2. Occhi

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Bip

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Bip.

Bip.

Bip.

La testa mi faceva male da morire... Come se tante piccole lame affilate fossero conficcate all'interno delle mie tempie e si scontrassero con le sinapsi del mio cervello.
E le palpebre, così pesanti...

Non avevo mai avuto così tanta difficoltà ad aprire gli occhi. Che ore erano? Era mattina?

Dannazione... Il lavoro.

Non mi ero nemmeno goduto quella dormita, svegliarsi con i dolori non era piacevole. Affatto.

Il male che avevo alla testa, iniziò ad espandersi sul mio corpo. Spalle, schiena, addome. Tutto era indolenzito, nonostante io fossi immobile.

Bip.

Bip.

Bip.

E quel suono? Non era la mia sveglia... Forse avevo modo di dormire ancora un po', ma un vociare fastidioso iniziò ad arrivarmi alle orecchie, rendendo il dolore alla testa ancora peggio.

"B-bas... Ta". Lentamente riuscii a sollevare le palpebre, con uno sforzo quasi disumano. La luce accecante di quella stanza mi creò del disagio immediato, obbligandomi a strizzare gli occhi quasi dal dolore.

"Tesoro mio, sei qui... sei qui...".

Mamma...?

Un verso strozzato uscì dalla mia gola, mentre riaprii di nuovo gli occhi alla ricerca della fonte di quella voce. Le figure attorno a me erano sfocate, ma riuscii a mettere a fuoco due enormi occhi verdi più vicini, che mi osservavano. Lucidi, pieni di lacrime, traboccanti di dolore.

"Ma...". Un rantolo uscì dalla mia gola, mentre provai a guardarmi di nuovo intorno, frastornato. Dove diavolo mi trovavo?

"Sh, tesoro, buono... È tutto okay... - La mano di mia madre, così rassicurante e che avrei riconosciuto tra mille, si poggiò con delicatezza sulla mia guancia, sfiorandomi con i polpastrelli - Stai bene, l'importante è questo. Sei tornato qui... sei qui con me".

"Cos... - Era così doloroso parlare, la mia gola era arida e secca, ed ogni parola o sussurro che provavo a tirare fuori erano spilli - Dove...?".

"Signora Midoriya, posso parlare? Le lasceremo il suo tempo per riabbracciarlo, ma prima dobbiamo spiegare a suo figlio che cosa è successo...".

I miei occhi vennero richiamati dalla voce al lato opposto a dove ero sdraiato. La luce era fastidiosa...
Ma la mia attenzione venne raccolta da due colori molto particolari: bianco e rosso.

Gemetti, dal dolore che avevo addosso, quando provai a sollevare almeno la schiena, ma ricaddi brutalmente sul materasso, incapace di muovermi.

"Stia fermo... Mi presento, sono Todoroki Shoto, il suo medico. Lei si trova in ospedale, in terapia intensiva successivamente ad un brutto incidente stradale. Mi può dire il suo nome? Riesce a farlo?".

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