Sui colli, la vista, è spettacolare. I pullman, lo smog e i rumori sono spariti. La terra non è più grigia ma verde e oro: un gigantesco manto che si estende in lungo e in largo, punteggiato da piccole casette che sembrano uscite da un presepe. Intorno a noi campi di grano, ulivi e querce che ci osservano da ogni angolazione mentre saliamo di quota e Bologna, alle nostre spalle, rimpicciolisce.
La torre degli asinelli fa tenerezza vista da quassù. Esiste una credenza che impedisce agli studenti di salirci prima della laurea. Io sono una persona molto scettica per natura. Ma se giro la testa e guardo indietro, se chiudo un occhio e metto a fuoco la visuale, la torre è talmente piccina che riesco a tenerla tra due dita e smette di farmi paura.
L'ultima volta che sono venuta qui è stata a Ferragosto con mamma, papà e Andrea. Ma in quell'occasione non notai, intorno a me, la stessa bellezza che sto vedendo oggi. Forse è vero che il difetto più pericoloso degli esseri umani è il non riuscire a vedere al di là del loro naso quando la vita li sommerge di problemi.
Credo che stupidità, ingenuità e spensieratezza facciano parte della vita, ma che non siano elementi che definiscono una persona. Cioè: noi non siamo gli sbagli che commettiamo né le disgrazie che ci capitano e neanche le lacrime che versiamo. Noi umani siamo il risultato delle nostre esperienze. Ma le esperienze sono terrene, a differenza della sensazione che provo quando disegno, che è divina, come se a guidarmi fosse una sorta di scintilla che non ha a che fare con la persona ma con l'anima.
«Ehiiii» urlo nell'orecchio di Mattia, contrastando il rombo forte del motore.
Si volta un attimo, il sorriso splendente e i suoi denti bianchissimi. «Sììììì?»
«Qual è la tua scintilla divina?»
«In che senso?»
«Beh, quella cosa che fai in modo spontaneo senza pensare né alla vita né alla morte»
«Correre in moto, forse. O ai go-kart»
«Allora sei un tipo tosto»
Ridiamo, ed è incredibilmente bello farlo così, in groppa a una moto, senza pensieri, senza complicazioni, come un'adolescente qualsiasi.
«È solo che... te l'ho detto. Tutte le cose che hanno a che fare con il vento sulla pelle e il corpo attivo e l'adrenalina, non mi fanno pensare. E la tua scintilla?»
«Disegnare» dico d'istinto. Non ho bisogno neanche di pensarci: lo so e basta.
«Allora io sono tosto, tu sei fortunata»
«Perché sono fortunata?»
«Perché la tua scintilla divina sarà il tuo futuro lavoro. Io mica posso correre con la moto per lavoro»
«Ma sì che puoi farlo. Puoi fare come quello ... come si chiama quello famoso che fa le gare con la moto, daiiii. Non mi viene il nome»
«Chi, Valentino Rossi?» suggerisce.
«Sì, come quello. Bravo» esclamo.
«Te sei pazzaaaaa. Io devo iscrivermi ad architettura. E te devi mi devi raggiungere fra due anni. Abbiamo già fatto i progetti. Non farmi venire strane idee in testa»
«Ma noooo dai, Matti. Segui la tua scintilla divina. Ti pregooooo»
«Ci parli te con mia madre?»
«Sì, lo faccio»
In realtà non so se ho il coraggio di farlo davvero. Ma in questo momento direi di tutto pur di convincerlo a seguire la sua passione e non farlo imbarcare in una professione che potrebbe renderlo ricco ma infelice per il resto della sua vita.
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...