27. Passato

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"È stato... Bello...". Sussurrai flebilmente, mentre tenevo mezzo visto affondato in quella sciarpa calda e morbida, seguendo la strada che ci avrebbe riportato a casa.

Era stato... Intenso, qualcosa che andava ben oltre ogni cosa.
L'abbraccio di un padre... Un abbraccio che aveva superato il mio corpo, avvolgendo realmente quel cuore divampante che aveva Katsuki.

Guardai quelle piccole gocce che scendevano dal cielo delicatamente, creando come una foschia leggera tutta intorno a noi.
L'asfalto iniziava a scurirsi, e le poche piante sempreverdi proteggevano qualche passante con le loro foglie, permettendo un piccolo riparo da quel temporale in avvicinamento.

Passai le dita sulla ringhiera al mio fianco, ascoltando il metallo che tintinnava ad ogni mio tocco leggero.

Era bello, no? Fermarsi dai pensieri ed osservare il mondo attorno a noi...
Anche un suono diveniva interessante, si poteva cogliere la delicatezza...

Sei così poetico, quando ti impegni...

"Ma zitto...". Ridacchiai, aggrappandomi ad un lampione e girando attorno ad esso, volgendo il viso verso quei nuvoloni così oscuri.

Avevano diverse tonalità di grigio, e quelli più minacciosi erano ancora un po' distanti.
Qualche tuono appena percepibile arrivava da lontano, rendendo frizzante quell'aria umida.

E nell'abbassare lo sguardo, osservai quel grande cancello aprirsi di fronte ai miei occhi.
Grande, imponente...

Avevo attraversato quel parco, per correre in ospedale... Avevo ignorato quel malessere che generava dentro al mio petto, avevo continuato a correre tra quei sentieri, tra quegli alberi... Avevo superato il lago, ed avevo superato quei prati ormai bagnati...

Ed in quel momento, non mi faceva più tanta paura... Perché colui che mi aveva spronato senza dirmi niente, in quel momento era con me.

Non sarebbe potuto succedere niente... No?
Non era stata colpa di quel parco... Non era stata colpa di nessuno...

Andiamo...?

"Mh... Sì...". Mormorai, sollevando il mento e muovendo quei primi passi.

Forse era stato il bisogno di arrivare il prima possibile dentro quella stanza ospedaliera, ma in quel momento sentii maggiormente quella pressione...
Ero razionale, ed ero in me...

Guardai quelle grandi cortecce che davano il loro ingresso in quel parco, osservando come i rami sembrassero sollevarsi fino al cielo, capaci quasi di toccarlo...
Da bambino me li ricordavo grandi come palazzi...

Che meraviglioso mondo sono capaci di vedere i bambini...

È sempre bello... Vero?

"Mhm... - Annuii, girando il viso da una parte e l'altra, come se fosse tutto una novità - Ha un'altra luce".

Lo vedevo con gli occhi di una persona 'matura', il mondo di fronte ai miei occhi era diventato reale... Era un parco, e non aveva capacità di ferirmi...

Non poteva strappare via qualcosa di mio, non aveva artigli o zanne, non aveva fauci capaci di inghiottirmi... Aveva degli alberi, tanta erba, e qualche cigno... Ecco, magari solamente loro sarebbero stati capaci di fare qualche danno, con delle beccate e dei morsi.

Afferrai una foglia secca, inumidita dalla pioggia, che si era adagiata su di una panchina rivolta verso il lago. Bello come sempre...

Avevo sempre immaginato di vedere qualche tipo di mostro uscire da quelle acque, ma non i mostri cattivi.. quelli buoni, quelli che vivono nelle acque e si prendono cura della natura, e diventano protettivi solamente quando ne sentono il bisogno.

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