8. Verità

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Ti rendi conto che non sei una fottuta spia?! Che cazzo ti sei messo addosso, ah?!

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Ti rendi conto che non sei una fottuta spia?! Che cazzo ti sei messo addosso, ah?!

Alzai gli occhi al cielo, mentre tiravo su il cappuccio della mia giacca mentre camminavo per i corridoi dell'ospedale, ed avevo scelto addirittura un look totalmente nero, giusto per entrare nella parte. Non mi andava molto di vedere persone, soprattutto per lo stato in cui ero!

Sembravo un folle, occhi sgranati e movimenti scattanti. Però... Nonostante quell'enorme stranezza...

Ero vivo.

Sentivo il mio cuore battere.

Batteva per davvero, emozionato, quasi... Felice.

Entrai nel reparto della terapia intensiva, iniziando a guardarmi attorno con curiosità, alla ricerca della stanza giusta.
L'ospedale aveva quell'odioso odore di disinfettante, che pungeva le narici in maniera insopportabile. Come facevano i medici e gli infermieri a passare giornate continue immersi da quegli odori?!

Più mi muovevo in quel corridoio, e più scosse elettriche mi oltrepassavano le vene, facendomi fremere quasi dall'emozione.

Ero io? O era lui?

Siamo vicini.

Giravo gli angoli, percorrevo infinite strade senza vita, osservavo le persone... E mi piaceva.

Quella sensazione così forte da farmi accelerare il passo e da non farmi sentire la fatica di ogni singola falcata.

Chiedi dove cazzo è la mia fottuta stanza.

"Mi scusi!". Iniziai, provando ad attirare l'attenzione di qualche infermiera, che in risposta mi scuotevano la testa ed andavano via, indaffarate.

"Credo che abbiano da fare, la trov-EHI!".
Gridai subito dopo aver terminato la frase, quando le mie gambe svanirono dal mio controllo, ed iniziarono a muoversi in totale anarchia.
Cercavo di fare resistenza, ottenendo un passo pesante e poco delicato, come se il terreno mi stesse risucchiando i piedi ad ogni movimento.

"Ridammi... Il mio... Corpo...". Ringhiai tra i denti, aggrappandomi alle cosce per poter fermare quella follia, ma niente riusciva a bloccare quelle gambe che ormai avevano vita propria.

"S-signore...? Sta... Bene?".

"Ah?! - Ed ecco che non vidi più niente, sentivo solamente, avendo perso la capacità di scelta su di me, sul mio corpo - CERTO CHE STO BENE!".

La mia visuale ritornò, trovandomi di fronte degli occhi terrorizzati e strabuzzati, di una povera infermiera che aveva iniziato, in quel momento, il suo turno.
Le mie mani erano agganciate al suo camice rosa, sul colletto, potevo vedere le mie nocche totalmente bianche dalla stretta.

Volevo parlare... Ma la voce mi moriva in gola ad ogni mio sforzo.

"DOVE CAZZO È LA MIA... LA STANZA DI BAKUGO KATSUKI?!".

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