34. Ribellione

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Non seppi per quanto tempo rimasi immobile, seduto, con i piedi penzoloni dal mio letto...

Ero confuso, devastato... Distaccato dall'intera esistenza.
Una strana morsa alla pancia si era aggrappata a me, facendomi sentire come tremende fitte allo stomaco... Per non parlare della mia bocca arida, con una tale arsura da farmi boccheggiare appena per riuscire a riattivare la salivazione.

Un branco di elefanti aveva passeggiato sopra al mio corpo, ed io non me ne ero accorto...?

Guardai le mie gambe, coperte da quei soliti pantaloni della tuta ormai vecchi, che utilizzavo per dormire...
Osservai la felpa storcendo appena il naso, cercando di ricordare... Ma ricordare... Cosa?

Mi sembrava di vivere una vita non mia...

Sospirai, sollevando gli occhi e lanciando un'occhiata verso la finestra, che lasciava entrare i dolci raggi solari del mattino, nonostante l'aria fredda ed invernale, con quelle dolci carezze naturali riusciva a scaldare, e guardai come la città si apriva timida di fronte a me, con quel bel cielo limpido...

Mi stiracchiai pigramente, sentendo i miei muscoli totalmente rilassati, ed ancora assopiti... Ma quando mi sollevai dal letto, un leggero bruciore, appena percettibile, si sparse tra le mie gambe, facendomi trattenere il respiro.

Che diamine era successo?

I miei occhi caddero sulle bottiglie di birra riverse a terra: "Non dimenticarsi una serata, per colpa di qualche birra...? Dio, sono proprio peggiorato...".

Mormorai, muovendo i primi passi pigri verso il bagno per potermi dare una sciacquata.
Ne avevo bisogno... Sarei riuscito a chiarirmi un po' le idee, no? Magari un bel getto di acqua fredda dritta contro alla mia testa mi avrebbe senza dubbio sollevato da quel dilemma.

L'acqua gelida aiutava, sempre!

"Che male...". Sussurrai, creando dei cerchi immaginari con le dita sulle tempie, poggiando il bacino al lavandino alla ricerca di un sostegno.

Doveva essere stata una gran bella sbornia...

Le mie mani si andarono a stringere sul bordo di quell'oggetto candido, tenendo gli occhi sparsi sullo scarico...
Mi sentivo vuoto, ecco.

Ma perché...?

Bastò un sospiro, e gli occhi si sollevarono... Verso lo specchio...

Mi bastò osservare il mio riflesso per comprendere, per realizzare l'avvenuto...
Guardai i miei occhi, limpidi, puri, con quella velatura lucida che sottolineava la profonda dormita... E soprattutto... Verdi.

Entrambi spiccavano con quel colore tanto bello... Ma c'era qualcosa di sbagliato.. lo sapevo.

E tutto dentro di me cominciò a vibrare, furioso, perché di fronte a me, quasi come un'illusione, apparvero quei due rubini...

Mi resi conto, che mancava una parte... Ed ormai, faceva parte di me.

"... Kacchan...". Mormorai, premendo le mani su quella superficie liscia e pulita, riflettendo ogni mia azione alla perfezione.

Non c'era nessun ghigno, e nessun sorrisetto strafottente, ero io... Spaventato, impaurito...

Perché colui che ero riuscito a ritrovare, mi era stato portato via di nuovo...

Ero egoista? Sì.. ma ogni tanto potevo permettermelo, no?
La mia mente era vuota, e mi sforzai terribilmente di poter rimettere in fila ogni mio pensiero...

E come dimenticarsi di quelle mani? Come dimenticarsi di quei tocchi e quelle parole?

Non potevo dimenticarmi di lui! Diamine, era qualcosa di impossibile!

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