo, scoppio a piangere, libera di un peso che mi ha tenuta prigioniera per troppo tempo.

«Scusami, non volevo dirti una bugia, mamma. E in macchina con lui non ci volevo andare. Mi sono lasciata convincere pensando che dovesse prendere il portafogli, giuro. Giuro»

«Va tutto bene. Ci sono io. Risolveremo tutto. Non piangere»

Appoggio una guancia sulla sua spalla. Lei mi accarezza i capelli, mi accarezza la testa, mi lascia baci sul viso, mi lascia lacrime sulla pelle mentre piangiamo insieme, abbracciate, io con le mani intorno al suo collo e le sue che mi cullano, tenendomi al sicuro, calmandomi. Poi penso che avvolta dal suo calore, protetta dai suoi sussurri, tranquillizzata dalle sue carezze, confortata dal suo odore, finalmente non ho più paura di niente.

Quando il vento mi accarezzò la pelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora