La professoressa Santaltello vuole che le mostri il disegno sulla paura/dolore, ma io non sono ancora pronta, prendo tempo e intanto mi concentro su un'altra emozione che ci ha detto di rappresentare: la gioia. Sembrerà strano, forse da pazzi, ma ho deciso prendere due piccioni con una fava e di disegnare la gioia sul murales della parrocchia. La prof, una delle ultime volte, ha detto che non dobbiamo avere paura di esprimerci e che nel murales dobbiamo metterci noi stessi, un po' di ciò che proviamo, di ciò che siamo. E oggi, anche se fa freddo e il cielo è nuvoloso, anche se il fiato mi esce a nuvolette dalla bocca, io so finalmente come esprimermi senza affogare nei ricordi più dolorosi del mio passato.
Dopo trenta minuti che coloro senza sosta mi viene un'idea grandiosa, così vado a prendere un altro spray dalla cassetta e riempio di nero metà di una delle colombe che volano nel cielo. Le altre sono state già colorate tutte di bianco. Solo la mia è metà corvina e metà bianca, tipo come lo Yin e Yang.
«Luana, cosa hai fatto?»
La professoressa si ferma al mio fianco e io la guarda con la coda degli occhi. Sorrido, compiaciuta dalla sua reazione, e mi rendo conto che è sorpresa almeno quanto metà dei miei compagni di classe. Nessuno si aspettava una cosa del genere, soprattutto da me, che tendo ad essere passiva e a non prendere mai iniziative.
«Ho colorato di nero la colombina. Bella, vero prof?» Non riesco a smettere di guardarla. Sono proprio soddisfatta.
Credo di amarla.
«Ma le colombe sono tutte bianche. Questo cosa dovrebbe essere? Un corvo? Metà corvo e metà colomba?»
«No, è una colomba metà nera e metà bianca. Ha presente lo Yin e lo Yang? Ecco, ho voluto rappresentare le sue due personalità. Insomma, mica è colpa sua se è nata tutta bianca. Magari dentro, in questo momento, si sente nera come la pece, però tutti continuano a guardarla credendola simbolo di pace. Ho voluto dare una chance alla colombina per essere quella che davvero è, per esprimersi completamente e totalmente. E dato che lei ci ha chiesto di rappresentare la gioia...» allarga le braccia verso il muro. «Tadàn! Ecco a lei la gioia, prof. La gioia è libertà. Libertà di sentirci come ci sentiamo senza pressioni esterne, senza paura di non essere capiti, senza fingere. Ma la vera gioia non è essere liberi con tutti. La vera gioia è trovare qualcuno, nella nostra vita, con la quale possiamo essere liberi di essere... liberi. Scusate il gioco di parole»
Colorare una colomba di nero per esprimere la sua interiorità può sembrare banale, ma per me ha un significato profondo. In un certo senso, questa colomba sono io: costretta a sorridere e nascondere i miei veri sentimenti perché gli altri non li capirebbero.
Ma se sto riuscendo io, a liberarmi del male superfluo, allora può farlo anche una colomba! (Motivo per cui l'altra metà l'ho lasciata bianca). È come se negli esseri viventi convivessero due opposti: qualcuno non ne è consapevole e crede di essere solo in un modo, dando peso a una minima parte di sé e dimenticando che l'equilibrio, in realtà, sta nel mezzo.
La professoressa mi accarezza i capelli, sorridendo. «Brava Luana. Bravissima»
Credo che mi abbia capita. Credo che abbia capito che questa colomba sono io. Che questa colomba è lei. Che questa colomba siamo tutti, in realtà.
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...