26. Rimpianti

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I miei passi risuonavano in quei corridoi, nonostante il rumore dei macchinari, le corse dei medici ed il vociare di qualche paziente, io sentivo solamente i miei piedi che calpestavano il pavimento... E Kacchan

Quindi ora che facciamo? Non puoi stare lontano da me... Il che è comprensibile. Ma, se ti allontani per troppo tempo... Io muoio.
Quindi... Che facciamo? Ti trasferirai qui?

"Non dire stupidaggini... - Sorrisi appena, grattandomi il capo con entrambe le mani - Speravo accadesse qualcosa oggi, ma sei comunque nella mia testa. Bisogna aggiustare ciò che di rotto c'è... Ma se dobbiamo scusarci con tutti coloro che hai trattato male... Sarà una cosa infinita!". Mugolai alla fine, strusciando i piedi e abbassando il capo, abbattuto.

Non sapevo che altro ci potesse essere da aggiustare, magari doveva imparare a porgere l'altra guancia.. o magari ad essere più rispettoso. O forse...

Taci! Sono perfetto! Io non mi devo scusare con nessuno, CHIARO?!

"Mh... Chiarissimo...". Alzai gli occhi al cielo, uscendo fuori dall'edificio e sospirando, inalando l'aria frizzante a pieni polmoni, mentre notai come le nuvole scure iniziavano ad occupare il cielo.

Immersi il volto nella sciarpa che era avvolto attorno al mio collo, mentre i miei occhi scorrevano su tutte le figure presenti in quel parcheggio aperto.

L'ospedale era un dolore costante per molti... C'è chi non ha mai avuto un'esperienza positiva dentro quelle mura, e che deve continuare a portarsi sulle spalle quel dolore ogni volta che ci mette piede.

Perché alla fine, in un mare negativo, una minuscola luce positiva che effetto potrebbe fare...?
Il dolore è molto più devastante della felicità...

Perché il male è come un virus, no? Che si espande, feroce, attaccandosi ad ogni sprazzo di gioia e spensieratezza... Annulla ogni cosa, con cattiveria, mutando la visione di tutto.

"Come ci organizziamo...? Siamo stati nel tuo ufficio, abbiamo visto il tuo corpo ed i tuoi genitori, ti ho toccato eppure siamo sempre al punto di partenza... O forse peggio! Sei praticamente morto, quindi... Mh... Quindi dobbiamo muoverci. Dovrei parlare con-".

"Midoriya...?".

Sobbalzai sul posto, percependo una strana sensazione al petto che si aggrappò con tutte le sue forze.
Una voce maschile, che avevo già sentito poco prima, mi fece voltare, vedendo il padre di Katsuki...

Occhi scuri, capelli castani... Ma quello sguardo era qualcosa di straordinario. Aveva gli occhi buoni, e calmi, sicuri di sé, forti... Ed era bello vederlo al fianco di Mitsuki, perché sembravano due opposti!

Quei baffetti lo facevano sembrare un uomo ancora più dolce, e quelle rughette che contornavano il suo sguardo mentre sorrideva gli donavano.

Eppure, non ricevetti alcun tipo di commento interno, la voce di Katsuki rimase silenziosa, solamente il mio cuore batteva molto più prepotentemente.

"S-sì... M-Mi dica...".

"Ehm... In realtà non so esattamente cosa dire... È stato tutto molto... Strano - Si grattò il capo, una volta arrivato di fronte a me - Non ho ancora capito che cosa sia successo... Ma ti volevo ringraziare, con tutto il mio cuore. Non mi importa se... Hai fatto una qualche strana magia, non mi importa davvero... Il suo cuore ha ricominciato a battere come aveva sempre fatto, e questo è l'importante...".

I suoi occhi si velarono di grossi lacrimoni, ma non scesero mai, rimasero incastrati tra quelle ciglia, mentre li chiuse e piegò il capo all'indietro rivolgendosi con il viso verso il cielo: "Da quando gli ho dato in mano l'azienda, è cambiato tutto... Lui... Io... Entrambi abbiamo fatto un cambiamento, e non mi piace... - Scosse la testa, prendendomi teneramente una mano tra le sue, e dando qualche pacca sul dorso di essa - Vorrei solamente poterglielo dire... Vorrei... Vorrei tanto riuscire a dirglielo.. mia moglie ha tentato di spiegarmi cosa sta avvenendo... Non so se crederle, è una cosa talmente assurda...".

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