1. Coincidenza

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"Dopo questa meravigliosa giornata di sole e musica, vi auguriamo la buonanotte!Ci sentiremo sempre su questo canale domani mattina, alla solita ora!"

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"Dopo questa meravigliosa giornata di sole e musica, vi auguriamo la buonanotte!
Ci sentiremo sempre su questo canale domani mattina, alla solita ora!"

"Oh, fanculo...".

Oramai il cielo era buio, e le strade stranamente vuote. Ma come biasimarle le persone normali, l'orario di lavoro finiva generalmente molto prima ed avevano la fortuna di tornare a casa e cenare ad orari fattibili ed ordinari.

Addirittura la radio mi aveva fatto capire quanto fossi solo. E senza la loro telecronaca, qualche quiz sconclusionato e le loro battute che ancora non capivo chi riuscissero a far ridere, cosa mi restava?
Quel sottofondo monotono di musica per le serate.
Una musica così fastidiosa da farmi crescere il sonno represso, che mi portò ad appoggiarmi al palmo della mia mano in maniera quasi pigra.

A volte mi arrivavano delle chiamate alle quattro del mattino, o all'una di notte dalla segretaria.
Ochaco Uraraka, una ragazza sempre entusiasta di ogni cosa, ma che il nostro capo sfruttava fino al midollo. Poverina...

Un capo che voleva sempre i documenti più assurdi ad orari improbabili! Venivo pagato secondo voi per quei viaggi in più? Assolutamente no.

Ed ho mai visto la faccia di quel verme? Pff, no.

Da quanto tempo non uscivo a bere un caffè con qualcuno? O una cena fuori?
Veramente troppo... Ma ero costantemente a fare consegne su consegne per l'azienda per cui lavoravo, e quando potevo avere un po' di tempo per svagarmi e staccare la spina da quell'inferno fatto di corse e guide, di sicuro non andavo a pensare a "Ma perché non chiedo a qualcuno di uscire?".
No, assolutamente no. La mia serata relax doveva essere una vasca piena di acqua bollente e sapone profumato, una o due bottiglie di vino ed il mio computer.

Adoravo guardare film, serie TV, anime, godevo delle vite frenetiche e piene di emozioni di quei personaggi, sperando che quella frenesia potesse in un qualche modo entrare nella mia di vita.

Oppure, ordinare una pizza, o del cibo spazzatura, una cassa di birra e il cielo notturno, un buon libro o un manga.
Casa mia non era enorme, anzi, un monolocale adatto alla mia vita, vuoto come lei, ma una cosa avevo di meraviglioso: la terrazza.
L'avevo adibita ad uno spazio tutto mio, quella superficie esterna che sennò sarebbe stata anch'essa vuota, con qualche sdraio, lanterne, tavolini e divanetti.
D'estate il cielo era sempre così meraviglioso!

Un pigro sbadiglio lasciò le mie labbra, e mi stropicciai gli occhi con sonnolenza, sospirando pesantemente. In quel momento, ciò che desideravo più di tutto, era il mio letto e il ventilatore.

Osservai lo schermo del mio telefono illuminarsi, quando il nome di Ochaco apparve sullo schermo.
Un gemito frustrato lasciò le mie labbra, non volendo rispondere. Se magari non avessi toccato il tasto verde, nessuno mi avrebbe disturbato, no...?

Sospirai, scuotendo la testa, scrollando l'icona: "Ehi, Ochaco. Tutto okay...?".

"Izuku! Mi dispiace disturbarti! C'è stato un grosso problema e il capo mi ha obbligata a dargli il tuo indirizzo! Hai preso la tua borsa dall'ingresso?".

Aggrottai le sopracciglia, abbassando con rapidità lo sguardo verso la borsa a tracolla in cuoio che avevo appoggiato ai piedi del sedile del passeggero.
"Aspetta, controllo...".

Che fastidio. Viva la privacy, giusto?
Strinsi i denti, lanciando rapide occhiate alla strada mentre mi piegavo per raggiungere la borsa.
Un grosso malessere momentaneo mi avvolse, quando guardai il bottone dorato di chiusura, spiccava estremamente bene sul cuoio scuro: B.K.

"Merda... - Sibilai a denti stretti, maledicendomi mentalmente di non aver osservato meglio prima di afferrare la borsa - No, non ho la mia. Ho la sua".

"Per fortuna! Stava già sbraitando sul mondo intero, sarebbe capace di fare esplodere l'intera città. Dovrebbe esserci il suo computer lì dentro, ne ha bisogno per finire dei lavori. Grazie Izuku, sei sempre un tesoro".

Annuii sommessamente, riattaccando il telefono e lanciando uno sguardo di puro odio a quella dannata borsa. Come diavolo avevo fatto a non accorgermi della differenza?
La mia era abbastanza logora, la vecchia borsa di lavoro di mio padre... Quella aveva il cuoio lucido, pulito, perfetto. Non una crepa, non un graffio.

"Chissà che c'è dentro...". Sussurrai, sganciando la grossa fibbia dorata, e osservando l'interno della borsa. Addirittura il portafoglio! Chissà quanti soldi si portava dietro quello sbruffone...
Si era voluto fare gli affari miei, chiedendo il mio indirizzo di casa? Ecco, viva la privacy, come ho detto prima.

La strada fortunatamente era vuota, anche se mantenevo una certa concentrazione su ciò che mi circondava. Ma una lampadina si accese nella mia mente: magari c'era un documento in cui si vedeva la sua faccia.

Mi immaginavo il signor Bakugo come un uomo pelato, grasso e con grossi orologi di marca, uno per ogni giorno della settimana. Di quelli che portano quegli occhiali da vista sempre un po' oscurati, magari con quelle gradazioni di lenti colorate, tendenti al blu.

Sorrisi appena, iniziando a tirare fuori il documento.
Ma non ebbi molto tempo di vedere qualcosa, perché due fanali abbaglianti mi apparvero da sinistra, scontrandosi direttamente con la mia vettura.

Non ho idea di ciò che successe dopo, di chi mi trovò, di chi chiamò i soccorsi.
Solo due occhi mi apparvero nella mente, contornati dal buio totale.

Due occhi distaccati, superiori, contornati da iridi rosse accese come le fiamme dell'inferno.

Due occhi distaccati, superiori, contornati da iridi rosse accese come le fiamme dell'inferno

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Era un bel po' che pensavo a questa storia. Non ho idea di come potrà uscire fuori, sono curiosa, molto!

Continuavo a pensarci, ad immaginarmi scene continue, e mi sono detta "Ma dai Fede, iniziala. Che male c'è?".

Quindi, eccomi qua con il primo capitolo di "Rescue Me"!

Spero vi piaccia <3

-Apple.

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