"Non puoi portarmi in giro come se fossi uno zainetto! Volete dirmi che cosa sta succedendo?!".
Non avevo idea di quanto tempo io avessi passato sulla spalla di Natsuo, come un sacco di patate ciondolante.
Avevo girato per corridoi, vedendo quella stanza sempre più lontana, ed avevo attraversato quel labirinto ospedaliero sotto gli sguardi confusi ed al tempo stesso divertiti di tutte quelle persone.Ma lui non rispose, saliva e scendeva scale, e per un attimo mi venne addirittura da pensare che in realtà mi stasse facendo fare solamente un giro... Doveva perdere tempo?
Chi lo sa! Sapevo soltanto che ero arreso, con il gomito poggiato sulla sua schiena e il mento sul palmo della mia mano.Se avessi tentato una guerra contro quel colosso, avrei perso rovinosamente senza troppi problemi.
"Non c'è bisogno che tu lo sappia...". Venne spinta una porta esageratamente pesante, potei percepire i muscoli sotto di me contrarsi, e poi un'aria fredda mi colpì totalmente, facendomi sobbalzare.
I brividi mi fecero tremare appena, ed i piedi toccarono il terreno.
Ero confuso? Ovvio. Ero stato portato sul tetto, al freddo!Un vento gelato mi colpiva, e tentai con rapidità di avvolgermi la sciarpa al collo.
"Ma che...?! Perché sono sul tetto?!".
"Non ringraziarmi".
Ed in grosso tonfo mi fece spalancare gli occhi, nel vedere il grosso portone chiuso di fronte a me... Ovviamente, uno di quelli che si aprono solamente dall'interno, di sicurezza.
Ma poi... Quale sicurezza?! Chi diavolo potrebbe entrare dal tetto di un ospedale?!
"EHI! FAMMI RIENTRARE!". Gridai iniziando a battere i denti, colpendo con i pugni quel grosso portone che sembrava estremamente pesante e spesso. Addirittura il suono dei colpi sembrava ovattato dal grosso spessore che possedeva.
Ma il silenzio sembrava regnare, se non per un verso alle mie spalle... Un verso che nella mia mente era risuonato come un tic costante...
Uno schiocco di lingua contro il palato che mi fece raggelare sul posto...
Un brivido mi percorse l'intera spina dorsale mentre rimanevo come paralizzato aggrappato a quel portone, come se fosse la mia unica fonte di salvezza... Ma quale salvezza?Avevo già ripreso a scappare?
Mi sarei chiamato nullità per conto mio...
Così, prendendo quella paura che mi stava facendo correre il cuore ad una velocità inaudita, e piegandola sotto la mia forza, mi voltai.
Una lentezza disarmante, ma non ero pronto.
No, non lo ero. L'idea che si fosse risvegliato ancora non era diventata reale...Spesso avevo immaginato di rivedere le persone che non ci sono più, quindi dove sarebbe la differenza del passato?
Se tutto ciò che era avvenuto fosse stato totalmente frutto della mia mente poco stabile?Se quel ragazzo non avesse mai albergato nella mia mente...?
Ma mi sentii prosciugare di ogni energia quando incrociai due iridi rosse... Due rubini, capaci di assorbire l'energia da quanto erano accesi e così splendenti.
Sembravano realmente due gemme rare, bellissime, uniche nel loro genere.
Come lui, no? Anche lui era unico, era decisamente impossibile riuscire a trovarne un altro che si avvicinasse anche solo di una virgola alla sua persone.
Ed osservai quegli zigomi pronunciati e scavati, le guance incavate e le orbite scure... Ma quanto era bello? Quanto riusciva a risplendere anche in quello stato?
Quei capelli biondi che sembravano un raggio di sole rubato, quelle labbra screpolate, che sembravano disegnate, pe non parlare di quella mandibola che sembrava perfettamente incisa con scalpello.
Me lo ero immaginato, sognato... Avevo avuto sprazzi del mio passato, ma non mi sarei mai immaginato quella bellezza.
E non mi accorsi nemmeno di quella carrozzina leggermente inclinata, mentre i miei piedi si muovevano da soli, piccoli passi, lenti come se un peso di piombo mi trattenesse al suolo.
Mi osservava, scrupoloso, con aria distaccata... Ma quegli occhi... Ebbero quel piccolo fremito, quel leggero momento di esitazione, che mi fece comprendere quanto in realtà quel ragazzo indossasse una maschera di ferro...
"Ka... Ehm... S-Signor... Bakugou... - La gola mi fece estremamente male mentre pronuncia quelle semplici parole, con il cuore che voleva scoppiare - C-Che cosa ci fai... Ci fa lei qui...?".
"Non lo vedi, ah? - Le braccia si mossero sulle ruote, tentando di farle scorrere ma senza successo - Sono incastrato!".
"Ma... Ma come... Perché...?".
"Ma io, che cazzo ne so?! Mi hanno preso su questa fottuta carrozzina, e mi hanno portato qui! - La voce era tagliente, e sentirla... Mi fece quasi sorridere - Ora, muovi il culo e tirami fuori da questa situazione. Dovevo fare una stupida risonanza, e quel deficiente mi ha portato qui".
Sfarfallai le palpebre, cercando in tutti i modi di concentrarmi, di tentare di tenere in ordine i pensieri... Ma era difficile, se non impossibile...
Perché nella mia testa rimbombava solamente una frase, anzi... Due parole messe in fila, come se fossero un'insegna a neon
Sei qui.
E non ci vidi più, mosso dall'istinto e da quel coraggio improvviso, le mie ginocchia si piegarono e le mie braccia si avvolsero attorno a quel collo, chiudendolo in un abbraccio che mai mi sarei immaginato di dare.
Una mossa azzardata, ma non avevo avuto il tempo di assimilare... Non ero riuscito a pensare a quale sarebbe potuta essere la mia reazione al vederlo... Al poter averlo di fronte e vivo di fronte a me, in carne ed ossa.
E quella fu una reazione improvvisa, dettata dal mio cuore... Cuore che esplodeva, feroce, che correva come se ne andasse della sua vita.
O meglio, della mia.
"C-Che cazzo fai, ah?!". La sua voce era roca, ma le sue mani rimasero immobile, incapace di muovere un muscolo... Che, tecnicamente, non li aveva quasi più.
"Mi dispiace... Mi dispiace... - Mormorai al suo orecchio, stringendo quel camice troppo leggero tra le dita, sentendo gli occhi bruciare di lacrime che minacciavano di uscire - S-Sono... Sono u-un fallito c-che non riesce a... A prendere decisioni! M-Ma... Ma io ho scelto e... E non voglio vederti andare via... T-Tu non ricordi... M-Ma io sì... E... Ed anche io n-non ricordo... P-Possiamo farlo insieme... Ti prego... Ti prego Kacchan... Ricordiamoci di noi".
Sentii il respiro di Katsuki tra i miei capelli, sentii come si bloccò, irrigidendo l'intero corpo... Sentii come le dita esili sfiorarono la mia giacca, stringendo con quella misera forza la presa, senza dire una parola...
E poi quel cuore... Si unì al mio battito, creando una melodia fatta di tamburi potenti e suoni meravigliosi.
Quelle ciocche disordinate solleticavano la mia guancia, e una piccola e silenziosa goccia iniziò a scendere lungo il mio collo, facendomi stringere ancora di più quella presa, lasciando che quella singola e silente lacrima mi accarezzasse la cute con delicatezza...
Dio... Sentirlo, tra le mie braccia... Era così reale... E così bello...
"Insieme...?".
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Rescue Me
FanfictionMi salveresti? Mi guarderesti le spalle? Mi afferreresti quando sto per crollare? Mi salveresti quando sono da solo con me stesso? A volte è difficile prevedere un incontro... È difficile poter definire la propria vita, soprattutto quando in essa no...