21. Uscita

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Non avevo mai sentito i miei piedi così pesanti, ad ogni passo sembrava che il terreno tentasse di trattenermi a sé con la forza di gravità...

E più camminavo, più la porta di ingresso mi sembrava lontana.

"Sono giù, scendi."

Ecco che cosa mostrava il messaggio che aveva illuminato lo schermo del mio telefono, ed ecco che cosa mi aveva imbambolato per infiniti minuti di fronte a tale oggetto.

Il dottore... Il bellissimo dottore mi stava aspettando.

Giù.

Sotto casa mia.

"Farò delle figuracce immense, me lo sento... - Borbottai superando finalmente la porta di casa ed osservando un perfetto e decisamente costoso SUV nero dai vetri oscurati - Magari mi viene un infarto e mi tocca andare in ospedale...".

Sì, così il medico con il palo nel culo si prenderà cura di te... Dio, devo assistere a questo teatrino.
Ma sono all'inferno?!

Un sorriso forzato sbucò sul mio volto, sentendo la portiera aprirsi e scoprire quel... Gran figo.

Sì.

Era decisamente un gran figo.

I capelli perfettamente lisci, con la divisione dei due colori a dividere ogni ciocca in maniera perfetta.
L'abito? Perfetto!

Ecco, sì! La definizione di quel ragazzo era proprio-

Damerino del cazzo?

No... Era "perfezione".

Il cappotto lungo si muoveva con i suoi passi, mentre un tenero sorriso apparve a decorare quel viso.
Le guance leggermente arrossate, probabilmente per colpa dell'aria frizzante di quella sera, e gli occhi che mi scrutarono facendomi saltare qualche battito.

"Midor... Mh... Izuku... Ehi".

"C-C-Ciao...!".

Poteva iniziare peggio?

Potresti portarmi dei pop corn?
Voglio godermi questa commedia demenziale.
Oppure... Oppure cavatemi gli occhi o trapanatemi i timpani!

Le mie sopracciglia si aggrottarono appena, rendendomi conto di una cosa: Katsuki.

Non mi ero davvero reso conto che lui mi avrebbe accompagnato in letteralmente ogni cosa...

Non mi ero reso conto che avrebbe visto tutto, assistito ad ogni parola e ad ogni discorso!
Tutta la mia intimità era andata a puttane!

Non esisteva più un "voglio rimanere solo", non esisteva più il poter tirare un sospiro di sollievo una volta a casa e godersi il silenzio...

"Merda...!". Sbottai all'improvviso, sigillando immediatamente la mia bocca con le mani mentre ogni piccola goccia del mio sangue defluì nelle mie guance, facendomi sentire il volto in fiamme.

Il destino mi odiava... Era ovvio!

Ma i miei muscoli tesi si rilassarono quando uno sbuffo di risata da parte del bicolore di fronte ai miei occhi mi fece rinsavire, obbligandomi a sorridere a mia volta... In maniera decisamente molto più naturale.

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