12. Risveglio

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Una forte emicrania mi colpì come un prepotente tsunami... Ma che diavolo era successo?!

Le mie mani si portarono ai lati della mia testa, affondando le dita tra i miei riccioli che in quel momento riuscivo a sentire più disordinati del solito e leggermente umidi. Un gemito lungo, doloroso lasciò le mie labbra, mentre mi rannicchiavo su me stesso.

Ero sul mio letto... riconobbi il mio morbido cuscino, affiancato da quello un po' più rigido.

"Ma come...? Ah...". Mi rigirai nel letto, annodandomi quasi tra le coperte devastate. Non mi ricordavo assolutamente niente...
Io ero ad aspettare Todoroki e... e lo avevo visto perfino arrivare. Che...?

Aprii lentamente le palpebre, osservando verso la finestra. Era... buio.

Ero terribilmente confuso, come se avessi perso la cognizione del tempo e...

Mi risollevai di scatto, mettendomi in posizione seduta, ignorando quel grosso mal di testa che continuava a martellarmi le tempie.

"KACCHAN!".

Sh...

"C-Che... c-cosa è succ-esso?! I-Io n-non... non ricordo!".

Ti ho fatto un po' divertire... lasciami stare ora.

Mi aggrappai con forza alle ciocche verdi dei miei capelli, sigillando le palpebre con forza e lasciando uscire un basso lamento per il forte dolore: "Non puoi fare... così. Non puoi! È... È il mio corpo! Tu-".

Tch... Il tuo corpo mi ha ringraziato per tutto il tempo. Fortuna che hai me.

"C-Cosa... hai fatto...?". Lentamente lasciai scivolare le mani fino a riportarle sul materasso, mentre un peso invisibile si andò a schiantare sulle mie spalle, facendomi percepire un qualcosa di sbagliato... di irrimediabile.

Lui non rispose alla mia domanda. 

Mi alzai lentamente dal letto, sentendomi... rammollito. Il mio corpo sembrava gelatina, ed era una sensazione così fastidiosa... non mia.

Accesi la luce, socchiudendo gli occhi per potermi abituare, ed andai verso l'armadio, dove il grosso specchio si apriva di fronte a me. Osservai il mio volto, e le iridi rosse erano pronte ad accogliermi, con uno sguardo talmente serio da farmi accapponare la pelle.
Scesi con lo sguardo, osservando i miei abiti, e guardai come stessi indossando una tuta calda... Ma una cosa attirò la mia attenzione, e quando capii mi sentii totalmente morire dentro.

Mi lanciai quasi sullo specchio, iniziando a passarmi le dita sul collo, provando a cancellare quei segni che era ovvio fossero reali...

"N-No... no... no, non dirmi che...".

Tch, devi solamente ringraziarmi.

Mi mancò il respiro, mentre le mie gambe, sorrette da una forza che lentamente stava lasciando la presa su di me, indietreggiavano piano. Un moto di paura mi attanagliò lo stomaco, obbligandomi a deglutire la bile che stava risalendo.

"Come... come hai... osato...?". Strofinavo le dita su quei segni violacei, nella speranza che si potessero cancellare.
Quelli non erano lividi... erano succhiotti... ed erano stati lasciati da qualcuno.

Il terrore della perdita del controllo mi stava stringendo, come un pitone avvolge la propria preda, obbligandola ad inalare l'ultimo respiro.

Stai tranquillo, non abbiamo fatto niente con il dottore. Ma glielo ho fatto sudare...

Mi misi seduto sul letto, con gli occhi sgranati e persi dentro il mio riflesso, che manteneva l'espressione seria, non con il suo solito ghigno a decorarmi il volto.

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