EROI
Essere eroi cosa significa?
Chi decide quando è il giusto titolo da dare a una persona? Nessuno lo sa.
Qualcuno fa una cosa buona e se viene approvata dal mondo allora diventa l'eroe, a costo che qualcun altro diventi il cattivo.
Rhea stava perdendo ogni certezza, in quasi due giorni tutto sembrava essere irreale. Pensava di sapere chi era diventata, un geniale dottoressa in ingegneria, arruolata dallo SHIELD.
Pensava di essere la mente dietro gli eroi, non dietro i cattivi.
Ma sentiva che era una facciata, il panico la stava assalendo.
I suoi black-out erano spaventosi ma mai aveva creduto di doversi preoccupare anche di quando era sveglia. Non ricordare cosa aveva fatto in una notte era una cosa ma non ricordare il proprio lavoro era peggio.
Per lei la carriera era fondamentale, amava lavorare.
Si sentiva come se si stesse svegliando lentamente da un incubo, era identico al tentare di tenere gli occhi aperti perché sai che devi reagire ma non ci riesci.
Il tuo corpo non se la sente di alzarsi e lottare, così faceva il suo.
Provava a restare lucida, comportarsi in modo calmo per poter arrivare alla soluzione, come le era stato insegnato al college. Ma non aveva un equazione, solo qualche numero, o meglio, solo un ricordo.
Quello che aveva visto in ospedale era stato abbastanza, quasi la stessa mente stesse cercando di aiutarla a riaprire gli occhi.
Una parte di sé tentò di ordinarle di correre da suo padre, per avvisarlo, per fare domande perché di lui si fidava ciecamente.
Ma era convinta che se Fury fosse stato ucciso per quei file, allora anche suo padre poteva diventare un bersaglio.
Doveva proteggerlo.
Corse allo SHIELD sulla sua auto, era una Ford Mustang Shelby GT500 2009.
L'aveva eredita alla morte di suo cugino Jason, vittima dell'attacco di New York.
Era completamente nera, compresi gli interni di pelle, con delle strisce sul cofano di colore blu.
Di sicuro attirava l'attenzione.
Appena arrivata si mise il suo camice, per evitare domande sul suo ritorno in ufficio, venne fermata decine di volte dai suoi collaboratori. Si lamentavano tutti delle revisione anticipata, della fretta di far volare gli helicarrier e lei li avrebbe anche ascoltati se non fosse stata impegnata.
Alla fine si era messa ad urlare dicendo a tutti di lasciarla respirare e di tornare al loro lavoro, per cui erano pagati.
Non voleva essere manesca ma non aveva tempo per essere dispiaciuta.
Era arrivata al proprio laboratorio, il cuore iniziò a scalpitare quando vide il frizer delle fiale. Respirò piano, pregando di non trovarci nulla e si avvicinò.
Aprì l'anta spostò tutto, proprio come aveva visto e chiuse gli occhi quando sentì tra le dita qualcosa di differente.
La forma, il metallo, il logo.
La tirò lentamente fuori ma non guardò ancora, non finché non aprì il pugno e aprì le palpebre.
Crollò in ginocchio, rendendosi conto che le coincidenza non esistevano.<<Oh cazzo>>sussurrò<<Non dovresti essere qui, oddio, perché sei qui? E perché parlo con una chiavetta?>>
Si rialzò, nel tentativo di smettere di pensare. Per questo pensava tanto, perché il solo modo di controllare ogni suoi pensiero. Ma ora, mentre fissava la chiavette, si rese conto che era per questo che non ricordava: perché non si impegnava a farlo.
Aveva sempre avuto paura di sapere, così aveva lasciato che accadesse.
Pensò alle parole di Steve, al rapporto sulla S.O.S., alla donna che gli aveva rubato le informazioni, alle sue capacità e sentì caldo, tanto da togliersi il camice col blazer e restare in canotta.
Non poteva stare lì, capì, perché era la prossima che avrebbero preso.
Lasciò la borsa, lasciò ogni cosa e iniziò a correre, tenendo tra le mani inconsapevole tutte le prove di ciò che aveva fatto.
Rogers aveva indosso tutto ciò aveva, la sua divisa era la prova del suo passato, del siero nelle sue vene.
A volte odiava chi era diventato, i muscoli, l'altezza, perché dimenticava che un tempo era stato un ragazzino di Brooklyn.
Non pensava ci fosse nulla di peggio che dimenticare.
Si guardò intorno mentre percorreva il corridoio, alla ricerca di un po' di ottimismo ma aveva appena perso un amico e ad ogni passo aveva la percezione di essere nella tana del lupo.
Fu allora che vide Sharon arrivare, l'agente che si era finta sua vicina<<Capitano>>

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𝐒𝐈𝐍𝐍𝐄𝐑 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬
أدب الهواةSinner- Peccatore/Peccatrice Scegliere tra bene e male è come scegliere tra giudicare il peccatore o il suo peccato, c'è una sfumatura a separarli. Rhea Pierce ama le sfumature, proprio quanto ama un buon vino. Figlia del potente Alexander Pierce...