32. Tocco

292 45 27
                                    

Ero stranito... Tutto era ovattato, ogni mio senso sembrava come se fosse annebbiato da tutto.

L'alcool sicuramente non aiutava a rendere più limpida quella situazione, ma su una cosa ero certo: il mio cuore batteva come un forsennato.

Quasi come se io avessi corso una maratona lunga infiniti kilometri, galoppava tra le mie costole, pompava il sangue incredibilmente...

Perché non avrei mai pensato di tastare una sensazione del genere.

Le palpebre erano chiuse, e quel senso di vertigine mi colpì, mentre stavo in piedi, tra il letto e lo specchio.
E tutto bruciava...

La pelle del mio busto nudo sembrava toccata da tizzoni ardenti, mentre lasciavo scivolare tra le mie dita la T-shirt che indossavo, lasciandola cadere sopra alla felpa, anch'essa a terra.

Non vedevo, mi stavo obbligando a tenere le palpebre obbligatoriamente sigillate, e il respiro si mozzava in gola ad ogni movimento.

Ma io mi fidavo... Ciecamente, tanto da lasciargli il suo controllo...
Era straordinario, e sembrava così sicuro di ciò che stava eseguendo.
Sentivo il caldo della mia mano, ma, al tempo,m stesso, come se non fosse stata la mia...

Io, sul mio petto, tra le clavicole, sul collo... Io sentivo la mano.
Ma il mio arto era come... Sconnesso da me.

Le mie dita non venivano percepite... E quindi, io non percepivo il tastare la mia cute.

Come se fosse semplicemente sua... Proprio come era avvenuto nella vasca...

La mia mano, che, ad occhi chiusi, percepivo come esterna...

Ogni mio singolo senso era concentrato lì, in ciò che stava avvenendo sul mio corpo, ogni tocco veniva amplificato dentro di me, quasi mischiato ad un dolore piacevole.

Ed il respiro si mozzò nella mia gola quando quella mano, aperta, scese sul mio pettorale sinistro, soffermandosi...

Io ti sento, Izuku... Io ti percepisco...

Il cuore batteva, strepitava dentro la mia cassa toracica, scontrandosi contro quel palmo premuto su me stesso...

Ed era tutto così strano... Quasi sbagliato... Ma cazzo, ero stufo...

Ero stufo di sentirmi sempre in gabbia, sempre trattenuto, sempre accondiscendente verso gli altri...

Quindi annuii semplicemente, con le labbra schiuse ed il respiro che usciva a sbuffi delicati, mentre sentivo il mignolo della mano scendere, sfiorando quel bottoncino che, senza controllo, si era inturgidito.

Mi sembrava tutto un sogno, qualcosa di sospeso, un po' più su dalla realtà, che sembrava quasi un'illusione...

Ma lo sentivo chiaro... Come se fosse realmente lì...

Ed un ansimo lasciò la mia bocca, quando quella mano continuò a scendere, stuzzicando volontariamente il mio capezzolo con il dito medio, girando intorno all'areola e stringendolo appena, per poi ricominciare quella lenta tortura.

"K-Kacchan... N-Non... Non so se... Ecco... Io non...".

Dovresti iniziare a tenere la bocca chiusa, Deku... Pensa meno...

Quel groppo in gola fece fatica a scendere, mentre tenevo le palpebre strizzate, ed assecondavo quei movimenti che mi fecero indietreggiare verso il letto, facendomi crollare sul materasso.

Non era normale...

Ma forse dovevo davvero pensare meno, no?

E mi resi conto di quanto fossi teso e rigido, nel momento in cui i miei muscoli si rilassarono, facendomi quasi sentire dolore... Sembravo una corda di violino che lentamente si allentava, lasciando che il capo si poggiasse piano sul cuscino.

Rescue MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora