Giorno dopo giorno, la situazione migliorò. I dubbi, che all'inizio non la facevano quasi dormire, ora non complicavano più la vita a Ginevra. Non aveva detto però a nessunə né della nuvola né della sensazione negli occhi.
A questo stava pensando mentre accompagnava Jonathan a casa. Entrambə insistevano sempre di accompagnare l'altrə. A volte Ginevra si lasciava convincere, ma quando non ne voleva proprio sapere, Jonathan non riusciva a farci niente.
"Domani stiamo al mare tutta la giornata?" propose lei.
"Va bene. Però ci incontriamo verso le undici."
"Ok."
Quando arrivarono davanti all'abitazione di Jonathan, si salutarono con un bacio a stampo e Ginevra scese dalla collina.La spiaggia era come sempre poco frequentata. Oltre a Ginevra e Jonathan c'erano solo due genitori con un bambino che si erano messi un po' distanti dalla coppia. A pochi chilometri da Tarri c'erano delle spiagge migliori con lido e ombrelloni, così gli abitanti della città e i turisti si accalcavano in quelle.
Quando Ginevra arrivò, Jonathan era già steso su un telo. Quando si avvicinò, notò che era già bagnato.
"Non hai avuto la pazienza di aspettarmi, vero?" disse lei mentre sistemava lo zaino di fianco al fidanzato.
"No. Fa troppo caldo."
"Hai ragione." concordò Ginevra togliendosi la maglietta. Sotto i vestiti aveva già indossato il suo costume preferito.
"Ho comprato un materassino. Lo gonfiamo?" propose lui.
"Certo."
"Non ho una pompa, quindi dobbiamo usare il fiato"
"Tranquillo."
Jonathan tirò fuori dal suo zaino un materassino sgonfio di colore blu. Lo stese e i due si avvicinarono ognunə a una valvola.
"Se stai per svenire dimmelo." scherzò il ragazzo prima di cominciare a gonfiarlo.
"Tranquillo, non svengo per così poco."
Ginevra coprì il buco con le labbra e cominciò a soffiare.
Tra un soffio e l'altro, lo gonfiarono in fretta.
"Visto? Non sono svenuta." esclamò la ragazza soddisfatta mentre chiudeva la valvola.
I due lo appoggiarono in acqua e Ginevra ci si sdraiò sopra a pancia in giù, spingendosi con una mano lontano dalla riva. Jonathan afferrò con una mano il bordo del materassino e lo tirò verso di sé, fino ad avere le labbra vicino alla sua testa.
"Ti sei dimenticata di me?" domandò con un sorriso.
Ginevra piegò le labbra all'insù.
"Non riuscirei a dimenticarti."
La ragazza si sdraiò su un fianco, lasciando abbastanza spazio al fidanzato. Jonathan ci salì sopra, facendo salire anche un po' d'acqua. Ginevra sussultò a contatto con l'acqua fredda.
"Potresti essere un po' più delicato?"
Jonathan si limitò a ridere. La ragazza rispose scuotendo la testa. Quando finì, lo abbracciò all'altezza delle spalle, mentre Jonathan le accarezzava la guancia con la mano. Le loro labbra si incontrarono dopo un sorriso sincero. Ginevra scivolò sulla superficie bagnata e cadde di schiena nel mare, trascinando il fidanzato. I due però non staccarono le labbra. Le onde li spingevano dolcemente verso la riva. Per non separarsi, Jonathan abbracciò la fidanzata. I pesci intorno a loro li evitavano, anche se sembravano guardarli.
Le loro labbra si staccarono solo dopo essere riemersi. Si guardavano negli occhi, senza fiato, con la bocca aperta per prendere aria.
"Dovresti scivolare più spesso." osservò Jonathan.
Le labbra di Ginevra si piegarono in un sorriso.
Prese la fidanzata da sotto le ascelle e la fece sedere sul materassino.
"Guarda che so risalire sui materassini, sei tu quello poco delicato." osservò lei.
Jonathan affiancò la fidanzata cercando di fare salire più acqua possibile. Ginevra trattenne un insulto. Si sistemò vicino alla fidanzata senza riuscire a trattenere le risate.
Smise di ridere solo quando Ginevra gli schizzò. Qualche goccia d'acqua finì nella bocca di Jonathan, obbligandolo a tossire. Continuò per due minuti buoni.
"Farti scherzi è così divertente." spiegò con le labbra all'insù dopo aver espulso tutta l'acqua salata.
"Divertentissimo..." disse lei in tono sarcastico.
Il sorriso di Jonathan finì sulle labbra di Ginevra. Quando si separò, avvicinò la bocca al suo orecchio.
"Non vedo l'ora di farti altri scherzi." le sussurrò all'orecchio.
"Dovrei essere felice?"
Jonathan si ritrasse e incrociò lo sguardo della fidanzata. Tese le labbra in un sorriso. Alzò le spalle.
"Non lo so."
Verso le quattro del pomeriggio, Ginevra decise di riposarsi un po' sul materassino. Era stanca morta perché aveva cercato di giocare a pallavolo senza far finire la palla al largo e nuotato per un'ora con Jonathan. Per tutto il tempo aveva cercato di affiancarlo, senza riuscirci.
"Amore, controlla che non mi allontani." disse Ginevra.
Prese il materassino e lo appoggiò sulla superficie dell'acqua. Ci si sdraiò sopra e chiuse gli occhi.
Dopo un'ora di nuoto, era proprio quello di cui aveva bisogno. Le onde calme le massaggiavano la schiena. Il sole le scaldava il viso, e quando diventava bollente, rimediava bagnandoselo con un po' d'acqua. Gli unici suoni erano il lontano verso dei gabbiani e il lieve infrangersi delle onde sul bagnasciuga. Ogni tanto apriva gli occhi per essere sicura di non allontanarsi troppo dalla riva.
Mentre il mare la cullava dolcemente, sentì le onde intorno a lei muoversi più del solito. Qualcosa si stava avvicinando. Spalancò gli occhi e si mise seduta. Scrutò preoccupata l'acqua intorno a lei, senza trovare però niente di strano. Mille idee le passarono per la testa: pensò a pesci, meduse, squali...
Qualcosa cominciò ad agitare il materassino. Ginevra si teneva come poteva, ma non era sicura di riuscire a reggersi.
Le scosse divennero più forti, finché non si staccò e scivolò in acqua. Riemerse, pronta a scappare. Ma quello che vide non era una creatura marina. Si ritrovò di fronte Jonathan piegato in due dalle risate.
"Mi hai spaventata." lo rimproverò.
Lui però non riusciva a smettere di ridere.
"Pensavo che fosse uno squalo o una medusa." continuò.
"Beh, meglio io che una medusa." osservò Jonathan, avvicinandosi.
Un sorriso apparve sul viso di Ginevra.
"Ovvio."
Jonathan riempì il vuoto davanti alle sue labbra con un bacio. Voleva ritirarsi subito, ma Ginevra gli appoggiò le mani dietro il collo, obbligandolo a non separarsi.
Il tempo sembrava aver messo l'acceleratore, perché in un attimo arrivò la sera.
Jonathan era già pronto quando si avvicinò a Ginevra, che si stava mettendo i pantaloncini.
"Ti è piaciuta questa giornata?" le chiese.
Un sorriso illuminò il viso di Ginevra.
"A parte per i tuoi scherzi, sì."
Jonathan rise un pochino. L'abbracciò da dietro e avvicinò il viso all'orecchio della fidanzata.
"Come fanno a non divertire anche te i miei scherzi?"
Le labbra di Ginevra si piegarono all'insù.
"Beh, quando sei venuto a disturbarmi sul materassino, pensavo che uno squalo si fosse avvicinato per fare merenda."
Jonathan scoppiò a ridere, contagiando la fidanzata.
Quando Ginevra finì di mettere le sue cose nello zaino, diede un ultimo sguardo al mare. L'aria leggera e piena di salsedine le scompigliava le ciocche ancora umide.
Sul bagnasciuga però notò qualcosa di strano. Qualcosa di indaco catturò la sua attenzione. Vide una sagoma immobile, alta circa come Jonathan, completamente di un colore indaco. Si accorse che aveva l'aspetto di un ragazzo che poteva avere la sua età, forse un anno in più. Ma quando si accorse di lui, si pentì di aver guardato cos bene. Capì che era Erik.
"Amore andiamocene subito." disse Ginevra frettolosa.
Si girò e si diresse verso la strada.
"Perché?" chiese Jonathan confuso.
La prese per mano, fermandola.
"Amore perché sei così preoccupata?"
Ginevra si voltò verso la sagoma indaco.
"Guarda lì." disse indicando Erik.
Jonathan posò lo sguardo nel punto che aveva indicato. Al posto che spalancare gli occhi dalla
preoccupazione, si accigliò.
"Amore, lì non c'è niente." disse confuso.
Ginevra riguardò di nuovo verso il bagnasciuga. Erik era ancora lì.
"Come niente? Non lo vedi anche tu?" chiese lei ancora angosciata.
"Cosa dovrei vedere?" domandò ancora più confuso.
"Erik come se fosse un fantasma."
Ginevra spalancò gli occhi quando sentì le sue stesse parole.
"Fantasma..."
Ripensò alla nuvola indaco che aveva visto quando aveva litigato con Erik. Aveva pensato che poteva essere un fantasma informe. Un fantasma informe...
"Il fantasma ha preso forma." pensò.
"Fantasma? Amore, lì vedo solo il mare e il bagnasciuga." spiegò Jonathan.
Ginevra appoggiò lo zaino per terra e tirò fuori il cellulare. Aprì l'app "fotocamera" per scattare una foto al fantasma e farla vedere a Jonathan. Ma quando lo inquadrò, sul suo schermo non apparve. Tolse il cellulare e riapparse davanti ai suoi occhi.
"Ma cosa..."
Inquadrò di nuovo e scattò una foto, ma le uniche cose che si riuscivano a vedere erano il bagnasciuga, la spiaggia e il mare.
Quando sollevò lo sguardo per osservare un'ultima volta il fantasma, questo non c'era più.
"Amore, so che non mi mentiresti, in particolare su queste cose. È solo che... è così strano." disse Jonathan, calmo.
Un sorriso illuminò il viso di Ginevra.
"Cosa è mai stato normale nella nostra relazione?"
Il ragazzo fece scivolare la mano su quella della fidanzata e la strinse nella sua.
Lei curvò le labbra in un sorriso.
"Niente."Quella sera Ginevra non riusciva a togliersi dalla testa la vista del fantasma. Nonostante avesse visto alcuni film sui fantasmi, sapeva che non esistevano. E anche se fossero esistiti, sapeva che apparivano solo quando una persona era morta. Ma era sicura che Erik fosse vivo. Se fosse andato nell'aldilà, su padre glie l'avrebbe sicuramente detto.
Sdraiata sul letto, ripensò a qualcosa che potesse spiegare quell'apparizione. Ora che ci pensava, non vedeva Erik da un po'. Non aveva più saputo niente di lui, tanto che si era quasi dimenticata del fatto che volesse tornare con lei.In ogni caso, non riusciva a tenere tutto dentro. Prese il telefono e chiamò Raven e Jamila. Dopo i saluti, Ginevra sospirò. Si sedette sul letto e respirò profondamente. Con calma, raccontò quello che era successo quando aveva litigato con Erik e quello che aveva visto quel giorno.
"Forse non ci crederete, ma è così." concluse.
Un silenzio inquietante riempì la stanza.
"Ginny, so che sei fantasiosa, ma dubito che riusciresti a inventare una storia così strana. Io ti credo." dichiarò Jamila.
"Anch'io so che dici la verità. Dopotutto, se riesci a parlare con una farfalla, non vedo perché tu non possa vedere fantasmi di persone vive." scherzò Raven.
Un sorriso illuminò il volto di Ginevra.
"Grazie per credermi. Pensavo che avreste chiamato un manicomio."
"Sul fatto che non sei normale siamo tuttə d'accordo. Ma pensiamo anche che sei fantastica così come sei." disse l'amica.
La ragazza piegò le labbra in un sorriso. Per poco non scoppiò a piangere per la commozione. Aveva sempre avuto bisogno di qualcuno che le dicesse che andava bene così, che doveva essere sé stessa, anche se era completamente pazza. Dopo molto tempo, quel qualcuno l'aveva trovato. Ora non desiderava altro che stare con loro.
"Grazie." disse con la voce spezzata.
"Non c'è di che." rispose Jamila.
I tre crearono un silenzio che fu spezzato poco dopo da Raven.
"Non c'entra niente, ma vi va di cenare insieme al ristorante cinese fuori città?"
"Ovvio. Quando?" domandò Ginevra.
"Mhh... dopodomani sera?"
"Ok."
"Per me va bene." annuì Jamila.
"Chiamo Jonathan per chiedergli se vuole venire."
Ginevra lo aggiunse alla chiamata, e dopo essersi salitatə, gli fece quella proposta.
"Va bene. A detta di mio fratello e del suo ragazzo, lì si mangia bene." disse Jonathan.
Ginevra spalancò gli occhi.
"Tuo fratello è fidanzato?"
"Sì. Poco dopo gli esami, è andato a cenare in quel ristorante con il suo ragazzo e si sono messi insieme."
"Quindi... quel ristorante porta fortuna in amore." scherzò Jamila.
Ginevra scoppiò a ridere, contagiando glə amicə e il fidanzato.
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Tutto Normale
ParanormalCOMPLETA IN REVISIONE (LO SARÀ) Ginevra è triste come non mai: Erik, il suo ex fidanzato, l'ha appena mollata, lasciandola annegare in un oceano di dolore e insicurezze. Ma un misterioso ragazzo dai capelli corvini entrerà improvvisamente nella sua...