37. Amore

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"Quindi... Ho passato gli ultimi mesi dentro... La tua testa...?". La voce uscì particolarmente roca, mentre l'ultima infermiera lasciava la stanza di Katsuki, ordinandoci categoricamente di non mettere più piede al di fuori di quelle quattro mura, ed io non potei trattenere quel sorrisetto che lasciava scaricare l'enorme tensione che avevo accumulato.

Lui era lì, di fronte a me, in quel lettino sul quale lo avevo visto dormiente... Totalmente sveglio.
Con quegli splendidi rubini a scrutare ogni dove, osservando quella stanza in una momentanea calma che... Beh, non si addiceva alla sua persona.

"Mhm... Sì... Nella mia testa".

"Come posso crederti...? - Sfarfallò appena le palpebre, schiudendo le labbra, alla ricerca di parole esatte - Ci sono prove...? Scientifiche o... O di qualsiasi tipo?".

Era ovvia una reazione di quel tipo...
Un idiota con il mio aspetto, balbettante e con i lacrimoni agli occhi, annuncia che quel ragazzo, risvegliato da un coma dovuto ad un incidente, ha vissuto vigile e sveglio dentro alla mia testa, potendo controllare il mio corpo a suo piacimento... Ma custodendo rigidamente il cuore.

Chi mi avrebbe potuto credere?

Le mie iridi erano tornate normali, e non c'era alcun segno di un suo passaggio...
Anche perché, come avrebbe potuto lasciarmi segni...? Con una penna? O un pennarello?

"Ecco... Prove n-no... P-però nel mio fascicolo sarà sicuramente presente l'improvvisa comparsa dell'eterocromia... L'iride sinistra era... Era diventata rossa... Come le tue... E... Ed ho dei... Testimoni che possono... Comunicarti il vero... - Deglutii a vuoto, tenendo gli occhi bassi e il cuore che sembrava essermi risalito in gola - T-Tua madre... O... O anche Eijirou... C'è anche il medico... Todoroki...".

"Il damerino del cazzo, ah? Sembra abbia un ghiacciolo nel culo... - Ringhiò stizzito, girando il viso dalla parte opposta - Poteva essere disperazione nell'avermi perso, no? Autoconvincersi che... In realtà fossi lì".

"Sì... Certo... Ma... Dicevo cose che non erano... Mie?".

Un ghigno ammorbidì i suoi lineamenti, mentre piegò il viso in avanti lasciando che i capelli gli coprissero un po' il viso, facendomi sperare che lo risollevasse almeno un po'.

"E che dicevo?".

Iniziai a giocare con la manica della mia felpa, mentre le mie sopracciglia si aggrottarono, alla ricerca di qualcosa nella mia mente che potesse convincerlo ad accettare quella strana realtà...

"Tu... Chiami tua mamma Vecchia Strega...".

"Tch... - Schioccò la lingua, facendomi salire lungo la schiena un lento brivido da farmi salire la pelle d'oca - Chi non chiama la propria madre così?!".

"B-Beh... Io la chiamo mamma-".

"Taci. Altro? Troppo facile così".

"Mh... - Mi passai una mano sulla nuca, inumidendomi le labbra - Ti diverti a dare nomi abbastanza offensivi, p-per esempio Eijirou lo chiami Capelli di Merda".

"Non è un segreto! Lo sanno tutti che lo chiamo così".

"C-Ci sei andato a letto insieme!". Sentii le mie guance in fiamme, mentre i rubini si sollevarono, con un sopracciglio alzato chiaramente incuriosito.

"Può avertelo detto lui! Non mi stai convincendo, sappilo...".

"A-Adori il p-piccante... - Sentivo il cuore battermi troppo forte, quasi a farmi male al petto, mentre tremavo in continuazione alla ricerca di un aiuto - T-Ti piace cucinare e... E sei bravo! Mh... Non... Non ti piacciono i bouquet regalati, perché... Li trovi inutili... Anche se belli. E... E fai, o almeno... Facevi tanta attività sportiva...".

