31. Paura

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Avevi detto una birra, o sbaglio...?

La voce divertita di Katsuki rimbombava nella mia mente ormai confusa ed annebbiata, mentre stavo stravaccato sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera.

Tre bottiglie di birra vuote ormai circondavano il mio corpo, mentre la quarta già quasi vuota era stretta tra le mie dita posta tra le gambe.

Ma i miei occhi fissavano colui che si rifletteva nello specchio di fronte a me...

Guardavo quei capelli ricci, senza un senso preciso, disordinati come sempre, le guance arrossate e gli occhi lucidi dall'alcol... L'occhio destro, verde, quel verde che solitamente si abbina alla speranza...

Ma io non vedevo quella bellezza, io vedevo solamente il verde di una foresta ombrosa, cupa... Nostalgica.
Un verde che non dava spensieratezza, ma dava semplicemente un'emozione negativa.

Ma quel dubbio si insinuò nella mia mente sovraccarica di pensieri, e ragionai... Da quanto tempo io non vedevo quella speranza? Quella gioia riflessa nei miei occhi?

Da troppo tempo... E volevo tornare a vederla.

Volevo ricominciare ad essere felice, come aveva detto lui...

Io dovevo sforzarmi, dovevo riuscire ad alzare il culo e prendere quel sentimento che tanto mi spettava.

Non era solamente per degli eletti, no? Potevo essere felice anche io, dannazione!

"Ne... Ne voglio un'altra...". Sbiascicai appena, trangugiando le ultime sorsate di birra che andarono giù come se fosse acqua.

Da sempre ero stato troppo lucido... Avevo bisogno di annebbiare i miei pensieri, per poter affrontare ciò che io in realtà non vedevo.

La felicità... Quella puttana che non si faceva mai vedere...

Merda... Sei proprio arrabbiato.

Quella voce sembrava percularmi, e cominciarono a prendermi le mani.

Come si può fare scivolare ciò che avviene? Come si fa a far sembrare i brutti avvenimenti come acqua piovana che, con una scrosciata viene giù furiosa, per poi andare via, evaporando con i raggi ed il calore del sole...

Io mi facevo toccare da tutto ciò che accadeva... Sempre, era inevitabile.
Il mio pensare esageratamente troppo mi portava sempre a buttarmi giù...

E volevo dire addio a quegli stupidi pensieri!
Quegli stupidi pensieri che erano parte di me!

"Ancora... Un'altra birra...".

Piano nerd... Vacci piano.

"Mh... No... No, ancora... Una sola...".

Lo hai detto anche prima...

Il volto riflesso divenne più duro, i lineamenti non erano i miei... Quelli che ero abituato a vedere...

E quando provai a sollevarmi, a muovere le gambe, quella sensazione formicolante mi afferrò, come una morsa, bloccandomi al letto.

"C-cazzo... Lasciami... Lasciami ora...".

No, Deku... Non ti lascio andare....

"Sì! Sì, perché lo hai già fatto! Lo... Lo hai già fatto".

L'alcol ti fa essere più stronzo, sai?

"No! Io voglio esserlo, perché gli stronzi vivono meglio!".

La mandibola del mio riflesso si tese, il suo sguardo vacillò per un attimo, impercettibilmente, e poi... Poi il mio corpo scattò in piedi, ed i passi che tentavo di combattere si mossero, pesanti, quasi ad imprimere sul pavimento ogni movimento.

"Ora... Ascoltami bene, razza di imbecille... - Le labbra si muovevano, solamente quelle riflesse, e l'indice si puntò nella mia direzione, bloccandomi sul posto - Non dare la colpa agli altri se le cose non vanno come vorresti! Non è sempre colpa di terzi, lo sai vero?! Se qualcosa non va, affronta la vita come un fottuto adulto, e combatti per andare avanti. Cosa sei, una mammoletta? Un fottuto bambino che frigna alla ricerca della mamma?!".

"Io?! Io do la colpa agli altri?! 'Tutti mi odiano, ecco perché non ho nessuno', sbaglio o sono tue queste parole?! - Sbraitai, premendo la mano su quella superficie liscia e fredda, gesto che venne ricambiato dall'altro me - Io... Io non so che cazzo fare!".

"Ed allora chiedi aiuto!".

Un freddo gelo calò su di me... Anzi... Su di noi.

Le ossa sembrarono incrinarsi, come se delle lastre di ghiaccio si fossero espanse dentro di me...

Chiedere aiuto...

Aiuto...

Il mio labbro inferiore tremò appena, alla ricerca di qualcosa da dire... L'ennesima scusante...

"Tu... Tu chiederesti aiuto...?".

"Io l'ho già fatto... E voglio uscire da questa situazione per... Per poterti ringraziare... Perché tu... Tu mi hai salvato, e stai continuando a farlo... Ed io ora voglio aiutare te...".

Mi girai, di spalle... Distogliendo lo sguardo da quell'immagine così fastidiosa... Così reale...

"E come puoi aiutarmi...?". Mormorai, lasciando le braccia morte lungo i fianchi, con la testa china e il volto rivolto verso il pavimento.

Lasciando uscire questa parte di te che hai trattenuto per così tanto tempo... Inutilmente. Lo hai provato sulla tua pelle, Izuku... Non dare tutto per scontato... Non dare le persone per scontato, perché... Perché chi hai accanto potrebbe non esserci per sempre.

Il mio cuore si incrinò... Dolorosamente...

Perché tutti quei pensieri negativi riaffiorarono...

Ed il pensiero che quel ragazzo potesse svanire completamente, mi uccideva...

Lo avevo provato quella mattina, svegliandomi e non sentendo la sua voce... Iniettando nelle mie vene un terrore che avevo dimenticato...

Vivevo, come avevo già detto, di costanti rimpianti...

"E come posso non pentirmi di alcune scelte...? Io... Io ti... Ti vorrei davvero qui... Davvero... Ma non ci sei, cazzo! Ed odio non ricordarmi di... Di quando eravamo bambini! Lo odio!".

Un sospiro raggelante mi riempì la testa, e quasi mi fece sorridere... Un sorriso però che si spense, quando sentii nuovamente quelle parole...

Chiudi gli occhi.

Chiudi gli occhi

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[Capitolo breve, ma spero che vi piaccia...
Come è piaciuto a me 🤍]

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