La ghenga di Erik non era certo sfuggita a Ginevra. Si era accorta della sua amicizia con Layla, Amalia, del ragazzo di quest'ultima e del fatto che Rachel non si staccasse mai da lui e dal suo gruppo.
Aveva scoperto il nome di Mark grazie a Jonathan, che le aveva spiegato che era lui il ragazzo con cui Amalia l'aveva tradito. Le venne voglia di dare una bella lezione ad Amalia, ma il fidanzato le ricordò che erano a scuola e se l'avesse fatto avrebbe corso guai seri.
Dopo la lezione di laboratorio di grafica, l'ultima del giovedì, Ginevra si unì al fiume di ragazzə che si dirigeva verso l'uscita, camminando vicino alle porte delle aule. Era sola: Jamila era uscita un'ora prima perché mancava il suo professore di italiano, il suo insegnate dell'ultima ora, e lo stesso avevano fatto Jonathan e Raven.
Ginevra guardava davanti a sé seccata, aspettando di uscire da quella scuola soffocante. Non si accorse che sul cappotto nero del ragazzo di fianco a lei era appoggiata la farfalla nera. L'unica ragazza al mondo che poteva vederla era a pochi centimetri da lei, ma non lo notò.
Mentre camminava davanti a un'aula con la porta aperta, qualcuno le diede un forte strattone. Cercando di rimanere in equilibrio, fece qualche passo e finì in una classe vuota.
Una sensazione di déjà-vu la travolse. Quell'aula non era nuova per lei: era sicura di esserci già stata, ma non riusciva a ricordarsi quando.
Poi i ricordi che cercava di dimenticare riemersero. Ci era entrata quel quattro marzo, il giorno in cui Erik l'aveva lasciata. La persona che l'aveva strattonata lo sapeva?
Fece cadere lo zaino per terra appena quei pensieri iniziarono a vorticare nella sua testa. In un attimo tutti i ricordi di quel quattro marzo riaffiorarono nella sua mente: le parole che lui aveva usato che lasciarla, la sua tranquillità nel dirle, la reazione di lei... Si sentì una stupida a ripensare a tutte quelle reazioni esagerate. I pensieri erano nitidi nella sua mente, sembravano un film mandato in onda nella sua testa. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, tra la cattedra e la prima fila di banchi. Qualcosa di indaco nel punto che stava fissando diventava sempre più grande e definito. Due piccole nuvolette indaco stavano prendendo una forma che Ginevra capì prima che completassero l'opera: due fantasmi, uno di fronte all'altro. Erano i fantasmi di Erik e di Ginevra.
Era così strano ma così normale osservare il suo spettro: l'aveva visto di sfuggita in sogno, ma quello era bianco con gli occhi arancioni. Quello che vedeva in quel momento era indaco, ma per il resto uguale a lei.
Ormai non c'era niente di logico, niente di normale, ma per lei era tutto normale.
Il fantasma di Erik guardò il fantasma di Ginevra con una falsa espressione triste che la ragazza conosceva fin troppo bene.
"No, non può essere..."
La voce melodiosa e inumana del fantasma di Erik riempì l'aula.
"Ginevra, finiamo qui la nostra relazione, non può più continuare."
La vera Ginevra dovette ricordarsi di respirare. Quelle parole e la sua voce le avevano bloccato il respiro, nonostante fosse grata del fatto che Erik le avesse dette.
La ragazza fantasma assunse un'espressione di vera tristezza, diversa da quella falsa di Erik. Due lacrime uscirono dai suoi occhi e caddero a terra.
"Non c'è niente che possa fare?"
"No." disse secco il fantasma di Erik.
Lui abbassò lo sguardo e uscì a grandi passi dall'aula, passando vicinissimo alla vera ragazza, come se non esistesse. Quella Ginevra non esisteva quel quattro marzo. Esisteva solo la Ginevra triste, immobile di fronte a tutto quel dolore. L'essere indaco rimase fermo solo per poco. Quando si riprese dallo shock, scattò fuori dalla classe. Corse in corridoio spintonando delle persone che in quel momento non c'erano: erano uscitǝ tuttǝ.
Ginevra la guardò farsi spazio tra una folla inesistente ma che era esistita, finché non diventò una nuvola informe che scomparve in pochi secondi.
"Ma che..."
"Hey."
Non riconobbe quella voce, ma spalancò gli occhi appena la sentì. Era troppo melodiosa per essere una voce umana, eppure assomigliava alla sua. Spaventata, valutò l'opzione di prendere lo zaino e scappare.
"Non andartene." continuò la voce.
Ginevra si immobilizzò per la paura.
"Non avere paura, voglio solo dirti una cosa. Girati verso di me."
"Non può essere..."
La sua mente aveva azzeccato un'altra volta. Ebbe la conferma quando si voltò a guardarla.
Ginevra osservò la ragazza indaco: il suo fantasma. La fissò per un po' a bocca aperta, senza trovare le parole.
"Sono qui per dirti una cosa, non devi pensare a cosa dire." disse l'essere indaco.
Ginevra dovette di nuovo ricordarsi di respirare.
"S... sai leggere i miei p... pensieri?"
Il fantasma piegò le labbra all'insù.
"Che domande. Io sono parte dei tuoi pensieri."
Si immobilizzò di nuovo per la paura.
"I... in che senso sei parte dei miei pensieri?"
Il fantasma sospirò e abbassò lo sguardo.
"È per questo che sono qui."
Ginevra era sempre più confusa.
"Per questo cosa?"
L'essere indaco incrociò il suo sguardo, serio.
"Sono qui per dirti la verità sui fantasmi."
La ragazza era sempre più scioccata, ma la sua vita era così, piena di cose che non si potevano spiegare. Il fantasma ignorò i suoi pensieri.
"Io non esco mai dal tuo corpo perché è il fantasma di Erik a uscire."
Ginevra si accigliò confusa.
"Scusa, potresti essere un po' più precisa?"
La ragazza indaco tese le labbra in un sorriso.
"La brillante Ginevra non ci arriva da sola?"
"E il fantasma della brillante Ginevra non riesce a leggerle nella mente?"
La ragazza indaco piegò le labbra all'insù.
"Sapevo che non mi avresti saputo rispondermi. Io so tutti i tuoi pensieri, sono i miei vicini di casa."
Il suo girare intorno al cuore della conversazione stava cominciando a farle venire i nervi.
"Va bene ora la smetto. Ecco, quando lui ti pensa molto intensamente, ma tu non lo pensi minimamente, il fantasma di Erik esce dal suo corpo e arriva da te. Lui di solito non si può muovere, ma può avvicinarsi solo se Erik piange per te."
In un attimo le passarono davanti tutte le volte che aveva visto il fantasma di Erik. Quella volta in spiaggia, quella volta al ristorante, quelle infinite volte a settembre, quella volta a scuola...
"Quindi, quella volta a scuola lui stava piangendo per me?"
Non che fosse dispiaciuta, anzi. Era felice che stesse pagando il prezzo di averla fatta soffrire.
"Sì. Teoricamente potresti fare lo stesso tu con lui."
"Ma non sprecherò mai il mio tempo per pensarlo così intensamente."
"Questo lo so. Ma per esempio, Jonathan non ha un fantasma come te e Erik. In questo senso, siete unicə."
Ginevra non approvò quell'ultima frase. Non voleva essere simile a Erik in nessun modo.
"Lo so che non vuoi assomigliargli, ma Erik non sa che tu hai un fantasma."
"Lui sa tutto?"
Non aveva finito di pensare a quella frase quando la disse.
"Sì, il suo fantasma gli ha spiegato tutto il giorno in cui è stato sospeso."
Tutto le era chiaro. Aveva pianto per lei la mattina in cui non era venuto a scuola, e il suo fantasma aveva colto l'occasione per spiegargli tutto.
"Esatto."
Ginevra era infastidita dalle sue risposte ai pensieri.
"Potresti smetterla di impicciarti nei miei pensieri?" disse indignata.
"Tu eviteresti di leggere i pensieri della persona che hai di fronte se avessi questa capacità?"
Ginevra ci pensò un attimo.
"Ehm... non ci riuscirei."
"Appunto." disse il fantasma sorridendo.
Quello dei fantasmi non era l'unico dubbio. Di quella situazione paranormale aveva fatto una supposizione plausibile, ma un tassello poco chiaro non la rendeva certa agli occhi di Ginevra.
"Sai qualcosa della farfalla nera?" chiese ad alta voce: non sopportava che le rispondesse prima che cominciasse a parlare.
La ragazza fantasma sospirò di nuovo con lo sguardo basso.
"No, non so niente. Ma so che solo tu la puoi vedere."
Questo Ginevra lo sapeva.
Non avrei voluto dirtelo per rendere il gioco più divertente, ma ho pensato di spiegarti perché esisto.
Ginevra spalancò gli occhi di fronte alla ragazza indaco.
"L'ho sentita anch'io." disse il fantasma.
"Ci avrei scommesso." commentò sarcastica.
Si guardò intorno e la vide: la farfalla era sul muro dietro l'ultima fila di banchi, a sinistra di Ginevra. Anche il fantasma si girò a guardarla.
"Evita i giri di parole: dimmi perché esisti." disse secca guardando l'insetto.
Va bene Ginevra. Come ti ho già detto, sono solo un avvertimento.
"Ma di cosa mi avverti esattamente?" chiese.
Non hai notato che quando ci sono io, in un modo o nell'altro arrivi a Erik?
Ginevra divenne una statua di pietra con gli occhi spalancati mentre il suo fantasma le leggeva i pensieri.
"Quindi... la mia supposizione è giusta!" esclamò.
Io ti avviso della sua presenza e ti porto da lui.
Ginevra si accigliò.
"Questo lo so..."
Mancava il tassello mancante, la situazione che l'aveva fatta sempre dubitare.
"Ma... di cosa parlavi quando mi hai parlato di prima e seconda prova?"
Quando ti ho parlato per la prima volta ti ho fatto vedere come potevi reagire in mia presenza. E hai fatto la scelta che desideravo. Quella era la prima prova: fare la scelta giusta.
Ginevra tese le labbra in un sorrisetto.
"Non sono così sana di mente da ignorarti."
Per questo ti ho scelta, perché sei pazza. Così ho deciso di sottoporti alla seconda prova, per averne la certezza. E, come mi aspettavo, l'hai superata.
Ginevra se la ricordava bene.
"Ma perché dovevo superare delle prove?"
La ragazza non ne era sicura, ma la farfalla sembrava aver sorriso.
Volevo essere sicura che fossi abbastanza pazza da fidarti di me. E non mi hai delusa.
Piegò le labbra all'insù.
"Sì, sono una psicopatica che parla con una farfalla che le risponde, che ha un fantasma nonostante sia viva e a cui vengono gli occhi arancioni."
Sai perché ti si colorano gli occhi?
Ginevra ci pensò un po' su, mentre il suo fantasma analizzava i suoi pensieri.
"Per la rabbia."
Un silenzio assordante e infinito riempì la stanza per un secondo. In quell'attimo eterno, la ragazza dovette ricordare ai suoi polmoni di funzionare.
Esatto.
Ginevra era sempre meno sicura di riuscire a leggere tutti quegli shock. Si sorprese di non essere ancora svenuta.
Sapevo che avresti azzeccato la tua capacità.
Ginevra si accigliò.
"La... mia capacità?"
Tu, Erik e Jonathan avete ognuno un'abilità, se così si può dire. Tu hai gli occhi arancioni. Jonathan ha le visioni. Erik ha i fantasmi.
Lo sguardo della ragazza cadde verso il basso.
"Ma... io li ho tutti e tre."
Ma non li hai esattamente come loro. Jonathan può avere visioni di tutte le persone a cui tiene, tu invece puoi vedere solo la persona che ti ha passato quest'abilità, ovvero il tuo ragazzo.
La farfalla era riuscita ancora una volta a pietrificare la ragazza.
E il tuo fantasma non è esattamente come quello di Erik, perché tu non vuoi vederlo. Si recherebbe da lui solo quando il tuo unico desiderio è andare da Erik di tua spontanea volontà e prenderlo a botte, ma non lo vuoi veramente. È solo un pensiero, che rimane sepolto nella tua mente. E siccome il tuo fantasma è questo pensiero, rimane sempre dentro di te, perché tu non vuoi vederlo, vuoi solo che non esista.
Lo sguardo di Ginevra finì sulle piastrelle dell'aula. Era vero.
"Ovvio che è vero." scherzò l'essere indaco.
La ragazza si voltò verso di lei.
"La pianti di leggermi nel pensiero?"
Il fantasma soffocò una risatina.
Adesso mancano solo gli ultimi due step.
Ginevra guardò l'insetto accigliata.
"Ultimi due step?"
Ogni capacità esprime tutte le sue caratteristiche alla terza apparizione. E dalla terza volta che si mostra, esprime tutto il suo potenziale.
"Terza apparizione..."
Ricordò che non aveva avuto subito delle visioni complete, ma solo dei frammenti. Solo dalla terza erano diventate complete.
Aveva visto il fantasma muoversi alla terza apparizione.
Le sue iridi si erano colorate di arancione la terza volta in cui aveva provato quella sensazione negli occhi.
Sentì il cuore bloccarsi e tornare a battere. In tutta risposta, la farfalla scomparve in una nuvola nera.
Lo spettro guardò Ginevra per qualche secondo. La ragazza si voltò lentamente, ancora spiazzata, fino a incrociare lo sguardo dei suoi pensieri.
"Ora sembrerà che me ne andrò, ma in realtà sono sempre con te. Tu non mi senti, ma io sono sempre nella tua mente."
Ginevra la osservò per un'ultima volta, poi il suo fantasma camminò all'indietro continuandola a guardare prima di scomparire in una nuvola indaco.
Lo suo sguardo cadde verso il basso. Pensò di prendere il suo zaino e andarsene, ma quando sentì la sua voce, capì che era troppo tardi.
"Ricordi, Ginevra?"
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Tutto Normale
ParanormalCOMPLETA IN REVISIONE (LO SARÀ) Ginevra è triste come non mai: Erik, il suo ex fidanzato, l'ha appena mollata, lasciandola annegare in un oceano di dolore e insicurezze. Ma un misterioso ragazzo dai capelli corvini entrerà improvvisamente nella sua...