CAPITOLO 1

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L'OBLIO

L'oscurità è la prima vera fonte di paura per un essere umano.
I bambini ne rimangono terrorizzati sempre e comunque, quasi vedessero meglio degli adulti cosa si può nascondere col favore della notte.
Una luce dona speranza, dona verità ma a volte, vedere il vero fa molto più male di restare nel buio.
Steve Rogers ricordava la luce, così accecante e il caos che venne dopo, tanto freddo sbagliato.
La luce non gli aveva donato pace, né tutto ciò per cui un eroe lotta.
La confusione e il dolore erano stati il suo premio per aver salvato il mondo e abituarsi era la parte peggiore.
Gli anni 40' erano la sua casa ed ora, una casa, non ce l'aveva più.
Si trovava settantacinque anni dopo, lontano dall'unico caos che gli piaceva; ovvero quello caldo, che sapeva di camini accesi e vestiti troppo leggeri, di pane appena sfornato e letti esageratamente duri.
Le missioni erano la sola cosa a tenerlo in equilibrio, quasi stesse sospeso sopra una corda traballante, restare in piedi era da folli ma era meglio che cadere nell'oblio.
E l'oblio, Captain America, l'aveva visto da molto vicino.
Stava vivendo la sua vita senza sapere dove andare, quasi non si trovasse su un sentiero o una strada ma in mezzo ad una palude proibita.
Era impantanato, isolato e di rado vedeva la differenza tra sogno e realtà.
Lottare era la sola cosa a non essere cambiata, dunque stringeva sempre il suo scudo con più forza, nel terrore di perdere anche quel pezzo del suo passato.

<<Il nostro obiettivo è questa nave>>

Questa voce risvegliò la sua attenzione dai finestrini, dove prima fissava il cielo nero.
Si trovava nell'Oceano Indiano, o almeno lo stavano sorvolando, con la squadra STRIKE e Natasha Romanoff.
La medesima era famosa col nome di Vedova Nera, ed era di una bellezza mozzafiato.
Aveva i capelli di un rosso tendente all'arancio, corti e lisci fino alle spalle, le incorniciavano il viso magro e furbo.
Ella possedeva degli zigomi alti e quando sorrideva, cosa che capitava spesso, sembrava sempre intendere qualcosa di profondamente intimo.
Aveva gli occhi chiari e sempre truccati, che scrutavano l'uomo che stava informando la quadra dell'operazione imminente.
L'agente Rumlow doveva avere almeno quarant'anni ma la sua fama nello SHIELD lo rendeva l'uomo perfetto per guidare la squadra STRIKE.

<<I pirati sono saliti a bordo 74 minuti fa, hanno preso diversi ostaggi>>continuò egli, toccando uno schermo che mostrava l'intera imbarcazione.

<<È una nave fin troppo equipaggiata per essere di trasporto, che cosa vogliono?>> domandò Romanoff.

Ella era un Avenger, così come Rogers.
Eppure, nonostante avessero lottato insieme, lui non riusciva a inquadrarla e non capiva che genere di persona fosse.
Per questo non riusciva a fidarsi completamente e in effetti, in quell'epoca, non si fidava di nessuno.

<<È una nave SHIELD>>rivelò Rumlow, piazzando gli occhi ambrati sul Capitano.

<<Sono stanco di fare il guardiano di Fury>>

<<Calma>>disse lei, in tono seducente<<Se Fury ha scelto noi significa che c'è una buona ragione. La nave appartiene allo SHIELD e lo SHIELD la riavrà>>

La stessa divisa di Steve era dello SHIELD e ogni volta che veniva chiamato correva ad aiutare, nonostante fosse pronto a lamentarsi.
Aveva bisogno di combattere ma detestava che Fury lo sapesse, anche lui era difficile da inquadrare.
Ora viveva a Washington, New York era più a pezzi di lui dopo la Battaglia coi chitauri, ovvero alieni mandati per conquistare la Terra nel 2012 da un dio di nome Loki.
Ma quella è un'altra storia e riguarda gli Avengers.

<<Quanti pirati ci sono?>>

<<Venticinque mercenari capitanati da Georges Batroc. C'è una nota rossa dell'Interpol su di lui. I francesi lo congedarono dopo 36 missioni di esecuzioni, non ha mai fallito e pare che sia capace di fare massacri per avere quello che vuole>>

𝐒𝐈𝐍𝐍𝐄𝐑 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora