26 🟥 *Il quaderno rosso* 🟥

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Si dice che i quaderni custodiscano i segreti più intimi delle persone.
La gente ci mette dentro quello che soffre, quello che ama e quello che pensa perché, anche se per sbaglio, finisce per macchiarla lo stesso, qualche pagina, delle cose che si porta nell'anima.

Per qualche giorno faccio finta che quello di Samuele non esiste. A scuola lui si comporta come se fossimo degli estranei, come se non si fosse deliberatamente fermato alle mie spalle, immobilizzato contro uno scaffale e letto ad alta voce una poesia d'amore di Neruda.

La relazione con Margherita va a gonfie vele. Quando mi vedono nel corridoio ridono. Lui è spigliato, popolare, bello da far paura, con accanto una spigliata, popolare e bella da far paura. Sono come le coppie dei licei Americani, ma senza il baseball di mezzo.

A differenza loro, Mattia è gentile. Facciamo merenda insieme a ricreazione e mi racconta qualcosa dei suoi progetti futuri. Dice che vuole andare a studiare a Milano. Un pomeriggio ci vediamo per andare a correre e mi fa promettere che terminato il liceo lo seguirò.

«Promettimi che verrai»

Ci fermiamo a una fontanella.

Ho il fiatone, cerco di non scoppiare a piangere per il dolore ai polmoni. «Ma come? Manca ancora tanto, come faccio a prometterti una cosa del genere?»

«Promettimelo e basta»

«A che ti servo io? Perché mi vuoi con te?»

«Ho bisogno di una persona vera nella mia vita»

Non riesco a dire nulla.

Mattia si stiracchia. «So che sembra assurdo. Ma vorrei andare al mare»

Sollevo un sopracciglio. «Impossibile. Ma ho una valida alternativa» Guardo il display del telefono. «E l'ora sarebbe perfetta. Ti va?»

«Sì, certo che mi va»

~•~

Fissiamo l'atrio attraverso la porta vetrata dell'ingresso, nascosti nella semioscurità del tramonto. La ragazza alla reception conclude una telefonata, riaggancia e si avvia spedita verso l'aria ristoro.

«Forza, sbrighiamoci» dico. «È andata a cenare. Non ci sarà nessuno per la prossima ora»

Afferro la mano di Mattia e a passi felpati, ridacchiando a bassa voce, sgattaioliamo dentro e raggiungiamo la piscina passando attraverso le docce deserte.

«Adesso ci facciamo un bagno» dice lui, fermo sul bordo, a un passo dall'acqua.

«Io no. Però dato che volev...»

Non ho il tempo di riflettere, né di finire la frase. Mattia mi afferra per i fianchi, mi stringe addosso a sé e balza all'indietro. Mezzo secondo. Un urlo di sorpresa. I miei piedi perdono contatto con la terra ferma e il mondo diventa freddo, l'aria irrespirabile, la prospettiva annebbiata.

Mattia nuota verso di me, facendosi spazio con le braccia. Mi raggiunge, ci guardiamo a un palmo di distanza e io penso che non ho mai visto in vita mia degli occhi tanto belli e fragili quanto i suoi. Lo guardo come se avessi paura di vederlo sparire da un momento all'altro, come se ne volessi serbare il ricordo per quando non sarà più nella mia vita.

Lentamente, affioriamo in superficie.

Ansimanti.

«Stronzoooooo» urlo. «Traditore, mi ha preso alla sprovvista»

Mi spruzza l'acqua addosso, ridendo. «Da sola non ti saresti mai buttata»

Lo splash e la mia voce rimbombano sulle pareti spoglie, illuminate dai fari bianchi artificiali. «Invece sì, se mi avessi dato un po' di tempo»

Quando il vento mi accarezzò la pelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora