1. PATRIA

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Presente, 8 gennaio 2023

Tutte le persone che conosco hanno paura del buio. Mi hanno sempre detto che incute troppa ansia. Mi hanno spesso raccomandato di non uscire di notte, e soprattutto di non viaggiare. Cavolo, però. Non mi hanno mai informata sullo stratosferico paradiso che si crea in questo momento della giornata. Ora, ad esempio, la vista esterna al finestrino dell'aereo è idilliaca: sembra di stare nello spazio. Le stelle che passano come lucciole, le poche nuvole che sembrano cuscini di ovatta, e non da meno la fioca scia lunare, che conduce a Lei. Questa, io la considero la pace dei sensi, un sogno dal quale non vorrei mai svegliarmi.

Però io sono più che sveglia, e devo restare tale ancora per qualche ora. Nordkapp non dista molto da Parigi con l'aereo, ma sono disposta ad aspettare qualsiasi tempo per questo, purché sia al più presto. Non credevo che avrei potuto considerare un posto fisico come casa. Dagli inizi dei miei 7 anni, ho perso ogni punto di riferimento, e allora la luna è diventata la mia ancora. Potrei quasi nominarla la mia mamma, ma non è comunque giusto. Sinceramente, non avrei neanche immaginato che potesse mancarmi la Norvegia, visto i ricordi che mi porta alla mente, ma il mio lungo soggiorno linguistico in Francia me l'ha fatta sentire particolarmente, e la lunga permanenza non mi è stata d'aiuto. Quindi sì, è ora di tornare in patria, o meglio, nel luogo dove è possibile ricevere amore e distruzione allo stesso momento.

Mi ritengo abbastanza fortunata, perché non ricordo quasi nulla della mia infanzia. Ho questa strana dote, quella di dimenticare cosa mi ha fatto male, perché preferisco pensare sempre al positivo, a ciò che di bello si può ricevere. È dopo la tempesta che il fiore sboccia.

La prima cosa che cattura la mia attenzione appena l'aereo corre lungo il percorso di atterraggio è il panorama completamente innevato, bianco come la classica pittura. Durante i due anni passati a Parigi, e gli altri anni in altri Stati, il bianco latte l'ho visto solo nei ricordi, senza considerare i cinque centimetri di neve in Sud Italia, nel 2012.

Sotto indicazione della voce delle hostess proiettate agli autoparlanti, prendo il bagaglio a mano dalla airplane hatbox, e scendo dall'aereo, avviandomi di corsa a recuperare la valigia grande. Ho più fretta ora, che quando andavo a scuola. Forse, il taxi per Honningsväg mi sta già aspettando. Dal rotore che continua a girare, passano una marea di valige, ma della mia non c'è traccia. Il mio rosa chiaro è riconoscibile, ma ora non lo vedo. Faccio passare qualche minuto, ma nulla. Devo chiedere a qualche guardia.

«Mi scusi?» Cerco di attirare l'attenzione di un uomo. «Mi scusi, lavora in aeroporto?»
Lo osservo mentre la sua espressione cambia da indifferente a scioccato. «E cosa posso fare, altrimenti? Non vedi che ho la divisa?»
«O-okay... la mia... valigia... non c'è.» Faccio fatica a parlare. Questa è una cosa che non mi piace della Norvegia: la soggezione che mi provoca.
«Vai alla reception e denuncia la scomparsa.»

Nel vero senso della parola, scappo dall'uomo, e faccio immediatamente quello che ha detto. Sistemerò questa faccenda.

Finalmente, alle 3 inoltrate, il buio esterno della notte mi avvolge, e con se anche il gelo. Una cosa non avevo constatato, però: la neve. L'entrata dell'aeroporto è pulita, ma le strade non molto, infatti faccio difficoltà a raggiungere il mio taxi. Quando finalmente il tassista mi da una mano con il bagaglio, metto piede nell'abitacolo e strofino le mani tra di loro. Da piccola sono stata per un anno in questa città, ma il freddo è una cosa difficile al quale abituarsi. La Norvegia, e in modo particolare il nord della Norvegia, lo posso tranquillamente paragonare al Polo Nord, anche se non ci sono mai stata.

Dopo aver percorso i 10 km di distanza fino ad Honningsväg, il taxi accosta all'entrata dell'hotel. Poveri loro che devono ricevermi nel bel mezzo della notte. Gli lascerò una bella mancia, sicuramente, perché è il più piccolo gesto di apprezzamento. Ora, però, ho solo bisogno di un letto dove affondare.

L'uomo che mi ha portata fin lì mi consegna la mia unica valigia, quindi lo ringrazio ed entro nella struttura, dove vengo completamente sovrastata dal calore del riscaldamento. Dopo aver consegnato i documenti alla reception, vengo accompagnata nella mia camera, e senza neanche pensare di mettermi il pigiama, crollo. Domani sarà una lunga giornata, che sicuramente metterà in dubbio il mio pessimo senso d'orientamento.

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