Durante la ricreazione scendo giù in cortile. È affollato, ma riesco a trovare un posticino solitario sulle scale antincendio, dove regna la quiete assoluta e posso osservare tutto senza essere vista, come se fossi un alieno da un altro pianeta.
Questa prospettiva mi piace. Infatti, non riesco a concentrarmi sul romanzo che ho appena iniziato. Guardo Margherita, seduta su un muretto, accendersi una sigaretta. Dopo due tiri la passa a Mattia, mentre Samuele fa lo sgambetto a uno sfigato della mia classe e Daniele scoppia a ridere. Sono così disgustosamente felici, spensierati e pieni di sé che gli vomiterei in faccia. Giuro. Sento il ribrezzo sulla pelle e il pallore sul volto, mentre li fisso.
Incrocio le braccia sul seno e metto in testa il cappuccio nero della mia giacca a vento. Ficco le cuffie nelle orecchie per provare a rilassarmi prima di altre tre asfissianti ore di lezione e con Someone you loved di Lewis Capaldi mi isolo dal mondo esterno.
Nel frattempo, Serena si è aggiunta al gruppetto felice. Lei ha i capelli lunghi e scuri come Megan Fox, labbra carnose come Angelina Jolie e frequenta la sezione A. Questa estate, con Margherita sono diventate pappa e ciccia. Si salutano con un bacio sulle guance e cominciano a parlare, mentre io osservo tutto dall'alto.
«....» dice Serena.
Le loro labbra colorate di rossetto si muovono, ma io non posso sentire nulla.
«....» Margherita le mostra un sorriso annoiato, i capelli biondo cenere mossi sulla schiena e quell'espressione un po' da dura e un po' da bambina. «...»
«...»
Chissà cosa si stanno dicendo.
Margherita si sbatte una mano in fronte, l'espressione adesso costernata. «....»
Serena si accende una sigaretta, solleva la testa e si accorge che la sto fissando. Io però non faccio una piega e rimango immobile. Margherita segue la direzione del suo sguardo e i nostri occhi si incrociano di nuovo, ma questa volta rimangono agganciati per un attimo di troppo. I suoi, azzurro cielo, scavano dentro i miei, verde scuro. Ma io sono brava a scollegarli dal cuore e fino alla fine non mostro emozioni, se non indifferenza, noia e menefreghismo.
Serena mi fa la L di Loser in fronte.
Significa Perdente.
La sua espressione si riempie di disprezzo.
«Stronza» ricambio con il dito medio, sorrido falsa e torno a immergermi nella lettura del giovane Holden, sperando che abbia capito il mio labiale.
Riesco a mantenere la concentrazione solo per una pagina e poi ci rinuncio.
Chiudo il libro, incazzata, e rimango immobile, spalle contro la ringhiera e ginocchia strette al petto, ad ascoltare musica inglese. Fisso il nulla davanti a me per minuti interminabili e non ho lo sbatti di muovermi nemmeno quando la mia visuale viene occupata da Margherita.
«Amo, ma che cazzo ci fai sola qui? Vieni giù con noi, no?» Infila una gomma in bocca e si siede accanto a me sulle scale antincendio, masticando. «Peccato che non sei venuta alla festa di inizio anno. Mi sono ubriacata, non puoi capire.»
Sono impassibile mentre lei, su di giri, mi mostra una foto dopo l'altra della festa a cui non ho, volutamente, partecipato. «Daniele ha provato a baciarmi e ti giuro che avrei ricambiato se non avessi avuto paura di vomitargli addosso. Dio, amo, ti avrò chiamato mille volte, ma mi dava sempre la segreteria. Che fine hai fatto?»
Il profumo della sua big Babol mi penetra nelle narici. È brutto, orrendo, non voler guardare in faccia una persona ma al tempo stesso desiderare di farlo per riuscire a dire ad alta voce tutto quello che ti passa per la testa.
STAI LEGGENDO
Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...