"Se hai parlato con mia madre, sono tutte cose che lei sa... - Sospirò, chiudendo gli occhi e buttando la testa all'indietro, mentre le mie unghie si erano conficcate nei miei palmi generando delle fitte in me - Senti... Sarei davvero felice che potesse essere vero... Non immagini quanto... Ma potrebbe essere stata una risposta al trauma, non sono così sentimentale da poter-".

"M-Mille meno... Meno sette... Quanto fa...?". Sussurrai con la testa china, mentre il respiro si faceva quasi tagliente nella mia gola.

Non lo avrei lasciato scappare, ma mi sembrava di non riuscire a dimostrare ciò che volevo... Io non lo volevo perdere, ed avrei combattuto per riuscire a ricordarmi di lui, di ogni momento passato da bambini, di ogni giornata sotto il sole e anche quelle sotto la pioggia, con i giochi e la palla, in quelle piscinette di sabbia a creare la casa dei nostri sogni, che sembrava più un castello, mentre lanciavamo il pane ai cigni... E...

Spalancai gli occhi, sentendo il respiro mozzarsi.
Immagini frammentate, di risate e sorrisi iniziavano quasi a sbucare, come se quello sforzo di potermi aggrappare anche solo un po' a lui... Avesse aperto quel vaso che racchiudeva ogni cosa.

"Per caso hai avuto un attacco di panico mentre ero con te...? - Una lenta lacrima scese lungo il mio zigomo, mentre sollevai lo sguardo incrociando quei due rubini lucidi - Perché da quando ti ho perso... Ne ho avuti tanti... E quella è la mia conta per superarli... Mille meno sette...". Sussurrò, allungando con difficoltà un braccio, e sfiorò il dorso quella mia mano con la punta delle dita.

"Io... Sto dicendo la verità... E... E vorrei poter fare di tutto per riuscire a... Convincerti... P-Perché... Sei stato... Buono con me... E mi hai aiutato... Ed io ho aiutato te... - Frettolosamente mi asciugai quelle lacrime, cercando di raccogliere più ossigeno possibile - Sei qui... Grazie a noi... Tu sei quasi morto, e grazie a... A questo... Tu sei tornato...". Indicai i nostri corpi, mentre mi sentivo prosciugare di ogni energia... E nella mia testa risuonarono le ultime parole che mi disse l'ultima notte...

Tu promettimi di non dimenticare...

Io ti amo da sempre...

Torna a prendermi...

Sollevai lo sguardo, incrociando quegli occhi così accesi e splendidi, con le pagliuzze più chiare che li facevano brillare di intensità...

Osservai come in quegli occhi c'era sempre presente una costante sfida, come quando mi guardavo allo specchio... E percepii quella forza scorrere dentro di me, quella voglia di combattere... Quel bisogno di vivere veramente.

"Io ti ho promesso che non avrei dimenticato ciò che abbiamo passato... E non dimenticherò nemmeno il male che mi hai fatto. E lo sai perché? Perché sei un grandissimo stronzo... - Le sopracciglia chiare si sollevarono impercettibilmente nel sentire l'offesa - Mi hai controllato, mosso come un burattino... Ma cazzo, sei riuscito a stravolgermi talmente tanto la vita che... Che non mi importa di come mi hai lanciato tra le braccia di altri, di come tu mi abbia fatto toccare da mani estranee... Perché io provo davvero qualcosa di potente per te, e non mi importa di come riuscirai a sminuirmi, perché io rimarrò qui... Al tuo fianco... Ti aiuterò a camminare... A rialzarti... A guardare in faccia chiunque e farti tirare fuori quel mondo che hai dentro a quella stupida armatura che ti ostini a tenere... Sei sensibile e vulnerabile, e sei perfetto grazie anche a questo... Quindi... Mandami pure via... Io tornerò... Perché... P-Perché io... Io amo ogni cosa di te...".

Le sue dita si fermarono sulla mia mano, mentre la confusione aleggiava dentro al suo sguardo... E poi, mi si mozzò il respiro nel vedere quel sorriso...

Mostrò quei denti perfettamente dritti, le labbra screpolate che si tirarono in qualcosa di meraviglioso... E la mano si strinse alla mia, intrecciando impacciatamente le sue dita.

"Tu non sai quanto io ti abbia aspettato...".

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