15. Corpo

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"Sono... distrutto...". Sospirai, mentre mi lasciavo cadere sul letto, sprofondando nelle morbide e calde coperte che lo ricoprivano. L'inverno mi piaceva anche per quello... per quel tepore che veniva creato dalle coperte pesanti, così invitante e confortevole.
Alla fine, avevamo passato tutta la giornata fuori con Mitsuki, curiosa di conoscere ogni particolare su questo strano avvenimento, e voleva riuscire a comprendere come far tornare suo figlio.

Rendersi conto che il proprio figlio era ancora... presente, nonostante il suo corpo fosse addormentato, doveva essere stato un grosso shock. Ma, tralasciando i primi attimi in cui mi aveva preso la testa e osservato attentamente l'iride rossa, sembrava diventata una cosa estremamente normale.
Parlava a me e a Katsuki come se fossimo lì di fronte a lei, separatamente.

Ma era stato... bello. Insomma, lui aveva avuto la totale libertà di parlare ed io non dovevo trattenerlo ad ogni costo, vergognandomi di ogni sua parola di troppo scappata.
Ma era stato anche estremamente stancante. Non ero ancora abituato a stare fuori per intere giornate senza un attimo di pausa, quindi il letto mi sembrò una meravigliosa ancora di salvezza.

"Allora... dovremmo iniziare a ragionare sul da farsi... non trovi...?".

In che senso...?

"Beh, dobbiamo provarle tutte. Domani andremo in ufficio, e inizieremo a guardare tutte le varie scartoffie, problemi con i dipendenti, il motivo per cui ti odiano così tanto e-".

Io ho i soldi, questo è il fattore principale. Le persone credono che basti fare qualche moina così che io mi metta a regalare soldi, ma mi sono da sempre fatto il culo... Ecco perché mi odiano.
Le persone svogliate staranno sempre a guardare i successi degli altri, criticandoli in maniera oppressiva.

"Vedremo se è per questo... in ogni caso voglio indagare. Ti rendi conto che non è normale avere un'altra persona nel proprio corpo?!". Mi sollevai a sedere, stropicciandomi pigramente il viso, per poi alzarmi e cambiarmi, indossando qualcosa di decisamente più comodo per stare in casa.

So molto bene che niente di tutto ciò è normale. Ma che cosa posso farci io, ah?! Hai tu il comando, devi decidere tu.

"Non mi sembravi di quest'idea ieri sera... - Borbottai sfacciato, afferrando una felpa ed iniziando a spogliarmi dei vestiti - Comunque, devo vedere tutto e rendermi conto effettivamente di che cosa c'è da fare".

Perché non ti guardi?

Aggrottai le sopracciglia, non capendo quella domanda, mentre mi chiudevo l'elastico dei pantaloni: "Che vuol dire...?".

Allo specchio. Perché non ti guardi...?

Sollevai lo sguardo, incrociando i miei occhi eterocromatici, mentre la mia espressione confusa rimaneva impressa sul mio volto. Osservai come anche l'occhio destro diventò rosso e la mia espressione riflessa diventò totalmente strafottente: "Perché non ti guardi...?".

"M-Mi sto guardando...".

"Tch... no. Stai guardando il tuo volto. Perché non ti guardi?".

Scossi la testa, continuando a non capire, per poi dare le spalle allo specchio e spogliarmi della maglia: "Non sto capendo, mi guardo allo specchio".
Dopo aver pronunciato quelle parole, tutto il mio corpo si immobilizzò, dandomi un grosso fastidio.

"Cosa stai facendo?".

"Voltati".

Alzando gli occhi al cielo, mi voltai verso il riflesso ed inarcai un sopracciglio, iniziando a scocciarmi da quelle sue richieste: "Mi dici cosa vuoi...?".

"Perché non guardi il tuo corpo?".

"C-Che razza di domanda è?! I-Io lo guardo!".

"No. O meglio, da quando ti sei svegliato, prima non lo so. Non ti guardi".

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