Aspettiamo che smetta di piovere, troviamo un tavolo per picnic e ci mettiamo a mangiare panini al prosciutto crudo su una panchina asciugata alla meno peggio con fazzolettini di carta.
Ci sono abitudini che mi porto dietro fin da bambina e che mi fanno sentire al sicuro. Mangiare il prosciutto crudo è una di quelle. Da quando mamma me l'ha fatto assaggiare per la prima volta, non ne posso più fare a meno. Lo preferisco, spesso, anche alla carne, e lo mangio quando non sono sicura che gli altri cibi siano di mio gradimento. Il prosciutto è il mio cibo comfort. Il suo gusto salato e la soffice consistenza mentre si scioglie nel palato mi procurano soddisfazione.
Invio un messaggio a mamma per dirle che rientrerò in serata e decido di costruirmi un ricordo per quando sarò sola, lontana dalla natura e da Mattia.
Nella mia vita ho costruito pochi ricordi, forse perché non ho avuto tempo di fare esperienze che valgano la pena di essere immortalate, o forse perché la gente fa più difficoltà a ricordare le cose belle che quelle brutte.
«Matti, voglio costruirmi un ricordo per non dimenticare questa giornata» dico.
Mattia posa il panino sulle gambe. Mastica il boccone, ingoia e allunga una mano nella mia direzione. «Dammi il telefono»
«Tieni»
Lo prende e si mette a scattare foto al paesaggio, foto a noi che facciamo facce buffe, foto sceme all'erba, agli alberi e alle nuvole. Ne scatto una anche io, a lui, mentre sonnecchia sdraiato sulla panchina dopo aver finito il panino.
Quando la gente dorme non ha il volto segnato dalla tensione della vita.
Chissà se è così anche per chi muore.
Ho visto solo una persona morta nella mia vita: nonna Lucia. Io non volevo vederla, ma poi mamma mi ha detto che era talmente bella da sembrare che stesse dormendo e così mi sono convinta; in effetti era bellissima. La malattia, sparita dal suo volto, aveva lasciato spazio a una pelle rosata e a degli occhi a mandorla che sembravano disegnati con la matita.
In un certo senso la morte fa paura solo perché si chiama morte. Se si chiamasse astrid (per esempio) non sarebbe tanto terribile.
Nonna Lucia è astrid procura meno timore di nonna Lucia è morta.
La parola morte è stata strumentalizzata dai film, soprattutto da quelli horror.
È per colpa loro che viene considerata dalle gente come una disgrazia che crea sofferenza e non la fine naturale della vita che tutti gli esseri viventi saranno costretti a sperimentare, prima o poi.
Altero Beato, l'anno scorso, ci ha parlato di un certo Epicuro. Durante una lezione ci citò una sua frase: "il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi".
Questa frase mi ha fatto capire che la sofferenza non è la morte in sé, ma il senso di mancanza che sentiamo quando perdiamo la persona amata.
Soffre chi continua a vivere.
Chi muore non soffre più.
Conclusione?
È inutile avere paura.
Penso che Epicuro voglia dire che la morte c'è per chi vive, ma per chi muore non c'è né morte né vita.
Non lo so cosa c'è per chi muore, e a dire il vero voglio scoprirlo il più tardi possibile. Forse c'è la pace. Chissà.
Durante il funerale di nonna Lucia non ho versato neanche una lacrima. Solo quando il prete ha iniziato a dire che era una brava donna, laboriosa, moglie e madre esemplare, sono scoppiata e non sono riuscita più a smettere.
STAI LEGGENDO
Quando il vento mi accarezzò la pelle
Ficción General© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...