29. COLPA

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Se pensava di star

facendo la cosa giusta,

la colpa non è tua,

per avergli dato ascolto.

«Ti piace la Norvegia?» Mi chiese quel bambino dai capelli ricci e più lunghi della norma.

«Tantissimo, ma è fredda.» Gli risposi, tremando.

«Io sono abituato al freddo. Riesco a stare anche senza maglia. Vuoi vedere?» Si alzò in piedi, mentre io ridevo per i suoi tentativi falliti di togliersi il cappottino e la felpa. Lo volevo fermare, dicendo che gli credevo, ma non ci riuscivo.

Lo fece mia madre, subito dopo, raggiungendomi con la rabbia nella voce: «Linda, cosa stai combinando? Quante volte ti ho detto di non parlare con gli sconosciuti? Pretendo di essere ascoltata, signorina.» Mi afferrò con forza il braccio, sollevandomi da terra. In tutto ciò, io continuavo a guardare quel bambino, mentre lui era spaventato per me. Con il braccio libero gli comunicai che ci saremmo visti il giorno dopo, salutandolo.

Osservo ogni singola impronta lasciata nella neve avanti a me, cercando di centrare i miei piedi all'interno, che sono molto più piccoli. Ogni passo è come un tassello conquistato con Koray, e il solo pensiero mi fa sorridere. Cammina a circa mezzo metro avanti a me, affiancato dal suo Husky Siberiano bianco. Mi fa strano pensare che davvero mi sta portando a cena. Non so se considerarlo un "primo appuntamento", ma conoscendo Koray, non lo è.

Lo considera solo come un'uscita tra amici.

Qualsiasi sia la sua opinione al riguardo, a me va bene. È già una grossa vittoria averlo al mio fianco, abbastanza spensierato.

Lo guardo, mentre lui sorride a Kurt. Cavolo, mi ha dato un bacio rubato. Non lo posso considerare un bacio vero, ma le nostre labbra si sono incontrate per un nanosecondo. È possibile che mi abbia stampato il suo sapore sulla superficie di esse? Mi sembra di sentirlo ogni volta che ci passo la lingua sopra.

«Kurt, che dici, scappiamo?» Lancia un'occhiata fugace a me, Ray, parlando con il suo cane.

Un ampio sorriso mi illumina il volto. Allora non sono l'unica strana a parlare con gli animali.

«Hey, io sono dietro di voi. Non vale.» Come se la mia frase non fosse abbastanza, inciampo sui miei passi, guadagnandomi una forte risata con l'eco che risuona, e Kurt che mi salta addosso per leccarmi ovunque. «Oddio...»

«È un mese che vivi con la neve, ed ancora non hai imparato a tenere l'equilibro.» Mi prende in giro Ray, mentre mi porge una mano per sollevarmi. Gliela afferro, cercando di non badare alla scarica elettrica che mi attraversa lungo il braccio,

«Non credo di riuscire a farcela entro l'estate.» Commento per me stessa, facendolo ridere.

«Non credo nemmeno io.»

«Quanta fiducia, wow.» Dico, ironica, ridendo.

«E va bene, ora ti do la mia fiducia.» In un primo momento non capisco cosa intende esattamente, o meglio che intenzioni abbia. Poco dopo, però, le sue braccia mi afferrano a mo' di sposa, e nonostante le mie risate e i tentativi di lasciarmi, cammina con me in braccio.

«Lasciami giù, Ray. È stupido.» Mi lamento, ridendo. È un po' un po' controsenso, ma è più forte di me. Rido perché è una cosa stupida, ma anche divertente e piacevole.

Mi guarda con un sopracciglio alzato. «Sei proprio sicura di voler scendere?»

Il mio volto si tinge di rosso, ed anche se potrebbe pensare che sia a causa del freddo, nascondo il mio volto nel suo petto. Il suo profumo diventa più forte di quello che mi si è già impresso dentro, e il mio cuore ricomincia a battere all'impazzata.

Luna nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora