Il preside ha deciso che lavoreremo al murales ogni mercoledì, venerdì e domenica, fino a Natale. La parrocchia non ha fondi per pagare dei pittori professionisti e quindi noi studenti siamo costretti a fare una sorta di beneficienza. Credo che la questione delle valutazioni finali sia solo un ricatto ideato dalla professoressa per costringerci a impegnarci. Infatti...sta funzionando.
Io e Mattia andiamo in parrocchia insieme, prendiamo il pullman e ascoltiamo musica per tutto il tragitto.
A volte gli trovo qualche nuova botta in faccia, ma la maggior parte delle volte rimango zitta per non essere invadente.
Adesso che il lavoro procede spedito, la Santaltello è più tranquilla e si limita solo ad alzare le sopracciglia mentre facciamo i contorni degli alberi.
A quelli del quarto e del quinto sono toccate raffigurazioni astratte e non vorrei essere al loro posto, dato che l'astrattismo è una roba davvero grossa e molto più difficile rispetto a dei miseri alberelli.
Giorno dopo giorno aggiungiamo qualcosa di nuovo e la figura comincia a prendere forma. Alcuni miei compagni si annoiano e non sono interessati a realizzare un murales per qualcun altro.
Secondo la professoressa la noia è un buon punto di partenza per capire come potrebbero essere dipinte le emozioni.
«Forza ragazzi» Un sorriso le si allarga sul volto, mentre cerca di guardarci tutti camminando avanti e indietro. «Basta lamenti. Lasciatevi andare. Non fate sempre tutto meccanicamente. I più grandi artisti del mondo erano geni perché oltre a studiare, mostravano anche la loro visione del mondo in base al loro stato d'animo. Chi si ricorda come si chiama questo?»
«Espressionismo?» rispondo. «Giusto?»
«Esatto Luana. Espressionismo. Non abbiate paura di esprimervi come volete, mai. Con nessuno.»
E se non riuscirò mai più a esprimermi?
Forse sono rotta, la mia mente è danneggiata irrimediabilmente.
Vorrei che la stessa ingenuità di una volta facesse ancora parte di me.
Non è che una persona può cambiare radicalmente il suo carattere da un momento all'altro!
Ci dev'essere ancora un pezzettino della Luana di prima in quella di ora.
Lunedì mattina, durante il tragitto verso scuola, mi dico che da oggi in poi il mio obiettivo sarà quello di andare alla ricerca della Luana di prima.
C'è chi punta a fare soldi, io mi accontento di ritrovarmi!
I viaggi su quattro ruote agevolano la mia riflessione: sarà per il movimento costante dell'auto, il sentirmi cullare come se fossi sospesa in aria; sarà per il mondo che continua a muoversi e io che rimango a osservarlo immobile da dietro un finestrino.
A scuola ricominciano le domande ingombranti.
La campanella suona e io mi faccio strada tra la calca, ignorando le esclamazioni sulla sbronza del sabato sera e su quell'ennesimo bacio non dato; io che invece ne ho dato uno di troppo.
Pensieri morbosi e assillanti mi seguono tra una lezione e l'altra mentre tento di seguire la voce dei professori e rispondo a monosillabi solo se vengo interpellata.
Perfino dire 'presente' all'appello è qualcosa che mi ha sempre dato sui nervi. Non mi piace parlare e attirare l'attenzione. Mi piace riflettere.
Il fatto è che al mondo d'oggi tutti parlano troppo e riflettono poco. O chissà, forse sono io a parlare poco e a riflettere tanto.
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Quando il vento mi accarezzò la pelle
General Fiction© 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 (𝗔𝗹𝗹 𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁𝘀 𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗲𝗱) Qualsiasi riproduzione dell'opera, totale o parziale, è vietata e punibile dalla legge. «Rifugiati nelle immagini felici per ritrovare la bellezza che hai perso...