CAPITOLO 6

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SONO IO IL BERSAGLIO

Arthur Schopenhauer disse "Un talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire; un genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere."
Rhea Pierce aveva entrambi, talento e genio, era nel suo DNA, nei suoi occhi e nel suo respiro.
Lei viveva per poter colpire un determinato bersaglio, lo studiava, lo bramava e riusciva a vederlo attraverso pareti di cemento.
Era come una predatrice, fiutava il sangue e cercava di essere paziente, senza mai sottovalutarsi.
Era stata cresciuta per essere la migliore, era un dovere e questo aveva creato in lei un senso di appartenenza, di calore.
Ma in quell'ascensore stava abbandonando quell'abbraccio familiare, di suo padre, e stava lottando contro ogni cellula del suo corpo che le ordinava di non farlo.
Una voce dentro di sé pareva voler prendere il controllo, ma era troppo tardi.
Rogers non rispose alla minaccia di lei ma sapeva che ella non stava scherzando, lo avrebbe davvero rispedito in un iceberg.
La circondò totalmente, da una parte col proprio scudo, mentre dall'altra parte col suo braccio.
Egli la sollevò di poco, così che fosse lui a darsi la spinta. Quando lo fece, ed riuscì ad infrangere la vetrata, Rhea non chiuse gli occhi e non urlò come si aspettava.
Attraversarono l'aria, irrompendo sul soffitto di vetro del grande spazio e lo scudo sotto di loro fu la sola protezione che avevano.
La caduta fu violenta e i due si ritrovarono circondati dalle schegge, quasi fossero i pezzi delle loro vite spezzate.

<<Stai bene?>>le chiese affaticato.

Gemette toccandosi la spalla<<Potrei stare meglio>>

Ella si rialzò, completamente illesa e si guardò intorno.
La gente scappava e li fissava, Cap la imitò e poi la prese un polso<<Andiamo, forza! Al garage>>

La tirò dietro di sé ed ella fece di tutto per evitare d'imprecare.
Rhea lo seguì senza la fatica che avrebbe dovuto provare, dimenticandosi di quanto le cose fossero cambiate da tre giorni prima.
Scesero dalla scale mobili e arrivarono al garage sotterraneo, avevano pochi istanti prima di essere circondati.

<<Dove stiamo andando?!>>

<<Prendiamo la mia moto>>

Lo tirò lei questa volta e con sua sorpresa riuscì a fermarlo, si divincolò dalla sua presa<<Io non salgo sulla tua moto!>>

<<Ti sei lanciata da un ascensore, questo non fa alcuna differenza>>

<<La differenza è che non lascio la mia Mustang>>allungò una mano ed indicò un auto.

Steve passò lo sguardo dalla macchina a lei, non sembrava il suo genere<<Ci riconoscerebbero subito>>

<<Perché? Su una moto no?>>

<<Ascolta...>>

<<No, ascoltami tu! Mi sono lanciata da un ascensore, ora sei tu che devi fidarti di me>>mormorò.

Rogers diede un'occhiata all'auto.<<È una pessima idea>>

Ella rise e si rimisero a correre finché non notarono il mezzo.
Steve si tolse lo scudo quando ella aprì l'auto ed entrò, si rese conto che i finestrini erano oscurati ed era dotata di gadget che non aveva mai visto.
Le portiere si chiusero ermeticamente e il motore partì automaticamente.
Il vetro sembrava proiettare immagini simili a JARVIS.

<<Questa non è una Mustang ordinaria, vero?>>

Ella sorrise furba<<Perché? Io ti sembro una donna ordinaria?>>

<<No>>

<<Bene, dovrai tenerti forte>>

Rhea partì ferocemente e sfrecciarono fuori dal garage, superando degli agenti che stavano arrivando e andarono verso il ponte d'uscita.

𝐒𝐈𝐍𝐍𝐄𝐑 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora