CAPITOLO 4: PRIMO APPUNTAMENTO

17 2 0
                                    

Ginevra aspettò l'ultimo giorno di scuola con più impazienza rispetto agli anni precedenti. Non vedeva l'ora di passare il pomeriggio con Jonathan.
Quel giorno non fece lezione a parte alla prima ora, durante la quale un paio di persone furono interrogate in matematica per recuperare la materia. Ginevra non era tra quelle: con le ultime verifiche, aveva recuperato il suo cinque meno, portandolo a un sei perfetto. Il suo sguardo cadeva in continuazione sull'ora: era impaziente di uscire. Ogni due minuti calcolava il tempo che la separava dalla fine dell'anno scolastico. Ma più ci pensava, più il pensiero che fosse più impaziente di uscire con Jonathan che per la fine della scuola si diffondeva nella sua mente.
Appena suonò l'ultima campanella dell'anno scolastico, tutti gli studenti si accalcarono per uscire il prima possibile.
Ginevra si rese conto di non avere idea di dove fosse Jonathan. Mentre alle sue spalle ragazzi e ragazze la spintonavano, chiamò l'amico al cellulare, che rispose dopo due squilli.
"Ciao."
"Ciao. Dove sei? Non ti vedo." chiese alzandosi in punta di piedi.
"Sto andando verso la fermata dell'autobus."
"Ok, allora ci vediamo lì."
Ginevra chiuse la chiamata e si diresse verso la fermata dell'autobus, facendosi spazio tra la folla.
Un po' distaccato dal gruppo di ragazzi che aspettavano c'era Jonathan.
"Ciao." la salutò con un sorriso raggiante.
"Ciao. Come hai fatto ad arrivare prima di me?"
Jonathan alzò le spalle.
"La mia classe è più vicina all'uscita, ricordi?"
"Giusto."
I due salirono sull'autobus ma non riuscirono a sedersi, così rimasero in piedi vicino a Jamila.
Dopo una mezz'ora abbondante arrivarono a Tarri. Quando le porte si aprirono, i tre scesero e si allontanarono dal veicolo.
"Ciao Jamie." la salutò Ginevra.
"Ciao." salutò lei, e dopo aver salutato anche Jonathan tornò a casa.
Dopo che Jamila girò l'angolo, Ginevra si voltò verso l'amico.
"Va bene prendere una pizza dal pizzaiolo vicino alla spiaggia?" chiese lei.
"Va benissimo."
"Ok."
Anche se era giugno e il sole era alto, non c'era ancora un caldo soffocante. Un leggero vento fresco si sollevava dal mare.
Presero due pizze e fecero pochi passi prima di arrivare alla spiaggetta sabbiosa. Ginevra non si accorse di aver superato la panchina su cui fino a qualche settimana prima si sedeva per piangere. Ormai aveva superato tutto. Si sistemarono sulla spiaggia e mangiarono guardando la distesa d'acqua di fronte a loro, anche se a volte gli sguardi scivolavano sull'altro, ma senza mai incontrarsi.
Mentre mangiava, Ginevra si ricordò di qualcosa che era successo lì due mesi prima. Lei ed Erik erano andati su quella spiaggia e avevano pranzato insieme, proprio come in quel momento. Staccò lo sguardo dal mare, e senza volerlo guardò Jonathan negli occhi. Fece cadere subito lo sguardo, ma lui capì che voleva dire qualcosa.
"Siamo amici, ti puoi confidare." disse lui, calmo.
Senza accorgersene, Ginevra prese un sassolino. Dopo la rottura con Jonathan aveva avuto paura di fidarsi di nuovo, ma sentiva che con lui fosse diverso.
"Ecco... a volte penso che... sarebbe stato meglio se... Erik non fosse mai esistito. Mi ha
trattata male e forse lo farà per sempre." disse lei con un leggero tono
di tristezza, senza staccare gli occhi dal sassolino.
La ragazza sentì la mano dell'amico sulla sua spalla.
"Ginevra, guardami un attimo ti prego." disse con un tono dolce.
La ragazza obbedì e lasciò cadere l'oggetto che aveva in mano.
"Non si può cambiare il passato, ma si può migliorare il futuro. Secondo me si è pentito di averti lasciata e ora vuole tornare da te. E per farlo vuole tenere lontano da te tutti gli altri ragazzi."
"So che vuole tornare da me. Ma se mi amasse davvero, lascerebbe Rachel."
"Se stava con te e con Rachel fino a qualche mese fa, potrebbe sicuramente rifarlo."
Ginevra ci pensò su.
"Hai ragione."
Fecero una pausa, poi la ragazza ruppe il ghiaccio.
"Ti sto facendo deprimere, lo so."
"No. È bello parlare con te."
Ginevra non ne era convinta. Alzò gli occhi al cielo.
"Se lo dici tu."
"È vero."
Jonathan le cinse le spalle con il braccio. Quel contatto le fece accennare un piccolo sorriso: si sentiva protetta nella sua presa.
"Non perdere tempo a pensarci."
Lei annuì debolmente.
Finirono di mangiare e Ginevra buttò i cartoni della pizza in un cestino. Tornò dall'amico e gli tese la mano. Jonathan incrociò il suo sguardo e piegò le labbra all'insù, contagiando l'amica. Ginevra non aveva mai osservato attentamente il suo sorriso, ma ora che lo guardava, si accorse di quanto fosse bello. Sembrava fatto apposta per il suo viso lievemente imperfetto. Ginevra arrossì lievemente e abbassò lo sguardo. Ora che sorrideva, lo trovava stupendo. Si chiese se fosse normale trovare gli amici maschi stupendi.
Jonathan afferrò la sua mano e si alzò.
"A che pensi?" chiese lui.
La domanda peggiore che potesse farle.
"All'estate." mentì.
"È la tua stagione preferita?"
"Sì."
"Anche la mia."
I loro sguardi si incrociarono. Un sorriso si fece spazio sul viso di Jonathan. Ginevra lo imitò.
"Lo sai che sei molto bella quando sorridi?" domandò lui.
Ginevra abbassò le labbra e fece cadere lo sguardo.
"No."
Jonathan soffocò una risata.
"Come no?"
"Non sono bella, punto."
Questa volta il ragazzo non riuscì a non ridere.
"Non sei bella? Ma ti sei mai vista allo specchio?"
"Sì, purtroppo." disse lei in tono mesto.
Prima che uno dei due potesse aggiungere qualcosa, Jonathan la strinse in un abbraccio. Ginevra ricambiò, stringendolo più forte. Cercava il suo contatto: era una delle cose di lui che le dava più sicurezza.
"Non dirmi mai più questa bugia." disse in tono dolce, accarezzandole i capelli.
"Non è una bugia." replicò Ginevra, soffocando i singhiozzi.
Appena la strinse più forte, la ragazza scoppiò a piangere.
Si era sempre vergognata di piangere di fronte a qualcuno: la faceva sentire più fragile. Ma quella volta, tra le braccia di Jonathan, non stava facendo niente per fermare le lacrime. Si trovava a suo agio a piangere davanti a lui.
"Sei stupenda. Sei unica, e non dirmi di no. Non ho mai visto un colore di capelli così particolare, un viso così bello e un sorriso stupendo come il tuo. Nessuna, neanche se si impegnasse, riuscirebbe a essere bella come te."
Non si aspettava quelle parole. Non immaginava tutto quel discorso,
pensava che semplicemente non avrebbe detto più niente. Ma quelle
parole inaspettate le cambiarono l'umore.
"Ho paura che tu te ne vada." confessò.
"Puoi stare tranquilla: non me ne andrò."
Le sue parole non riuscirono a fermare le sue lacrime.
"È stato Erik ad aumentare le tue insicurezze?" disse stringendo i denti. Sembrava più un'affermazione più che una domanda.
Ginevra annuì.
Jonathan le accarezzò la schiena.
"Sono stati Erik e Rachel a metterti questa paura in testa. Non sono tutti come loro. Guarda Jamila per esempio. Io sarò come lei, te lo giuro." continuò lui.
Pensò a Jamila e a quanto sarebbe stato bello avere un'altra persona come lei, una persona con cui piangere, ridere, scherzare e passare tutta la vita.
Aveva ancora la testa appoggiata sul suo petto quando si accorse che profumava di frutta esotica. Ginevra adorava la frutta esotica.
Lentamente, si allontanò da Jonathan abbastanza per riuscire a guardarlo negli occhi.
"Andiamo a fare un giro?" propose lui frizzante.
La ragazza annuì. Prese lo zaino e si tolse di dosso la sabbia che si era appiccicata sui suoi pantaloncini. Mentre Ginevra cominciò a incamminarsi, la mano di Jonathan si avvicinò silenziosa a quella dell'amica. Ma prima che potessero entrare in contatto, il ragazzo la ritrasse. La ragazza non si accorse quasi di niente. Appena sentì la mano di Jonathan allontanarsi, però, si voltò verso l'amico. Gli rivolse un sorriso, poi tornò a guardare avanti. Mentre si dirigevano verso le scale, Ginevra rifletté sul gesto di Jonathan. Una parte di lei avrebbe voluto quel contatto: ogni suo tocco la faceva sentire bene.
"Dove vuoi andare?" chiese Jonathan.
Ginevra arricciò le labbra, riflettendoci su.
"Passeggiata sul lungomare?"
L'idea lo fece sorridere.
"Passeggiata sul lungomare."
A Tarri un lungomare pieno di bar, ristoranti e gelaterie distava circa un quarto d'ora dalla minuscola spiaggetta. Era molto più popolare tra i turisti e gli abitanti del posto, ma sicuramente meno tranquillo.
"Ti piace camminare eh?" disse Jonathan dopo dieci minuti di cammino.
Ginevra alzò le spalle.
"Con gli amici non mi dispiace."
Il lungomare non era ancora molto affollato. Qualche decina di persone entravano e uscivano dai ristoranti, passeggiavano e si rilassavano sulla sottile striscia di sabbia tra il cemento e il mare calmo.
"Mi piace la tua maglietta sai?" disse Jonathan.
Le guance di Ginevra si tinsero lievemente di rosso. Il suo sguardo cadde sulla sua maglietta che sembrava essere stata colorata con bombolette spray di mille colori.
"Grazie."
Solo Jamila le aveva fatto i complimenti su come si vestiva. Gli altri si limitavano a non farci caso o a guardarla male. A volte, si vestiva in modo diverso dagli altri.
Non se l'aspettava, ma subito un sorriso riempì il suo viso: i suoi complimenti la facevano sempre sentire apprezzata. L'arcobaleno che aveva creato in lei ora brillava, facendola sorridere.
Dopo aver camminato ancora un po', si fermarono vicino a una panetteria.
"Ora devo andare. Ci vediamo anche domani pomeriggio?" chiese Jonathan. A quella domanda, la gioia esplose dentro di lei. Non vedeva l'ora di uscire di nuovo con lui.
"Perché no." annuì Ginevra.
"Ci incontriamo al parco o alla spiaggia?"
"Al parco. Non danno molto sole domani."
"Ok."
"Ma giusto per curiosità, quanto ci metti ad arrivare al parco da casa tua?" domandò lei.
"Circa un quarto d'ora a piedi. Abito sulle colline appena fuori dalla città."
La ragazza sbarrò gli occhi.
"Ah. Non pensavo abitassi così lontano."
"E tu?" chiese Jonathan con le labbra piegate in un sorriso.
"Anch'io abito un po' lontana dal centro città, ma non così lontana. Vivo nelle villette a schiera, ci metto circa dieci minuti scarsi."
"Ah ok."
I due si scambiarono un'ultima occhiata.
"Allora a domani."
"A domani."
Sulla strada del ritorno, Ginevra pensò al pomeriggio passato con Jonathan, cercando di tenere fuori dalla mente il suo sfogo. Era stato un bel pomeriggio: si era sentita a suo agio con lui. Avrebbe voluto essere ancora insieme a lui.
Ginevra aveva detto solo alla migliore amica la verità su quel pomeriggio. Ai suoi genitori aveva detto che sarebbe uscita con Jamila. Era curiosissima e voleva sapere tutto, e questo Ginevra lo capì dal messaggio che le aveva mandato.
"Com'è andata con Jonathan? Che avete fatto?"
Lesse il messaggio sorridendo.
"Ti chiamo e ti racconto tutto." rispose.
Anche i suoi genitori erano curiosi, così a cena la riempirono di domande.
"Ti sei divertita oggi pomeriggio?" chiese Walter.
Ginevra annuì.
"Che avete fatto?" domandò Anne.
La ragazza raccontò quello che era successo, sostituendo il nome di Jonathan con il nome di Jamila e lasciando da parte il suo sfogo. Ovviamente raccontò tutto anche a Jamila, passando più di un'ora in videochiamata.

Tutto NormaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora