22. Ricordi

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Era possibile vivere senza pensieri?
Era possibile passare una giornata senza percepire la propria voce nella testa?

Non credo... Eppure, quel giorno, qualcosa sembrava essere cambiato.

Sembrava che quel sole, visto dalla finestra, fosse strano.

Tutto sembrava aver preso una luce differente...

Non c'era niente nella mia testa...

Non un "Sveglia, nerd", nemmeno "Dormi troppo", o altro...

Ormai sapevo molto bene che i miei pensieri erano limitati, perché la mia testa era occupata da qualcun altro, ma perché quel mattino non una parola era uscita?

Un senso di nostalgia mi aveva attanagliato per tutto il tempo, fino a che, dopo richiami e tentativi di approccio, non mi ero deciso.

Lui era lì, dentro di me, lo potevo comunque percepire... Il mio occhio sinistro aveva ancora quella tonalità calda e divampante... Ma la pupilla era velata.
Come se una lieve cortina di fumo annebbiasse quella visuale...

Ed il panico entrò in circolo, come anche la furiosa adrenalina che mi fece saltare il cuore in gola, facendomi correre "ai ripari".

Perché c'era qualcosa che non andava, qualcosa era successo, e non ne avevo idea.
Dove erano le sue offese o le sue prese per il culo?
Dove erano i suoi commenti fastidiosi o il suo schioccare perennemente la lingua, come se un tarlo mi facesse saettare ogni senso?!

Lui stava male.

Lo sentivo.

"Kacchan... Vediamo di risolvere questo problema...". Sussurrai, avvolgendomi una spessa sciarpa intorno al collo ed affondando il volto in essa, lasciandomi cullare da quel tessuto morbido.

I miei piedi, chiusi nelle mie solite scarpe rosse, si muovevano rapidi e scattanti, passo dopo passo, con le mani ben premute nelle tasche del giaccone dove tintinnavano le chiavi di casa mia.

Schivavo agilmente ogni persona che intralciava il mio cammino, un'agilità fuori dal comune per il mio essere pigro e con dei riflessi da bradipo morto... Sì, non ero il massimo nella prestanza fisica.

Soprattutto non con il mio fisico di quel momento.
Magro, senza muscolatura e dalle ossa spigolose e percepibili.
Ma in quel momento, anche il fiato mozzato non mi interessava.

Sentivo i polmoni bruciare e le cosce far male ad ogni passo, ma il mio pensiero era solamente uno.

Kacchan, come stai?

E lo volevo sapere, volevo una risposta che mi rendesse contento e che mi facesse tirare un sospiro di sollievo.

Non mi ero mai reso conto dell'importanza che aveva preso Katsuki... Non l'avevo mai assimilata.
Insomma, era arrivato, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno... Pensavo fosse inevitabile, no?

Ed invece.. invece il mio cuore faceva male sul serio, ed i miei occhi, quando si puntarono su quel cancello enorme, non si piegarono.
Il mio animo rimase sollevato, mentre mi immergevo in quel parco...

Lo conoscevo a memoria... Ed attraversandolo avrei fatto molto prima per poter arrivare in ospedale.

Ogni passo sembrava come se il terreno provasse a trattenermi, come se le radici degli alberi si aggrappassero a me...

Flash di una vita passata apparivano di fronte ai miei occhi.
Risate, sorrisi, picnic circondati da affetto... Giochi... Abbracci...

Ma continuai a camminare, con l'affanno, con la paura di guardarmi intorno, ma trovando di nuovo quell'angolo di paradiso che da piccolo vedevo spesso.

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