CAPITOLO 27

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OCEANO DI DOLORE

La paura di annegare si chiama Talassofobia.
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato un po' questa paura. Magari non ce la ricordiamo, perché l'abbiamo vissuta da piccoli o magari nei nostri incubi.
Però, di fatto, tutti temono un po' la sensazione di annegare, di soffocare, di essere tirati giù dal peso dei propri rimpianti per morire in un abisso oscuro.
Rhea non era una grande amante dell'oceano, adorava il cielo ma il mare le dava la sensazione di perdere il controllo e farsi travolgere era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Per tutto il viaggio aveva pensato alle parole della Regina Madre, il suo suggerimento era un'eco nella sua grande mentre, rimbombava tra i tuoni sopra l'oceano pacifico.
Voleva davvero sapere se sua madre era viva? E soprattutto voleva conoscerla?
Un tempo avrebbe detto di no, le sarebbe bastato avere suo padre ma ora lui era morto e le allucinazioni erano scomparse.
Quel fantasma un po' le mancava, era una consolazione.
Steve la guardava pilotare da ore, osservava la curva delle sue labbra tese, il modo in cui sembrava pensare intensamente a qualcosa di sbagliato.
Voleva parlarle, soprattutto adesso che Bucky non era di mezzo. Ma come? Con lei era sempre tutto difficile e bizzarro.
Qualcosa non andava, lo sapeva ma Rhea non l'avrebbe mai ammesso.

<<Siamo fortunati>>disse Natasha nella sua tuta nera.<<La prigione è sopra il livello dell'acqua, deve essere arrivato qualcuno da poco>>

Rhea annuì e si alzò, era scalza ma indossava ancora l'abito azzurro che le avevano dato. <<Hai capito tutto? Sai come pilotare e aiutarci?>>

<<Sì, Doc. Più o meno>>

Natasha si sedette al suo posto, lei doveva restare fuori come ultima risorsa, li avrebbe aiutati a orientarsi. Come? Be', Rhea aveva hackerato dei file Top Secret della Casa Bianca su quella prigione.
Steve osservò Pierce toccare la collana che Shuri le aveva dato, poi sbuffò come se si stesse arrendendo e scese al piano di sotto.

<<Quando credi di parlarle?>>

Rogers si sollevò, mise le mani sui fianchi della divisa. Si sentiva incompleto senza il proprio scudo<<Di cosa dovrei parlarle?>>

<<Oddio, Steve. Le chiederai di uscire o no?!>>

<<Uscire? E come potremmo uscire? Siamo terroristi, criminali ricercati ed è ovvio che lei non voglia lo stesso. Non con me almeno>>

Si girò appena, erano sospesi in mezzo al cielo, schermati<<Non con te?>>

<<Hai visto il modo in cui guarda Bucky>>

<<Ho visto il modo in cui lui guarda lei>>ribatté<<Invece di tormentarti con queste domande, perché non gliele poni?>>

<<Perché tanto non risponde mai. E' bravissima a mantenere segreti e a mentire>>

<<Be', da donna posso dirti che a volte è necessario. Pensa a Robin..>>

<<Ho pensato troppo a lei>>la interruppe.<<Mi sembra ancora una follia>>

<<Sì, be', Rhea è folle>>

Sentirono entrambi uno scricchiolio, seguito da un'esclamazione. Si voltarono e videro Rhea che correva su per le scale, col viso piegato in un sorriso innocente. Sembrava una bambina a Natale, vestita come una donna incredibilmente pericolosa.
Il costume aveva di certo un chiaro tocco wakandiano, il nero faceva da sfondo a forti linee blu acceso, che lasciavano le spalle scoperte per tornare a percorrere le braccia sino terminare in dei guanti.
Due fondine sulle cosce, grigie, contenevano gadjet da usare per la difesa personale. Aveva raccolto i capelli mossi in una coda bassa, che la slanciavano grazia anche ai tacchi alti blu e neri.
I suoi occhi, unici al mondo, erano truccati da una linea di eyeliner blu metallico.

𝐒𝐈𝐍𝐍𝐄𝐑 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora