DICIOTTO

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CHIARA



Cinque anni fa...




«Quindi deduco sia una cosa seria tra di voi», mi chiede Regina. Siamo in camera mia mentre ripassiamo le parti del musical.

«Sì, direi di sì», sorrido. Ormai io e Ale stiamo insieme da quattro mesi. Ogni volta che facciamo l'amore è sempre più bello, sempre più istintivo. Non ne abbiamo parlato con gli altri, ce lo siamo tenuti per noi. Mi ha giurato di non aver detto nulla né a Filippo né a Cesare e io ho fatto lo stesso. Ci sono volte in cui vorrei confidarmi con Regina, ma ho paura che mi possa giudicare. Lei è la sola vera amica che ho e non voglio perderla.

«Bene, sono molto contenta», dice con un sorriso che non comprende gli occhi.

Mi sposto sul materasso e le poso una mano sul ginocchio. «Lo sai vero che questo non cambierà mai il nostro rapporto?»

«Spero solo di non essere mai un terzo incomodo per voi», ammette con un groppo alla gola.

«Cosa? No... Rere, non dire così. Tu non sarai mai un terzo incomodo. Sei la mia migliore amica.»

«E tu la mia», sorride abbracciandomi.


Regina torna a casa poco prima della mezzanotte. Ci siamo guardate un film comico alla televisione mentre Alessandro coi fratelli è in campeggio al lago. Vorrei parlare di quello che mi sta capitando con Miky così scosto le coperte ed esco dalla mia stanza. Apro la porta della sua camera e silenziosamente scivolo in essa.

«Chi è?», chiede allarmato sedendosi di colpo sul materasso.

«Sono io», lo rassicuro avvicinandomi al letto. Mi siedo sul materasso e scivolo sotto le coperte, al suo fianco. «Come stai?»

Miky non mi risponde, si limita ad abbracciarmi. «Chiudi la porta.»

«L'ho già chiusa.»

«Chiudila a chiave, ti prego», mi supplica e faccio come mi dice.

Lo raggiungo di nuovo nel letto e lo abbraccio. «Perché hai sempre i lividi?»

«Perché devo proteggerti», dice semplicemente.

«I tuoi lividi hanno a che fare con me?»

«Credimi, quelli che puoi vedere sono niente in confronto a quelli che non mostro agli altri.»

«Miky, parlami ti prego. Posso aiutarti.»

«Lo stai già facendo Kia, lo fai ogni fottuto giorno.»


Mi risveglio un'ora più tardi quando sento la maniglia della porta che si muove.

«Kia, nasconditi.»

Sono ancora stordita dal sonno. «Cosa?»

Miky si passa le mani sul volto. Balza giù dal letto e afferra il suo iPod e le cuffie e me le lancia addosso. «Nasconditi nell'armadio e metti queste. Ti prego, qualunque cosa senti non uscire. Tieni gli occhi chiusi», mi ordina.

«Io..io non capisco...»

«Ti prego, non c'è tempo, devi fidarti di me. Fa come ti dico, ti prego», m'implora e sta per crollare.

Con mani tremanti afferro le cuffie ed entro nel suo armadio. «Non uscire da qui fino a che non ti dico io di farlo, okay?»

Annuisco e lui mi chiude dietro alle ante, proteggendomi. Da cosa o da chi non ne ho idea.

«Per quale motivo la porta della tua stanza era chiusa?», sussurra minaccioso mio padre. «Rispondimi bastardo!»

Sento uno schiaffo risuonare nella stanza e un urto di vomito minaccia di salirmi in gola. Quando sento la sua cintura che si slaccia afferro le cuffie di mio fratello e le infilo facendo partire la musica abbastanza alta da coprire ciò che sta accadendo lì fuori ma non troppo da farmi scoprire.

Per tutto il tempo tengo gli occhi chiusi, come mi ha implorato lui. Se è forte da sopportare questo schifo gli devo almeno questo.


Dopo quella che mi sembra un'eternità le ante si aprono e vedo il volto di mio fratello livido. Non ho idea se l'abbia solo picchiato oppure...

«Miky...», dico gettandomi tra le sue braccia. «Ascolta, ti prego devi dirlo alla mamma.»

«No, la mamma non lo deve sapere, mai Kia. Promettimelo.»

«Ma...»

«Kia, promettilo.»

Mi asciugo una lacrima sul volto mentre lentamente annuisco. «Va bene, la mamma non lo saprà.»


Il mattino seguente a colazione non riesco a toccare cibo. Fisso continuamente mio padre che, totalmente indifferente, inzuppa i biscotti nel caffè prima di mangiarli. Ogni volta che noto il suo sguardo compiaciuto mi sale la nausea. Vorrei poter cancellare con un colpo di spugna le sensazioni e i rumori che ho sentito ieri sera, ma, aimè non posso. Sono radicati profondamente nella mia memoria.

Mamma sta pulendo il piano cottura con naturalezza, come se non fosse accaduto nulla. Com'è possibile che non si accorga di nulla? Che suo figlio viene maltrattato dall'uomo che ha sposato? È in qualche modo responsabile? Lei lo sa e fa finta di tutto oppure è solo stupida e vive nell'ignoranza?

È davvero possibile che non si sia accorta di ciò che avviene sotto il suo tetto? Anche io ho commesso lo stesso errore, ma ho 13 anni! Credo mi sia concesso di vivere ancora nel mondo delle favole e credere che i cattivi si distinguono dai buoni perché si vestono di nero. Dare per scontato che in una famiglia ci si vuole bene. Un pensiero mi sfiora la mente per un attimo solo ed è talmente forte che non riesco a non ascoltarlo. Prima o poi toccherà anche a me?

Sento la sedia al mio fianco muoversi ed Eros si accomoda. Riesco ad intravedere il grosso ematoma sulla schiena che affiora vicino al collo e la rabbia prende il posto della paura. Papà alza lo sguardo e lo posa sullo stesso punto che ho osservato io pochi istanti prima, ma al posto del disgusto che sto provando sul suo volto leggo un senso di soddisfazione e un conato di vomito minaccia di manifestarsi.

Stringo forte tra le dita la tazza di tè e vorrei sbattergliela con tanta forza sulla testa per poi sbattere lui fuori casa, ma vengo fermata dalla mano di Eros che si posa sul mio avambraccio. Scatto la testa nella sua direzione e mi ghiaccio osservando i suoi occhi sbarrati colmi di disperazione e paura.


                                          La mamma non lo deve sapere, mai Kia. Promettimelo.


Gliel'ho promesso. Non devo dire nulla. La sua presa si fa più salda sul mio braccio. «Passami lo zucchero.»

Così, con quelle tre semplici parole, m'impone di tacere. Gli do ascolto perché di lui mi fido, ormai è il solo nel quale continuo a credere. Torno a fissare la mia tazza e penso che anche se ora non è il momento, verrà il giorno in cui avremo la nostra vendetta, in cui tutto il male che ci ha fatto verrà ripagato. In cui potremo finalmente liberarci di lui. Distruggerò mio padre per il bene di mio fratello.

Prima o poi crescerò e allora capirò che è solo una speranza e che i mostri, quelli veri, non si nascondono sotto il letto ma vivono liberi tra noi. Non si vestono di nero, ma con colori sgargianti che ricordano la primavera. I mostri ci conoscono e noi li conosciamo.


Nel mio caso lo chiamo Papà. 

Colonna Sonora Della Mia Vita (the Rossi's Series 4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora