QUATTRO

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CHIARA


Otto anni prima...



Indosso il mio top rosa con orgoglio mentre fisso la mia immagine allo specchio. Ho finalmente undici anni e oggi è il primo giorno di scuola.

Quest'estate non ho fatto altro che divertirmi come una pazza mentre ballavo scatenata sulle note di Grease. È diventato il mio film preferito ma a mio fratello non ho mai detto il perché. Ogni volta che sento nell'aria le canzoni vengo come catapultata alla serata della festa di paese, dove i fuochi scoppiavano alti nel cielo e i miei occhi erano incatenati a quelli di Alessandro.

Oltre a mio fratello è stato l'unico a farmi sentire bene con me stessa.

Spero davvero che oggi finirò nella sua classe, vorrei veramente diventare sua amica. Preparo la mia cartella e quando passo davanti al bagno mi blocco appena noto il livido giallo che ricopre il fianco di Miky.

«Ma cosa hai fatto?», chiedo sconvolta e lui si affretta ad abbassare la canotta bianca. «Lo sa la mamma?»

«No e non deve saperlo», si raccomanda e io lo guardo non molto convinta.

Non mi piace questa cosa, non so con chi fa a botte, ma deve dirlo a mamma e a papà, almeno lo proteggeranno.

Chiudo la porta del bagno e mi avvicino a lui. «Fammi vedere», gli dico e lui lentamente mi mostra l'ematoma.

Decido che nel pomeriggio farò una ricerca per scoprire come farlo passare più in fretta. Mio fratello inizia ad avere un fisico abbastanza muscoloso, fa palestra e non è più un bambino per cui mi domando che razza di bestia debba essere il suo avversario per ridurlo così. Non glielo chiedo, non ora. Ho troppa paura di scoprire la risposta.

«Allora, sei pronta per la scuola? Ti accompagna mamma?», chiede e annuisco mentre mi dondolo sui talloni. «Vedrai che andrà bene», tenta di rassicurarmi.

«Spero che questa volta ci fermeremo per sempre qui, in questo posto. Mi piace Cusano, ha un non so che di magico, non trovi?»

«Il problema non sono le città o i paesi in cui siamo stati», dice e io non riesco a comprendere molto delle sue parole.

«Sei sicuro di stare bene?», gli chiedo nuovamente e lui annuisce serio. «Okay, io allora vado, divertiti nella nuova scuola.»

«Anche tu», mi saluta facendomi l'occhiolino.


Il tragitto fino alla scuola media dura circa cinque minuti di macchina. Mamma continua a parlarmi, rassicurandomi sull'ambiente che troverò e sui professori. Cerca di convincermi come sempre che il mio difetto genetico non sia nulla di cui preoccuparsi ma io evito di ricordarle quanto possono essere cattivi i ragazzini della mia età. Come i bambini delle elementari che non facevano altro che insultarmi ed evitarmi perché credevano avessi la lebbra o peggio. Che poi cosa vuol dire avere la lebbra?

Io di sicuro non l'ho mai avuta e nemmeno Miky... farò una ricerca nel pomeriggio, assieme a come curare i lividi.

Mamma parcheggia la 500 al bordo della strada e c'incamminiamo verso l'edificio grigio che ho davanti.

Sono emozionata, mi tremano le gambe al pensiero di rivederlo. Chissà se si ricorderà di me...

«Tutto bene tesoro? Cerchi qualcuno?», mi chiede mamma dandomi la mano.

Colonna Sonora Della Mia Vita (the Rossi's Series 4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora