Sinner- Peccatore/Peccatrice
Scegliere tra bene e male è come scegliere tra giudicare il peccatore o il suo peccato, c'è una sfumatura a separarli.
Rhea Pierce ama le sfumature, proprio quanto ama un buon vino.
Figlia del potente Alexander Pierce...
Ci sono persone, in questo universo, che sono semplicemente destinate a ritrovarsi. Sono legate da qualcosa di più potente del tempo, dei luoghi o delle circostanze. Persino più potente della forza di chi vorrebbe vederli separati, o chissà, persino più forti del desiderio degli stessi di non doversi affrontare. Steve e Rhea pensavano che i loro destini erano ormai stati separati completamente, anche se lo credevano per ragioni diverse. Egli era andato avanti, o meglio, il tempo lo aveva fatto.
In tutti quei mesi in cui era capitato il finimondo era tornato spesso a Washington, solo per vedere tomba della dottoressa. Stava lì per ore a parlare, così aveva fatto dopo Sokovia e le raccontava ogni cosa. Non lo faceva per lei ma solo per sé, perché aveva bisogno di parlare con qualcuno. Non poteva farlo con Bucky, lo aveva cercato cosi a lungo ma gli sfuggiva sempre. E anche a Rhea sembrava sfuggire qualcosa. Andare avanti le era stato insegnato, impartito e tentava di non arrendersi. Aveva fatto la sua prima seduta di radio terapia, molto intensa e Alexander era sparito, si sentiva molto meglio. Abbastanza dal tornare a lottare per vivere e il posto giusto per farlo era Lagos, in Nigeria.
<<Signorina, siamo pronti per lei>>
Una donna bionda si voltò, il caschetto liscio gli cerchiava il bel viso magro e truccato con eyeliner e rossetto bordeaux.
<<Dottoressa, in realtà.>>
Rhea alzò gli occhi e fece un sorriso diabolico all'uomo dai capelli rasati, lui si sentì in soggezione di fronte a tanta bellezza. La parrucca le donava. Indossava un abito aderente nero, con un ricca fantasia di fiori bianchi, aveva le maniche lunghe, uno scollo quadrato e un taglio su una gamba, dove nascondeva due fini pugnali. Fece un passo in avanti sui propri sandali neri col tacco.
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<<Oh mi scusi, Dottoressa>>
Ovviamente ella non poteva usare la sua vera identità, quindi un titolo professionale era la sola cosa in grado di usare. Le piaceva agire in segreto, era divertente travestirsi e onestamente anche ingannare gli altri. Si trovava in una struttura privata dove avvenivano ricerche scientifiche non approvate e, mentre camminavano tra diverse sale, ella vide dei reparti per attività infettive.
<<Qui non cercate solo la cura del cancro, vero?>>
<<Qui ci occupiamo dall'evoluzione umana>>le spiegò<<Salvarla o sterminarla sono la medesima cosa, preferiamo avere opzioni>>
<<Le sole opzioni che preferisco sono quelle su un menù>>sussurrò sarcastica.
<<Dovrà firmare un documento di riservatezza anche se non comprasse il prodotto>>
Annuì<<Oh ma io lo avrò>>
Improvvisamente si sentì un boato e si fermarono, proprio davanti all'ultima porta da varcare. Le sirene suonarono nell'intera struttura<<Non ho ancora fatto niente>>